mercoledì 1 aprile 2015

IL REPARTO MUTI

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La Legione autonoma mobile Ettore Muti fu un corpo militare della Repubblica Sociale Italiana con compiti di polizia politica e militare, composto principalmente da elementi del fascismo milanese, integrati da volontari della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che principalmente nella provincia di Milano e nel cuneese fra il 18 marzo 1944 ed il 27 aprile 1945, rendendosi protagonista di rastrellamenti e crimini che saranno oggetto di un processo nel 1947.

Il reparto fu intitolato a Ettore Muti, pluridecorato della prima guerra mondiale, della guerra civile spagnola e della seconda guerra mondiale, morto nel 1943.

L'11 settembre 1943, con la consegna da parte del generale Vittorio Ruggero, Milano venne occupata dalla Prima Divisione Granatieri Corazzati Leibstandarte "Adolf Hitler" della Waffen SS. Pochi giorni dopo, il 18 settembre 1943, fu costituita ufficialmente la "Squadra d'Azione Ettore Muti" inglobando altre quattro squadre formatesi precedentemente sotto il comando dell'ex squadrista Francesco Colombo. Le prime reclute furono arruolate tra fascisti di provata fede, a cui si aggiunse anche un variegato gruppo di detenuti per reati comuni provenienti dal riformatorio di Vittuone e dal Carcere di San Vittore.

Quando Aldo Resega lo incontrò per la prima volta dopo la costituzione della RSI gli contestò la presenza all'interno della propria squadra di alcuni elementi di dubbia moralità e gli chiese di operare una selezione, Colombo gli rispose:

« Quando Garibaldi partì da Quarto per andare a liberare l'Italia non chiese ai suoi garibaldini di presentare all'imbarco sul Rubattino il certificato penale...Eppure fece l'Italia! Io, che tu definisci un balordo, con i miei balordi, farò piazza pulita dai traditori, dai gerarchi vigliacchi, dall'antifascismo...Li hai visti i gerarconi di allora aderire al nuovo fascismo repubblicano? No!... quelli non ci sono più: hanno tradito! Ma ci siamo noi ora, stà tranquillo, Resega, che ce la faremo! Tutti i giorni ci ammazzano e tu vuoi che si faccia la fine del topo? Quali forze abbiamo che facciano rispettare le nostre vite, le nostre famiglie e le nostre case? Ora provvederà lo squadrismo milanese! »
(Francesco Colombo rispondendo alle obiezioni del federale Aldo Resega)
Questa presa di posizione determinò la nascita di due distinte correnti nella città di Milano: quella "moderata", che faceva capo allo stesso federale Aldo Resega e poi a Vincenzo Costa e sostanzialmente alla maggioranza degli iscritti al Partito Fascista Repubblicano, e quella estremista, capeggiata dal comandante della "Muti" Francesco Colombo.

Le squadre si dispiegarono inizialmente in difesa delle sedi di partito che poco alla volta venivano riaperte. La prima azione compiuta dagli uomini di Colombo fu l'arresto di alcune persone che avevano favorito l'evasione di un imprecisato numero di prigionieri di guerra inglesi, e alcuni giorni dopo l'arresto di un borsanerista. A quest'ultimo fu sequestrato circa un quintale di riso che fu poi distribuito alla popolazione. Le uccisioni di fascisti isolati, effettuati dai GAP, come quell'industriale Gerolamo Crivelli il 25 novembre e dello squadrista Primiero Lamperti il 9 dicembre, acuirono i contrasti.

L'11 dicembre 1943, il direttorio del Partito Fascista Repubblicano, presieduto dal federale di Milano Aldo Resega, decise di epurare gli elementi più riottosi (di cui si decise di stendere un elenco) e di inquadrare poi gli altri elementi nelle file della GNR.

