venerdì 10 aprile 2015

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO A GARGNANO

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La Chiesa fu eretta nel 1289 dai frati francescani, arrivati a Gargnano per volere del Vescovo di Brescia. L'esterno conserva la sua impronta romanica, interpretata alla maniera francescana, cioè in stile semplice e povero. Sulla facciata, a forma di capanna, si nota una statua votiva (1301) raffigurante l'immagine di Sant'Antonio da Padova. L'interno della chiesa, che custodisce dipinti di Giovanni Andrea Bertanza e Andrea Celesti, era originariamente diviso in tre navate, in seguito demolite per essere ridotte ad una sola, probabilmente tra il sec. XVII e il sec. XVIII. Sul lato destro dell'edificio sorge il Chiostro dell'antico convento francescano. Costruito nella prima metà del sec. XIV, esso si presenta come un piccolo cortile a pianta quadrata, circondato da un portico ad archi inflessi di impostazione veneta, poggianti sui capitelli delle colonne cilindriche. Il Chiostro custodisce anche due antiche tracce di età romana, ritrovate a Gargnano: una lapide (rinvenuta nel 1837) è dedicata a Nettuno, mentre una piccola ara onora Revino, divinità locale. Ancora nel chiostro si può scorgere con sorpresa lo stemma marmoreo quattrocentesco del Comune di Gargnano, individuato dalle iniziali C.G.: Communitatis Gargnani. Il blasone rappresenta una lupa rampante che tiene fra le zampe un giglio , sormontato da una corona capovolta. Nel 1879 il convento diventa proprietà della Società Lago di Garda, che lo adatta a magazzino degli agrumi; solo nel 1912 il governo italiano riconosceva la chiesa monumento nazionale.

In una bolla del pontefice Nicolò IV del 1289 la si cita, in quanto il pontefice concede l'indulgenza di un anno e 40 giorni ai visitatori: "Ecclesiam S: Francisci F.F. minorum de Garignano".
A quella data dunque i lavori di costruzione del convento dovevano essere già terminati (in quanto F.F. sta secondo gli studiosi per Frati Francescani). Di conseguenza, la chiesa era già officiata. Fra Giuseppe Gelmina, ultimo guardiano del convento, nel 1769 (prima della soppressione) scrive in una relazione al Governo Veneto che nell'archivio del convento non è conservato nessun documento inerente alla costruzione.
Nel 1800, da una relazione del parroco di Gargnano, risultano essere presenti all'interno della chiesa otto altari. Attualmente se ne possono contare solo sei. Il più articolato e scultoreo risulta essere quello dedicato all'Immacolata. Decorato da marmi di vari colori, è chiuso in alto dalle figure del Padre Eterno e di Gesù Cristo che reggono il Mondo. Nella nicchia vi è una statua marmorea dell'Immacolata attribuita alla bottega del bergamasco Andrea Fantoni. Sulla parete di destra è posta una lapide (1954) in occasione del centenario della proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione.
Con atto 18 luglio 1879 del notaio C.A. Feltrinelli il convento passò di proprietà dal Comune e dalla congregazione di carità, alla Società Lago di Garda che lo adattò a magazzino degli agrumi. La chiesa e il chiostro assunsero con il passare degli anni un aspetto di abbandono e degrado, causa anche al continuo cedimento della sponda lato lago.
Nel 1894 vennero poste sul campanile tre nuove campane. Nel 1914, alcuni anni dopo che il Governo Italiano riconobbe al complesso il titolo di monumento nazionale, lo storico scrittore locale A. Cozzaglio definiva il tutto: "un fosco e lugubre avanzo monastico del medioevo".
L'interno della chiesa, originariamente era a tre navate, fu ridotto nei secoli XVII e XVIII ad una sola navata di stile corinzio-monastico. Sopra la porta maggiore tre grandi tele, rappresentano la Visita dei Pastori, la Fuga in Egitto e l'Adorazione dei Magi. Le tele sono di scuola lombarda fine XVI secolo.

