L'Italia è una motonave a ruote del Lago di Garda, ex piroscafo, tuttora in servizio.
L'Italia venne ordinata nel 1908 dalla società milanese "Innocente Mangilli", operante sui laghi di Garda e Maggiore, assieme al gemello Lombardia (navigante sul Verbano), e compì il primo viaggio il 5 maggio 1909. La sua mole impressionò i doganieri austroungarici, che ne impedirono l'attracco a Riva. Fu l'ultimo ed il più maestoso della generazione dei piroscafi salone benacensi.
Nel 1909 la ditta Odero di Genova riceve la commissione per la costruzione di un piroscafo che dovrà essere il più grande di tutta la flotta benacense. Ha un nome importante e significativo: “Italia”. Si ricorda, infatti, che in quel periodo il confine con l’Austria attraversava il lago e due porti, Riva e Torbole, erano in territorio straniero anche se un accordo fra i due Stati stabiliva che l’esercizio della navigazione fosse svolto interamente dal nostro paese.
Il 5 maggio 1909, quando l’imponente piroscafo effettua un viaggio di prova sino a Riva, il capo della dogana austriaca ne impedisce l’avvicinamento al porto perché non è stato avvertito di quella corsa fuori orario; c’è, invece, chi preferisce raccontare che sia stato intimorito dal nome e dalla mole del piroscafo. L’ “Italia” torna indietro sino a Peschiera e qualche giorno dopo entra regolarmente in servizio.
Con l'ingresso nella I guerra mondiale, tutte le imbarcazioni vengono messe a disposizione dell’esercito, alcune sono poi riconsegnate alla Società di navigazione, ed altre, come appunto l’“Italia” e lo “Zanardelli”, armate e poste al comando di Ufficiali della Marina da Guerra.
Requisito dal Regio Esercito Italiano il 23 maggio 1915, nel 1916 venne impiegato per evacuare i profughi dalle zone di guerra. Riprese il servizio regolare nel dopoguerra, per conto della "Società Subalpina Imprese Ferroviarie", che aveva rimpiazzato la fallita impresa "Mangilli". Il 10 giugno 1923 si arenò nei pressi di Campione del Garda, dovendo essere evacuato per mezzo di imbarcazioni e riportando gravi danni.
Il 3 novembre 1918, quando il generale Armando Diaz giunge a Villa Giusti per firmare l’armistizio, quasi tutti i piroscafi navigano fino a Riva. Il lago di Garda è finalmente tutto italiano! Lentamente la vita ritorna ai normali ritmi.
Il 10 giugno 1940 inizia per l’Italia la II guerra mondiale ma per la navigazione dei piroscafi non vi sono particolari cambiamenti. E’ solo con l’instaurarsi della Repubblica di Salò che per il lago di Garda inizia uno dei periodi più bui della sua storia; i piroscafi divengono oggetto di violenti bombardamenti da parte delle truppe anglo americane fino a che, nel novembre 1944, si sospendono i servizi di trasporto lacuale.
L’ “Italia” viene requisito dal “Kriegs-Lazarett” tedesco di Gardone Riviera e trasformato in nave ospedale. Nel gennaio del 1945 mentre si trova attraccato al pontile di Sirmione, nonostante siano issate le prescritte bandiere bianche con croce rossa, un attacco aereo colpisce il piroscafo in tutte le sue parti e provoca un improvviso e violento incendio che distrugge rapidamente il ponte di comando e le sottostanti cabine; l’equipaggio, coadiuvato dai militari, riesce ad evitare che il fuoco si propaghi a tutta l’imbarcazione.
Il piroscafo viene allora portato al largo allo scopo di evitare ulteriori danni causati dai continui bombardamenti sul porto, ma nel pomeriggio subisce una nuova incursione aerea: le raffiche di mitragliatrice causano un nuovo incendio e danneggiano lo scafo fin sotto linea di galleggiamento provocandone l’affondamento. Resta visibile la sola ciminiera che emerge dall’acqua per i bassi fondali presenti in quella zona del lago.