Piero De Angeli, il pilota dell'ANR ucciso a Cusano Milanino il 16 dicembre
Il 16 dicembre, come testimoniato dal vice federale Vincenzo Costa, si approvò nel corso di una riunione del PFR lo scioglimento della Squadra d'Azione:

« Resega aveva presentato un elenco di elementi dal passato turbolento, già espulsi dal vecchio partito e tra quelli da eliminare dalla vita politica del nuovo partito erano nomi noti, tra i quali Alemagna, vice comandante della squadra Muti, e l'avvocato Mistretta. Anche il capo della squadra politica aveva redatto un simile elenco che in qualche caso coincideva con quello di Resega. Lo scioglimento delle squadre d'azione avrebbe provocato certamente la ribellione di alcuni loro componenti, che avrebbero visto nei provvedimenti un cedimento che lasciava campo libero agli antifascisti; il questore Coglitore assicurò al ministro degli Interni che l'arresto dei designati all'epurazione sarebbe avvenuto da mezzanotte all'alba del 19 dicembre con un'operazione simultanea. »
(Vincenzo Costa nel suo diario in data 16 dicembre 1943)
Le uccisioni commesse dai GAP, di Piero de Angeli la sera stessa e la mattina dopo dello stesso federale Aldo Resega, fecero tuttavia prevalere momentaneamente la fazione estremista di Colombo e della sua Squadra che portò a capo della federazione milanese Dante Boattini. Il questore Domenico Coglitore, che si era dimesso in seguito all'omicidio di Aldo Resega, fu sostituito con il colonnello Camillo Santamaria Nicolini. Il nuovo federale Boattini decise di non procedere più allo scioglimento della "Muti".

Il 18 gennaio 1944, su ordine di Mussolini, furono arrestati il vicecomandante della "Muti" Arrigo Alemagna e l'avvocato Mistretta. Ad Alemagna subentrò Ampelio Spadoni.

Nel periodo seguente la Squadra Muti assunse la denominazione di "Battaglione Ausiliario della GNR" anche se in realtà continuò a rimanere autonoma rispetto alla Guardia Nazionale Repubblicana.

La Muti fu impiegata nel corso degli scioperi iniziati il 1º marzo 1944 per ripristinare i servizi essenziali, in particolare conducendo i tram cittadini al posto dei tranvieri.

La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti nacque ufficialmente il 18 marzo 1944:

« E' costituita con sede a Milano, la Legione Autonoma Mobile "Ettore Muti", che riassume nei suoi battaglioni permanenti e di riserva, i componenti delle ex squadre d'azione. La legione conserva e potenzia nelle sue formazioni lo spirito volontaristico e il mistico sentimento del sacrificio dello squadrismo, consacrato nelle lotte contro le forze del disordine e su tutti i fronti di guerra. »
(Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo 1944)
Fu posta alla dipendenza del Ministero degli Interni e, essendo un reparto militare, ebbe la qualifica di "Forza armata di Polizia". Francesco Colombo ne divenne comandante e fu nominato questore dal Ministro degli Interni, grado corrispondente nell'esercito al grado di colonnello, mentre nell'esercito, fino ad allora, aveva raggiunto solo il grado di caporale.Al momento della costituzione ufficiale della Legione circa quindici squadristi furono espulsi per indegnità o allontanati.

La RSI riservava ai militi della Muti un trattamento di favore pagandoli quasi sei volte un soldato dell'esercito regolare. Anche il comandante della Legione percepiva un soldo di 13.125 lire mentre un colonnello dell'esercito solo 7.650 lire. Il trattamento economico non era l'unica ragione del successo nell'arruolamento della Legione, ma anche la totale autonomia ed indipendenza della Legione che attirava chi cercava una strada per un risorgimento morale.

La Legione era autonoma dalla Questura di Milano e dalla Polizia della RSI, ma la sua autonomia cessava al momento in cui riceveva una richiesta di truppe dallo stato maggiore del generale Wilhelm Tensfeld (SS-Brigadeführer und Generalmajor der Polizei), responsabile della lotta antipartigiana nel settore nord-ovest. A seguito di una circolare del comando generale della Guardia Nazionale Reppublicana, i comandi locali erano a disposizione dei tedeschi per le operazioni di polizia militare. Un esempio fu la partecipazione di militi della legione al plotone di esecuzione della Strage di Piazzale Loreto.