La facciata della chiesa si presenta costituita da diversi materiali che permettono di leggere la stratificazione storica dell'edificio. Si può dividere in 3 parti: una fascia inferiore protetta di intonaco di malta, una fascia centrale in pietra locale squadrata a vista e una fascia superiore intonacata con malta cementizia terminante con la copertura. Al centro della facciata si nota il bello e antico portale in pietra bianca, con lavorazioni a profilo gotico e con capitelli a fascia obliqua ad arco.
Il pregio della facciata, oltre che per i suoi materiali, è dovuto anche a questa statua che raffigura Sant'Antonio da Padova, recante la data 1301, con la seguente iscrizione: "MCCCI SANCTUS ANTONIUS ILLUMINAVIT UNO OCULO FRATREM DELAYORUM DE LAUDE FACTOREM HUIUS OPERIS". Si tratta di una statua votiva in seguito alla miracolosa restituzione della vista ad un frate, Antonio Delay. Pur non rivelandosi il frate scultore un grande artista, la piccola statua ha un suo valore storico.
Oltre alla statua di Sant'Antonio, anche sul lato settentrionale, ai lati della porta secondaria dalla quale si accede all'interno della chiesa, si trovano due frammenti lapidei. Sul lato destro guardando la porta c'è un bassorilievo in marmo rosso di Verona, raffigurante la Madonna Incoronata in adorazione del Bambin Gesù, datato intorno alla metà del Quattrocento; di fattura molto semplice le due figure sono sproporzionate nelle forme.
L'altro bassorilievo, considerato più importante, è situato a sinistra della porta secondaria. In pietra bianca di forma poligonale a 5 lati, probabilmente costituiva il sopraporta di una cappelletta oggi demolita. In esso è raffigurato San Francesco in ginocchio nell'atto di ricevere le stigmate dal Serafino alato. Si nota anche la figura di Frate Elia che assiste alla scena. Sullo sfondo, una chiesetta (forse la Chiesuola della Verna) dove secondo la tradizione San Francesco ha ricevuto le stigmate. Gli studiosi d'arte locali, nel bassorilievo, hanno rilevato i caratteri dell'arte duecentesca facendolo risalire alla fine del XIII secolo o agli inizi XIV. Si tratterebbe di un'opera contemporanea al Sant'Antonio della facciata. Se fosse confermata questa datazione, il bassorilievo sarebbe di notevolissima importanza poiché si tratterebbe di un'opera precedente all'affresco giottesco della Basilica Superiore di Assisi. Altri studiosi collegano questa frammentaria scultura intorno alla seconda metà del Quattrocento.
A fianco della chiesa è collocato un sarcofago dalla struttura tradizionale e semplice; appoggia su 4 colonnine tozze sistemate sopra un'alta base quadrata. Semplicemente liscio, con coperchio a duplice spiovente con anelli in ferro e gli angoli adornati da rosette.
Non si conosce la data del sarcofago, ma come si rileva dal frammento di Arcosolio accanto, nel 1302 doveva già essere collocato all'ingresso del monastero. Venne probabilmente posto nell'attuale ubicazione nel 1854, quando per allargare e sistemare la strada fu distrutto buona parte del'Arcosolio, di cui ora rimane soltanto l'imposta di sinistra.

I sei altari che attualmente si trovano all'interno della chiesa sono tutti decorati con marmi e pregevoli mosaici. Troviamo quindi: l'Altare Maggiore, l'Altare dell'Immacolata, l'Altare di Sant'Antonio, l'Altare di San Giuseppe, l'Altare degli Angeli Custodi, e l'Altare di Santa Maria Maddalena.

L'Altare Maggiore fu dichiarato privilegiato nel 1758, è tutto di marmo intarsiato, sormontato dal tempietto sostenuto da piccole colonne con capitelli. Venne costruito il 4 giugno 1702 per munificenza di Stefano Cattaneo come risulta dall'iscrizione murata dietro di esso. L'Altare Maggiore precedente, nel 1580 fu fatto spostare in avanti da San Carlo Borromeo par lasciare spazio al coro e quello di Sant'Antonio fu addossato alla parete. Sempre durante la visita di San Carlo Borromeo si accenna a altri due altari ora non più esistenti: Altare di San Bernardino e Altare di San Ludovico.
Ancora un particolare dell'Altare dell'Immacolata. Posta in una nicchia sopra l'Altare omonimo la statua marmorea dell'immacolata si può attribuire alla scuola del Fantoni fine XVII secolo.
L'Altare degli Angeli Custodi presenta uno splendido l'intarsio dei marmi a mosaico. Sopra l'altare una pala del '600, sempre inerente all'Angelo Custode.
La pala sull'Altare di Sant'Antonio, con il santo che tiene Gesù Bambino ai piedi di Maria, è opera di Giovanni Grossi. Questo altare venne costruito per volontà della nobile Caterina Bernini come dimostrano le lapidi murate ai lati dell'altare entrambe del 1715.
Nella cappella a sinistra dell'Altare Maggiore si trova l'Altare di Santa Maria Maddalena, sopra vi è collocata la statua lignea della Santa. L'ancona della statua di Santa Maria Maddalena che riporta la data del 1601. Accanto un'altra lapide il cui contenuto dell'iscrizione è più o meno identico alle precedenti la data però è 5 anni prima e più precisamente 1710. Davanti ad alcuni altari si trovano delle sepolture di antiche famiglie del luogo.

