sabato 11 aprile 2015

IL PIROSCAFO ZANARDELLI

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Il piroscafo "Zanardelli", commissionato nel 1900 alla ditta Escher Wyss di Zurigo viene varato a Peschiera il 25 settembre 1903, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Zanardelli, del quale il piroscafo porta il nome. E' da evidenziare che questo è un rarissimo caso, se non l'unico, nel quale una nave viene dedicata ad una personalità ancora in vita.

Questa imbarcazione diviene la nave ammiraglia della flotta: salone, propulsione a ruote, portata di 800 persone.

Con l' inizio della I guerra mondiale la navigazione sul lago di Garda diventa difficile in quanto le sue sponde costituiscono confine tra l'Italia e l'Austria: Riva e Torbole sono infatti porti austriaci.

La notte del 23 maggio viene dato l'ordine a tutti i piroscafi di rientrare a fari spenti a Peschiera per essere messi a disposizione dell'esercito italiano.

Il giorno successivo l'Italia entra in guerra e anche lo "Zanardelli" rende il suo servizio alla Patria: viene difatti armato, dipinto di grigio ed il suo personale, essenziale per la profonda conoscenza del lago, viene militarizzato.

La fine del conflitto vede il lago di Garda completamente italiano e gradualmente tutto torna alla normalità.

Nel 1918, con il termine del conflitto, essendo ormai scaduta la concessione dell’Impresa di Navigazione sul Lago di Garda, ormai non più in grado di esercitare il servizio di navigazione, quest’ultimo venne assunto dal governo italiano, che, per conto del Ministero della Guerra, lo affidò alle Ferrovie dello Stato. Lo Zanardelli e le altre navi, derequisite, iniziarono quindi a navigare per conto della nuova gestione, che nel 1923 passò all’Ispettorato Generale delle Ferrovie, Tranvie, Automobili del Ministero dei Lavori Pubblici.

La gestione governativa, tuttavia, essendo tesa a ridurre al minimo i costi eliminando tutti gli approdi non indispensabili e riducendo al minimo la manutenzione, ebbe un esito fallimentare, pertanto, nel 1923, in seguito ad un concorso, la concessione del servizio di navigazione, e di conseguenza la flotta, passò all’ingegner Ernesto Canobbio, che il 1º marzo 1924 fondò la Società Anonima per la Navigazione sul Lago di Garda. Lo Zanardelli (la cui portata fu ridotta a 600 passeggeri) e l’Italia, le due unità più recenti della flotta, furono gli unici due piroscafi a non essere demoliti o convertiti alla propulsione diesel nell’ambito del programma di rinnovo della flotta avviato da Canobbio negli anni Venti.

Secondo alcune fonti, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, lo Zanardelli fu requisito dal 1939 al 1941, riprendendo poi a svolgere servizio di linea. Nonostante la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, il servizio di navigazione sul lago di Garda proseguì regolarmente, così come proseguì anche dopo l’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca. Nel corso dell’inverno 1943-1944 e dell’estate 1944 i battelli del lago continuarono a navigare senza subire attacchi da parte dell’aviazione alleata, ma a partire dall’autunno 1944 i cacciabombardieri angloamericani, impegnati in “operazioni d’interdizione”, e quindi aventi come obiettivo ogni mezzo di trasporto potenzialmente utilizzabile dalle forze armate nemiche, iniziarono ad attaccare anche i battelli del Garda. La prima vittima di questo genere di attacchi sul Benaco fu lo Zanardelli.

Alle 11.45 del 6 novembre 1944 lo Zanardelli, al comando del capitano Bernardo Martinelli e con a bordo 9 uomini di equipaggio (più altri due membri del personale della Società non in servizio) e circa 200 passeggeri, si trovava in servizio sulla corsa n. 10 e, proveniente da Malcesine, era giunto nei pressi di Limone del Garda, avendo già dato il fischio d’arrivo, quando venne improvvisamente attaccato da due cacciabombardieri angloamericani. Gli aerei mitragliarono il battello, colpendolo sul lato di dritta, a centro nave e nella timoniera, dove, insieme al comandante Martinelli, si trovavano i marinai Francesco Bertera e Guerrino Ceccon. La prima raffica di mitragliatrice uccise sul colpo l’aiuto timoniere Bertera, decapitandolo, e ferì a morte il comandante Martinelli, mentre il marinaio Ceccon (che per la sua condotta fu poi promosso a pilota), rimasto illeso, prese il comando del piroscafo, che riuscì a portare in salvo verso il porto di Limone, facendolo incagliare con la prua nel fondale ed evitando così l’affondamento. Un altro membro dell’equipaggio, il contabile Alessandro Gelmetti, che stava lavorando nella propria cabina, fu ferito gravemente (e subì successivamente l’amputazione della gamba destra). Numerosi passeggeri rimasero uccisi o feriti nel mitragliamento, molti cercarono riparo in sala macchine o tuffandosi nel lago, e l’equipaggio ed il personale dell’Impresa prestò i primi soccorsi, calmando i passeggeri in preda al panico e soccorrendo i feriti. Gravemente danneggiato ed in fiamme, il piroscafo dapprima prese il largo, poi, spinto dalla corrente, s’insabbiò nella rada di Limone, con a bordo morti e feriti. La nave riportò danni estremamente gravi all’opera morta e fu colpita da numerosi proiettili in corrispondenza della linea di galleggiamento, nonché nel locale macchina (dove vennero colpite la copertura del cilindro ad alta pressione e la parte superiore del coperchio del cassetto a bassa pressione). Agenti dell’Auslade-Kommissar scortarono Leonardo Canobbio, direttore dell’esercizio, a Limone, doveCanobbio osservò il piroscafo in fiamme.