Costituzione ed inquadramento della Legione Autonoma "Ettore Muti"
1) In considerazione delle necessità di carattere politico e sociale, per lo stato di emergenza derivante dalla situazione generale politica del momento, è costituita una legione su 3 Btg. (2 interni 1 esterno) autonoma di squadristi che prenderà il nome: "E. Muti", alle dirette ed esclusive dipendenze del Capo della provincia.
2) Possono far parte della Legione tutti gli squadristi di provata fede politica, di specchiata condotta morale, nonché di riconosciuta idoneità fisica.
3) Le domande di iscrizione per far parte della Legione saranno sottoposte al vaglio insindacabile del Comando della Stessa.
4) I componenti della Legione saranno soggetti ad una rigorosa disciplina, (norme, regolamenti, e codice vigenti della G.N.R.)
5) Dei tre Btg. di cui al comma primo, uno sarà mantenuto permanentemente mobilitato ed i suoi componenti avranno quindi l'obbligo della permanenza in caserma, onde permettere al Capo della provincia di disporne l'impiego in ogni momento.
6) I legionari saranno sottoposti ad uno speciale corso di istruzione, teorico-pratico, e di natura giuridica. Tutti i legionari poi, avranno una istruzione tecnica sul funzionamento e l'impiego delle armi speciali in dotazione alla Legione.
7) L'impiego della Legione, su ordine del capo della provincia sarà fatto sulle seguenti necessità:
 A) Contro le eventuali azioni di elementi partigiani.
 B) Contro tutti gli scioperi a carattere politico.
 C) Contro ogni tentativo di sommossa in conseguenza di incursioni aeree nemiche.
 D) Di scorta armata in particolari contingenze, e per determinate necessità.
 E) In qualunque altra contingenza che fosse ritenuta necessaria dal Capo della provincia.
I comandanti più importanti furono:

Francesco Colombo, detto Franco: Comandante. Ex squadrista, fondatore nel 1943 della squadra d'azione Ettore Muti da cui, fusa con altre squadre d'azione, si sviluppò l'intera Legione "Muti".
Ampelio Spadoni: vicecomandante. Nato nel 1906, volontario in Etiopia nel 1936 con una Divisione di Camicie Nere, imprenditore ad Asmara e di nuovo combattente nella guerra di Grecia tra il 1941 ed il 1942. Fu promosso tenente colonnello da Colombo in quanto considerato la "vera anima militare del gruppo". Si occupò in particolare di coordinare tutti i reparti dislocati in Piemonte.
Luciano Folli: vicecomandante.
Gastone Gorrieri: responsabile ufficio stampa. Giornalista, nato in provincia di Grosseto nel 1894, curò la pubblicazione "Siam fatti così!".
Legione Autonoma Mobile Ettore Muti fu suddivisa in due battaglioni permanenti intitolati a due dei caduti del dicembre precedente uccisi per strada dai gappisti, il pilota Piero de Angeli e l'ex federale Aldo Resega. I volontari della Muti assunsero l'appellativo di "Arditi della Muti":

il 1º Battaglione “Aldo Resega” di città, di stanza in Milano e operante in tutta la provincia, composto da 1.500 arditi.
il 2º Battaglione “De Angeli” di campagna, dislocato in Piemonte e nel piacentino, composto da circa 800 arditi.
la Compagnia speciale "Baragiotta"
A questi si affiancarono altri sette battaglioni "ausiliari" di limitata entità.

Nel maggio 1944, il ministro degli interni Guido Buffarini Guidi promosse un'inchiesta contro la Muti, che portò ad una riorganizzazione dell'unità che, di fatto, passò brevemente sotto il controllo della polizia tedesca. Nel luglio assunse la nuova denominazione di "Legione Autonoma di Polizia Ettore Muti" e fu posta sotto il comando del capo della provincia Piero Parini. I battaglioni "ausiliari" furono sciolti e ricostituiti in compagnie di circa cento uomini ciascuna. Fu costituito inoltre il Battaglione di riserva "Luigi Russo".