Il 7 novembre 1944 partecipò al disincaglio ed al rimorchio del piroscafo Giuseppe Zanardelli, incendiato da un attacco aereo il giorno prima. Nel gennaio 1945 venne requisito dall'autorità militare tedesca, che ne fece un ospedale per i propri feriti. L'Italia venne ormeggiato a Sirmione, issate bandiere con la croce rossa e la stessa dipinta anche sul tetto della timoniera e sui fianchi del battello. Ciò non bastò a salvarlo, il 12 gennaio, quando alle 10.40 venne avvistato da quattro cacciabombardieri angloamericani: venne colpito da una cinquantina di colpi che causarono la morte del marinaio Guerrino Ceccon ed il ferimento di altri due uomini; l'intero ponte superiore venne distrutto dalle fiamme. Vennero sganciate sette-otto bombe che lo mancarono.
Il 18 gennaio venne nuovamente attaccato: furono tagliati gli ormeggi per evitare che venissero colpite le abitazioni sulla riva (alcune bombe erano infatti cadute sugli alberghi costieri) e, ripetutamente colpito, si incendiò e affondò vicino alla riva del lago.
Alla fine della guerra la flotta del Garda è ridotta a solo 4 unità in cattive condizioni e la Società di navigazione versa in gravi difficoltà economiche. Nel 1948 lo Stato decide allora di intervenire affidando l’esercizio della navigazione ad una temporanea Gestione Governativa.
Immediatamente iniziano i lavori di recupero di quei natanti affondati a causa dei bombardamenti e se ne verifica poi in cantiere il possibile ripristino. Nel maggio 1949 si compie l’ultima e più difficile impresa: riportare in superficie l’ammiraglia della flotta, l’ “Italia “, ormai sommersa da quasi cinque anni . Le operazioni di recupero sono condotte, nonostante la scarsità di mezzi e risorse , dalle maestranze della Gestione Governativa avvalendosi di personale del posto: l’“Italia” torna in superficie nel settembre di quell’anno, dopo ben 4 mesi di duro lavoro. Viene trainato in cantiere dal rimorchiatore Mincio.
Nel 1949, nell'ambito della ricostruzione della flotta, venne recuperato e, trainato in cantiere dal rimorchiatore Mincio, ricostruito com'era, con la sola differenza della verniciatura dei piani superiori (in origine marrone legno ed ora bianchi). Tornò in servizio nel 1951, per conto della Gestione Governativa.
Nel 1976 subì un drastico rimodernamento: venne rimossa la macchina a vapore, sostituita da un motore diesel, ed il ponte superiore chiuso; il fumaiolo venne abbassato di un livello, e la plancia sostituita con una più grande e collocata a prua, dando al battello un profilo piuttosto tozzo e pesante.
L'aspetto dell'Italia, nonché del gemello Lombardia, era particolarmente innovativo per i laghi italiani. Le caldaie erano decentrate verso poppa rispetto alle ruote, e quindi anche il fumaiolo. Per bilanciare il profilo che diveniva così piuttosto pesante, il fumaiolo, assieme alle maniche a vento ed alla timoniera (dotata di singolari 'alette di plancia', anch'esse una rarità sui laghi italiani) non era posto sul ponte di coperta, ma sopraelevato di un livello, sul tetto di piccola una saletta fumatori posta a centro nave. A prua e poppa si innalzavano due alberi, e sui tamburi delle ruote erano rizzate due piccole scialuppe.
Questa disposizione degli elementi costruttivi, unica in Italia ma molto comune in Svizzera, dava alle due navi un aspetto imponente e maestoso senza essere pesante o sgraziato. Le uniche differenze tra l'unità verbanica e quella benacense era costituita dalla maggiore altezza del fumaiolo di quest'ultima, e dall'assenza - sempre su di essa - di telai per i tendoni anche sul ponte di coperta prodiero. Ciò rendeva l'Italia più elegante del gemello.
La propulsione è a pale e viene assicurata da un moderno motore diesel, che ha sostituito l’originale macchina a vapore. La motonave è dotata di due grandi sale arredate in stile d’epoca e di zone scoperte a prora ed a poppa con oltre 100 posti a sedere, mentre le cucine assicurano pranzi per oltre 200 coperti. La nave è stata ripetutamente revisionata nel corso dei decenni con la massima cura, conservando il più possibile intatto l’aspetto, ed anche i materiali che concorrono a creare in crociera un’atmosfera di romantiche suggestioni.
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