Nell’attacco rimasero uccise 12 persone, mentre altre 17 rimasero gravemente ferite e vennero ricoverate, insieme a numerosi feriti leggeri (in tutto i feriti furono circa 40), nell’ospedale di Riva. Alcuni dei feriti più gravi, tra cui il comandante Martinelli, morirono in ospedale, aggravando il bilancio (nel dopoguerra, in un proprio comunicato, la Navigazione Generale Laghi parlò di 31 vittime come bilancio complessivo dell’attacco).

Poco dopo l’attacco lo Zanardelli venne disincagliato dall'Italia, e, dopo sommarie riparazioni ai fori alla linea di galleggiamento, venne condotto con i propri mezzi, in serata, a Riva, da dove poi, il 10 novembre, fu trasferito nel cantiere di Peschiera per le riparazioni. A testimonianza del tragico evento rimangono i segni delle raffiche di mitragliera sul timone originale, oggi conservato nei cantieri navali di Peschiera.

Nel maggio 1945 lo Zanardelli fu il primo battello del Garda a riprendere il servizio, in regime di requisizione da parte delle forze statunitensi. In questo periodo la nave venne dipinta con scene di vita americana verniciate sulle sovrastrutture (a poppa, per esempio, fu rappresentata la raccolta del cotone). Dopo qualche tempo, la nave tornò al servizio civile per conto della S. A. per la Navigazione sul Lago di Garda, la cui concessione fu prorogata dal 1946 al 1948.

Alla società privata di navigazione, provata dalle gravi difficoltà economiche derivanti dalla guerra, nel 1948 subentra una gestione commissariale e nel 1957 la Gestione Governativa Navigazione Laghi.

Alle 13.20 del 24 settembre 1949 lo Zanardelli prese a rimorchio il relitto dell’Italia, appena riportato a galla dopo che, nel gennaio 1945, era stato affondato da un attacco aereo al largo di Sirmione. Lo Zanardelli rimorchiò l’Italia, pavesato a festa, a Peschiera, dove arrivò alle 16.

Il 9 luglio 1951 lo Zanardelli, insieme a tutti gli altri battelli, partecipò alla sfilata della nuova flotta gardesana. Il 6 novembre 1954 fu commemorato il decennale dell’attacco aereo del 1944.

Negli anni ’70 il piroscafo fu rimodernato con la sostituzione della timoniera e la costruzione, sul ponte superiore, di una veranda chiusa adibita a ristorante. Sulla nave fu istituito un servizio di ristorazione in grado di servire 150 persone a tavola.

Nel 1976 il nostro piroscafo è protagonista di un avventura fortunatamente a lieto fine: a causa di una fitta e improvvisa nebbia, il comandante dello Zanardelli perde la rotta ma riesce fortunosamente a dirigere la nave verso la riva evitando di pochissimo una grossa lastra di roccia . L' episodio viene riportato dai giornali come un miracolo della "Madonna del Frassino".

Il 14 ottobre 1976 lo Zanardelli, in navigazione da Gardone a Desenzano al comando del capitano Saverio Angelini e con a bordo 10 uomini di equipaggio e 342 passeggeri, tutti donatori di sangue dell’AVIS di Montichiari, andò fuori rotta a causa della nebbia (la nave era sprovvista di radar), evitò di stretta misura un piastrone roccioso semisommerso e s’incagliò con la prua rivolta verso la riva e la carena posata sugli scogli. L’impatto non fu violento, ed i passeggeri sulle prime non si resero conto dell’incaglio.

Nel 1982 lo Zanardelli venne sottoposto a lavori di rimotorizzazione, che videro la rimozione della macchina a vapore e la sua sostituzione con due motori diesel MTU SR 493TZ da 760 CV, trasformandolo così in una motonave a ruote. Un nuovo rimodernamento si è svolto nel 2002, con la sostituzione dei due motori con altrettanti MTU 183 TA 61 da 928 CV.

Attualmente, ad oltre 100 anni dal varo, lo Zanardelli continua a svolgere servizio sul Lago di Garda. Gli interni, ancora provvisti degli arredi originali, danno l'impressione a chi vi naviga sopra di essere tornato indietro nel tempo. Dall'estate 2010 lo Zanardelli svolge servizio di linea, nel periodo estivo, sulla tratta Malcesine - Limone - Riva Del Garda. Sul ponte inferiore si trova un salone ristorante con tavoli in stile primo '900, mentre il ponte superiore è dotato di una grande veranda-salone stile liberty, utilizzata anche durante le crociere come salone da ballo.

Con un equipaggio di sette uomini, la nave può trasportare complessivamente 500 passeggeri, 250 dei quali in posti a sedere (150 al coperto) e 250 in piedi.

Lo Zanardelli ha struttura di molti piroscafi salone a ruote di inizio '900. All’interno dello scafo, sottocoperta, si hanno, da prua verso poppa, le ex-camere utilizzate come magazzini (a prua), la sala macchine (a centro nave) e le cucine (a poppa). Al livello del ponte di coperta si trovano il salone ristorante-bar e varie salette, e, sul ponte scoperto di prua, panchine per i passeggeri che vogliono stare all'esterno. Su ponte superiore si trovano la timoniera, il fumaiolo, tre piccole lance di servizio (due sui tamburi delle ruote ed una terza all’estrema poppa) ed una veranda-ristorante in stile liberty.



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