A Milano la Muti era acquartierata in cinque caserme, la caserma del comando era in Via Rovello, nei locali del dopolavoro del comune di Milano (oggi Piccolo Teatro). In quella struttura vennero organizzati tutti i servizi (fureria, armeria, autorimessa, ecc). Presso la caserma della Legione di via Rovello, dove gli oppositori del regime venivano torturati, fu creato un magazzino per la distribuzione di alimenti e vestiario da cui potevano attingere le famiglie più povere. In provincia le caserme di rilievo furono quelle di Monza, Melzo e Cornaredo. Il compito principale della Legione Muti a Milano era quello di garantire alcuni servizi essenziali e preservare l'ordine pubblico (a questo fine furono attuate spesso operazioni di polizia).

Il 10 agosto 1944 in seguito ad un attentato avvenuto in viale Abruzzi, che alcuni storici ascrivono al GAP di Greco, e durante il quale vennero uccisi sei civili italiani e feriti altri undici. La Muti insieme a militi della Guardia Nazionale Repubblicana compose il plotone d'esecuzione con l'ordine di fucilare per rappresaglia, in piazzale Loreto, un gruppo di 15 detenuti politici milanesi. Piero Parini aveva inutilmente cercato di limitarne l'attività, rassegnò polemicamente le dimissioni quando non riuscì ad impedire la rappresaglia di piazzale Loreto.

Il 27 agosto fu fucilato il partigiano Giuseppe Pozzi sorpreso con indosso una divisa della Legione "Muti".

Nell'autunno del 1944 la situazione a Milano diventò ancora più incandescente con l'arrivo a Milano del "Reparto Speciale di Polizia Repubblicana", la cosiddetta Banda Koch, in precedenza dislocata a Roma. Il ministro Buffarini Guidi intervenne nel tentativo di allontanare da Milano questi ultimi, ma il tentativo fallì a causa del rifiuto di Pietro Koch di abbandonare Milano.

Il 25 settembre 1944 una compagnia della Legione Muti al comando del maggiore Luciano Folli, su ordine del questore di Milano, e per intervento diretto di Mussolini, procedette all'arresto dei componenti del reparto comandato da Koch, traducendoli al Carcere di San Vittore. Pietro Koch, quel giorno non al reparto, sfuggi momentaneamente all'arresto.

Il 15 ottobre 1944 gli arditi della "Muti" parteciparono ai soccorsi in seguito al bombardamento del quartiere milanese di Gorla che causò una strage in una scuola.


Milano, 17 dicembre 1944, Mussolini davanti alla caserma della Legione Muti
Il 17 dicembre 1944 Mussolini, in visita a Milano, si recò al comando della Legione "Muti" in via Rovello dove rese omaggio alla lapide con tutti i nomi dei caduti della Legione. Poi, da un balcone della stessa, tenne un breve discorso ai legionari e alla popolazione accorsa:

« Ognumo di voi deve sentirsi un soldato e fare sua questa consegna: tutto e tutti per l'Italia. »
(Benito Mussolini dal discorso del 17 dicembre 1944 presso la caserma della Legione Muti di via Rovello)
Il 4 febbraio 1945 un attentato nella mensa del "Leon d'oro" provocò la morte di alcuni militi tedeschi e fascisti di cui due arditi della "Muti". Nello scoppio trovarono la morte anche i cinque partigiani che, con imperizia, avevano innescato la bomba.

Il 15 marzo 1945 la Legione "Ettore Muti" fu decorata con la Croce di guerra al valor militare.

Il 25 aprile 1945 parte dei legionari della "Muti" scortarono Mussolini fino a Como. Colombo, dopo aver inutilmente atteso i reparti provenienti dal Piemonte, partì per Como il 26 aprile con i circa 200 legionari rimasti ancora a Milano ricongiungendosi con la colonna. Avendo perso Mussolini, nel frattempo ripartito per Menaggio, la colonna fascista stipulò un accordo con il CLN per avere libero transito, ma il mattino del 27 aprile, contravvenendo agli accordi, i partigiani bloccarono la strada presso Cernobbio intimando la resa. I reparti fascisti si arresero e si sciolsero. Anche Colombo si risolse a sciogliere i reparti della "Muti":

