lunedì 13 aprile 2015

IL MAL DI VIVERE

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Spesso il male di vivere ho incontrato

era il rivo strozzato che gorgoglia

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale


Durante il trascorrere della propria esistenza, ogni individuo, sperimenta prima o poi sentimenti di tristezza o difficoltà nell’affrontare i compiti quotidiani di vita. Non sempre, però, tali sentimenti sono indice di una depressione vera e propria . Questo perché la vita ci impegna in compiti complessi che fatichiamo ad accettare e dove spesso abbiamo risorse limitate o insufficienti da impiegare per superare il problema. Poniamo l’esempio di tanti lavoratori che con la crisi attuale hanno perso il proprio lavoro. E’ complicato doversi confrontare con una perdita tanto importante che porta con sé conseguenze negative su tanti piani esistenziali: economico, personale, relazionale. Ci sono persone che devono fare i conti con malattie importanti, la morte di una persona cara o l’infertilità o sterilità di coppia e altro ancora. Sono tutte circostanze comuni alla vita ma non per questo facili da vivere.
Di fronte ad eventi tanto significativi ci si può riscoprire fragili, bisognosi di aiuto, frustrati e tristi. L’insieme di questi vissuti può farci sentire il mal di vivere, soli e con un futuro incerto da fronteggiare. E inizia a nascere il dubbio, in noi o in chi ci sta vicino, di soffrire di una vera e propria depressione.
In alcuni casi è possibile che sia così mentre in altri potremo trovarci in una fase di rallentamento delle attività pratiche e psicologiche a causa di un problema imminente che al momento non sappiamo come gestire; rallentamento, funzionale ad una ripresa vitale successiva.
Il mal di vivere è un male nato con l'uomo.
La coscienza del “male di vivere” è presente nella poesia e nella narrativa del primo `900. Il periodo compreso tra l'ultimo decennio dell'800 e gli anni precedenti la prima guerra mondiale, è caratterizzato da una violenta reazione al Positivismo: questo aveva celebrato la fede nella scienza, nel progresso sociale, nella pacifica collaborazione fra i popoli, ma la realtà, fatta di guerre, imperialismi, lotte di classe, era ben diversa da quanto si era sperato. Tale situazione determina nuovi atteggiamenti spirituali: subentra la disillusione, l'angoscia, la sensazione del vuoto e del nulla; in arte si reagisce con la rottura dei moduli naturalistici. Distrutti i vecchi schemi della cultura positivistica, rinnegati i miti consolatori dell'800, immerso in un mondo sfiduciato nelle prospettive della scienza e della vita politica e sociale, posto di fronte all'ascesa vertiginosa della borghesia capitalistica che impone un modello di società tutto basato sulla logica del capitale e del profitto come unici valori, l'uomo di cultura del primo `900 vive una profonda crisi d'identità, avverte chiaramente la fine di un'epoca e l'avvento di una nuova e prende coscienza della perdita del suo tradizionale ruolo sociale che era quello del “praeceptor”, del “creatore di valori” e, in un certo senso, di “vate”. Egli generalmente, al contrario di quanto avveniva nel secolo precedente, proviene dai ceti medi borghesi, una classe sociale che vede compiere il suo declassamento schiacciata com'è tra la forza indiscussa della grande borghesia finanziario-industriale e le emergenti forze del proletariato. Emarginata da questi due colossali protagonisti, la piccola e media borghesia, e con essa l'intellettuale, si sente frustrata, indebolita, disorientata ed, incapace di farsi classe egemone come aspira, si vede ridotta a classe subalterna e strumentale. Nasce da ciò una situazione di disagio, di noia esistenziale, di malcontento, di provocazione. Lo scrittore avverte con angoscia che sta per compiersi la frattura definitiva, iniziata nell'Ottocento, tra io e mondo, tra artista e realtà e si sente “spersonalizzato”, “disumanizzato”, “disintelligenziato”.




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