Affiancato al lato sud della Chiesa di San Francesco, l'omonimo chiostro è da attribuire storicamente alla prima metà del XIV secolo. Si presenta come un piccolo cortile a pianta quadrata (19 metri di lato), circondato da un caratteristico portico ad archi con lobi e controcurve di chiara derivazione veneziana. E' l'esempio più antico nella provincia di Brescia.
Al centro del chiostro esisteva anticamente un pozzo che venne sostituito da un gelso e successivamente da un cipresso. Tutti i capitelli sono diversi fra loro, con decorazioni di agrumi, fiori e foglie delle più svariate forme, uccelli, pesci, teste di frati e teste di leoni. Prezioso il portale che risale alla fine del XV secolo e che mette il chiostro in comunicazione la sacrestia della Chiesa di San Francesco.

In pietra nera di Torbole, la fascia esterna è decorata con eleganti tralci di foglie e fiori intrecciati, sormontati sui due lati dalle figure dell' Angelo Nunziante e la Vergine Annunciata. Gli ultimi lavori di restauro del chiostro furono eseguiti nel 1922.
Le mura perimetrali del chiostro sono ricchi di lapidi antichissime; la più vecchia del 1302, a seguire 1427 e 1753. Anche sul pavimento dei porticati vi sono parecchie vecchie lapidi di famiglie del Comune di Gargnano, a testimonianza che molte di loro (soprattutto nobili) chiedevano di essere sepolte nel chiostro.
All'interno del chiostro ci sono inoltre due are di notevole importanza, in quanto uniche testimonianze dell'epoca romana a Gargnano.
La prima, di fattura elegante, è dedicata al dio protettore del luogo, Revino. Riporta la scritta: REVINO SACR PPI V.S.L.M.,interpretata dagli studiosi: Revino Sacrum PPI Votum Solvit Libens Merito. L'ara è stata datata I° secolo d.C. e sempre secondo gli studiosi l'incisione venne eseguita per lo scioglimento di un voto che un rivierasco sottoscrisse con le sole iniziali del suo nome: PPI.
La seconda ara, di fattura più rozza, è dedicata al dio Nettuno ed è stata datata III° secolo d.C.
Il destino di tutto questo è la demolizione per far posto a un condominio, nonostante il Ministero della Pubblica Istruzione (con la legge nr. 20 del giugno 1909 - art. 5.) abbia dichiarato il chiostro monumento nazionale, in data 10 febbraio 1912.

Di particolare interesse storico, è conservata presso l'Archivio di Stato di Venezia. Fu disegnata da Andrea Pollini il 7 dicembre 1769, riporta la pianta dei 3 piani e il prospetto del Convento.
Venezia a partire dal 1766 riduce gli ecclesiastici bloccando il numero delle vestizioni. Il 9 settembre 1768, un decreto del Governo Veneto stabilisce che gli ordini regolari siano sottoposti ad autorità vescovile e che le vestizioni siano consentite solo dopo il compimento dei 21 anni di età; dispone inoltre che vengano soppressi i conventi e gli ospizi con meno di 12 religiosi o non forniti di entrate sufficienti al proprio mantenimento. Nel bresciano furono soppressi i seguenti conventi appartenenti all'Ordine Francescano: San Pietro di Bienno, Santa Maria delle Grazie di Calcinato e San Francesco di Gargnano; in totale, ne furono soppressi una quindicina. Il convento era provvisto di una propria limonaia e venivano lavorate anche le olive.
La Palizzata della Vergogna chiamata così dai cittadini di Gargnano la palizzata di paglia pressata, lunga un sessantina di metri, che delimita tutta l'area dei lavori. Alcuni cittadini hanno cominciato a scrivere su semplici fogli di carta i loro pensieri. All'inizio dell'estate del 2010 la palizzata è stata ricoperta da pannelli fotografici che spiegano la storia di Gargnano con una rielaborazione al computer di come sarà il luogo a lavori ultimati.


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