« Ragazzi, è finita. Abbiamo tenuto duro fino in fondo. Ci siamo battuti, duramente, perché nessuno pensasse che la nostra sconfitta fosse dovuta a viltà; perché l'onore è necessario ad un popolo per sopravvivere; perché l'Italia riprendesse quel posto segnato da millenni di storia. Ma ora ho il dovere di impedire inutili spargimenti di sangue. Mi hanno assicurato che quelli che non si sono macchiati di gravi reati saranno lasciati liber. Questo è il momento più brutto della nostra vita, ma dobbiamo sopravvivere. Per il domani, una volta raggiunta la pace, vi sono speranze. Forse molte più di quanto non immaginiamo. È necessario riaffermare il valore sacro dei nostri principi, i principi del Fascismo. Dovremo denunciare i futuri falsificatori della Storia, indicandoli come dei servili mercanti. La storia della nostra Legione è stata breve ma intensa. Non disperdiamone il seme. »
(Francesco Colombo scioglie i reparti della "Muti" giunti fino a Como)

Il Battaglione di riserva "Luigi Russo" fu costituito il 1º luglio 1944 e, intitolato all'ardito Luigi Russo, fu posto al comando del capitano Carlo Bonomi. In luglio, a seguito allo scioglimento di tutti i battaglioni "ausiliari" in esso confluirono tutti gli arditi che non intendevano smobilitare in attesa di essere destinati ad una compagnia operativa. Si occupò dell'ordine pubblico a Milano creando presidi stradali.

La Compagnia presidiaria "Roberto Muzzana" fu costituita 1º luglio 1944 e posta al comando del capitano Pasquale Cardella. Si occupò prevalentemente dell'ordine pubblico a Milano e della scorta ai mezzi di trasporto con i generi alimentari.

Il 15 novembre 1944 aliquote della Compagnia, insieme a elementi della Baragiotta, presero parte all'operazione di rastrellamento, "Koblenz", che terminò a metà dicembre e interessò la provincia di Vercelli e di Asti. Gli uomini della Legione vennero inquadrati nel I Bataillon/SS-Polizei-Regiment 15, sotto diretto comando tedesco.

Il 10 ottobre 1944 furono inoltre costituiti i reparti "Ricostruzione e Rinascita" abbreviato in "R.R.", al comando del tenente Franco Cacciamalli, impiegati essenzialmente nello sgombero macerie delle costruzioni distrutte dai bombardamenti. Il personale impiegato era costituito da persone che per un motivo o per l'altro erano invise al Regime come "renitenti, condannati per reati annonari, disoccupati non in regola con i documenti di lavoro, sfaccendati, persone dedite alla borsa nera". L'assegnazione ai Reparti "Ricostruzione e Rinascita" permise a molte persone, tra cui alcuni ebrei, di evitare l'arresto e il rischio di essere deportate in Germania.

L'iniziativa di creare i nuovi reparti ottenne l'avallo dell'arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster che vi distaccò due suoi emissari Monsignor Corbella e Monsignor Bicchierai che entrarono a far parte del direttorio.

Il 2 luglio 1944, venne istituita una nuova compagnia di supporto: quella motorizzata, che doveva coordinare i mezzi utilizzati, data in comando al tenente Bonacina. Il 29 luglio veniva creato un plotone di mezzi pesanti agli ordini del capitano Bonomi.

L'8 agosto nasceva ufficialmente la Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del Buffa", che incorporava tutte le precedenti ed aveva il compito di fungere da unità di supporto d'attacco. Infatti non operò mai autonomamente.

Il 14 agosto una parte della nuova compagnia venne inviata a Varzi dove dovevano contrastare i partigiani del luogo insieme alla Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines". Nel febbraio 1945 furono aggiunte altre 3 nuove compagnie a quelle esistenti: mortai, mitragliere e pezzi d'artiglieria di vario calibro.

Il 3 febbraio 1944 il questore di polizia Santamaria Nicolini fu oggetto di un attentato che lo lasciò miracolosamente illeso, fu invece ucciso l'agente di custodia Spalvieri. La polizia fallì nella ricerca degli attentatori che furono invece tutti catturati dagli uomini di Colombo, unitamente al reparto di polizia della GNR, ricorrendo a metodi molto efficaci, anche se non proprio ortodossi come evidenziato dallo stesso questore Santamaria Nicolini.

« Come si è verificato per l'assassinio del compianto Resega, gli autori - ogni volta confessi - furono dallo stesso ufficio diretto dal capitano Bossi e dall'ufficio politico del Battaglione <<Muti>>, nove o dieci volte arrestati in persone diverse, così si è verificato per l'attentato al questore. Quei metodi ai quali la Questura Repubblicana di Milano non ha voluto né saputo ricorrere, considerandoli arrugginiti arnesi di bassa polizia, sono stati troppo celermente appresi dalle altre fiorenti e improvvisate polizie che li applicano troppo spesso, animate, voglio sperare, soltanto dallo zelo dei neofiti. »
(Santamaria Nicolini il 18 maggio 1944 nella deposizione circa l'attentato da lui subito)
Le azioni arbitrarie di elementi della "Muti" che si arrogarono illegittimamente compiti di polizia crearono problemi a Colombo, il quale sull'atteggiamento di parte dei legionari aveva spesso lasciato correre. Però in seguito alle denunce delle forze dell'ordine contro la "polizia politica" della "Muti" e lo stesso Colombo che, in base ai suoi precedenti penali, veniva definito come:

« ...fallito, bancarottiere, mandante in omicidio, espulso dall’aprile 1927 al settembre 1943 dal Partito, e ritenuto in tutti gli ambienti di Milano per individuo bieco e ridicolo, la cui personalità oscilla tra quella del "miles gloriosus" prepotente e fanfarone e l’altra di uomo capace di assoldare sicari per sopprimere chiunque lo ostacoli nel compimento dei suoi loschi ed inconfessabili fini »
(Secondo un rapporto della Questura milanese del 10 aprile 1944)
Il ministro degli Interni Buffarini Guidi il 18 maggio 1944 inviò il prefetto Gino Gallarini a svolgere una inchiesta sull'operato della formazione. L'inchiesta portò ad una momentanea destituzione del comandante Colombo, sostituito da Ampelio Spadoni. Colombo fu comunque reintegrato al suo posto già il 4 giugno. Gallarini espresse apprezzamento per i reparti operativi dislocati in Piemonte:

« A nome superiori gerarchie, formulo encomio al Comandante ed agli arditi dei Battaglioni in zona di impiego per l'erdimento e la tenacia dimostrata nelle azioni contro le bande partigiane. Ai nostri Eroi Caduti, il commosso saluto dei camerati tutti, che li onoreranno combattendo e li sapranno vendicare! »
(Il prefetto Gino Gallarini)
ma fu molto critico con le Squadre locate a Milano che operavano spesso in maniera arbitraria e illegale:

« I fatti che hanno provocato simile situazione vengono dal pubblico chiaramente indicati con parole "i fascisti sono tutti ladri", con ciò riferendosi a svariate cattive azioni (rapine, soprusi, vendette personali, affari loschi) commesse da elementi infiltratisi nel Partito, e specialmente in varie squadre d'azione che funzionavano come polizia federale. Negli ultimi tempi la Legione a corto di uomini...ha immesso nelle sue fila anche partigiani e sbandati catturati, disertori, renitenti alla leva ed elementi già arrestati per motivi politici o altro e poi misteriosamente liberati. »
(Il prefetto Gino Gallarini)
La sezione fu riorganizzata e, di fatto, passò brevemente sotto il controllo della polizia tedesca fino a luglio. Poi assunta la nuova denominazione di "Legione Autonoma di Polizia Ettore Muti" fu posta sotto il comando del capo della provincia Piero Parini. Buffarini Guidi ne approfittò per inserire uomini di sua fiducia in ruoli importanti della Legione come Ferdinando Pepe che fu posto alla guida dell'ufficio giudiziario della "Muti".

Fu creata una struttura di polizia politica denominata "Divisione di Polizia", con circa trenta uomini, composta da due uffici. Uno di polizia politica dotato anche di una squadra mobile e l'altro di polizia giudiziaria.

Alla guida dell'ufficio politico, locato nella caserma di via Rovello, fu nominato il maggiore Alceste Porcelli. L'ufficio politico condusse una dura lotta contro la criminalità comune e contro il fenomeno partigiano nella città di Milano non disdegnando di estorcere le informazioni con la violenza e la tortura, o ricorrendo ampiamente alla delazione. In alcuni casi, quando non si riusciva ad ottenere le informazioni, si ricorse anche alla falsa fucilazione.

Si occupavano invece di effettuare i fermi i membri della squadra mobile guidati dal capitano Arnaldo Asti.

L'8 dicembre 1944 fu arrestato Giorgio Peyronel, importante leader del CVL. Le informazione date dall'ex capo del GAP Giuseppe Piantoni, catturato il 30 novembre, portarono all' uccisione, il 9 dicembre 1944, di Sergio Kasman, Capo di Stato Maggiore del Comando Piazza di Milano delle Squadre di Azione Patriottica nelle file di Giustizia e Libertà. Kasman, intercettato nel Duomo di Milano ove aveva un appuntamento con l'ex gappista si diede alla fuga ma fu raggiunto da un colpo di pistola. Piantoni oltre a rivelare numerose informazioni diede appuntamenti agli ex compagni di lotta in luoghi già concordati con l'ufficio politico della "Muti" provocando numerose catture.

Il 24 gennaio, in seguito ad una soffiata, la squadra mobile catturò i partigiani Dante Tarantino, Umberto Giaume, Maria Cantù, Arnaldo De Wolf e Angelo Finzi. Quattro furono sommariamente fucilati nei giorni seguenti e i corpi abbandonati nella periferia milanese. Arnaldo De Wolf, ancora minorenne, fu graziato e in seguito si mise al servizio dell'Ufficio politico provocando la cattura di altri partigiani. Nella abitazione di Maria Cantù furono sequestrati circa due milioni di lire più 800.000 lire trovati addosso a Vito Finzi. Non fu mai chiarita la posizione di De Wolf, se fosse una spia o se avesse semplicemente accettato di collaborare.

Il 20 febbraio 1945 fu ucciso Giuseppe Romanò che, arruolatosi nella Legione aveva svolto opera di spionaggio per le Brigate Matteotti, aveva poi disertato. Il 24 febbraio furono catturati due ex arditi che, dopo aver disertato, rapinavano i negozianti di viale Abruzzi indossando la divisa della "Muti".

Il 2 marzo 1945 fu arrestato Giuseppe Canevari mentre affiggeva volantini antifascisti. Per ottenere informazioni l'arrestato fu soggetto a violenze fisiche tanto che morì durante la notte per le lesioni interne riportate. Il 2 aprile furono arrestati tre gappisti in compagnia di tre ragazze all'interno dell'albergo Broletto. Due gappisti riuscirono comunque a liberarsi e a scappare, quello rimasto fu immediatamente passato per le armi.

Nell'autunno fu aperta anche una "sezione staccata" presso la caserma Salines guidata dal maggiore Celestino Cairella noto anche come Conte di Toledo.

Questo ufficio fu diretto da funzionario di Pubblica Sicurezza Ferdinando Pepe inviato direttamente dalla Questura di Milano. Ha come compito principale di mantenere i contatti con la Questura di Milano e di ufficializzare gli arresti.

Secondo le più recenti ricerche il numero documentato dei caduti fra gli arditi della Legione è di 314. Di questi solo 161 al 26 aprile incluso, data in cui tutti i reparti si arresero e consegnarono le armi. I restanti furono sommariamente fucilati e spesso anche assassinati nelle convulse giornate che seguirono la caduta della Repubblica Sociale Italiana. Tra il 1946 e il 1949 furono assassinati dalla Volante Rossa quattro arditi (Bruno Sestini, Giuseppe Celpa, Igino Mortari e Felice Ghisalberti). Felice Ghisalberti, assassinato il 27 gennaio 1949 fu l'ultimo caduto della Legione.

Nel 1947 si svolse un processo che vide imputati quattordici reduci della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti. Quasi tutti appartenevano all'ufficio politico e alla squadra mobile oltre al vice-comandante Ampelio Spadoni. Poiché la Muti non era un corpo militare regolare, le azioni di polizia furono considerate come reati comuni. Le carcerazioni di partigiani furono considerate sequestri, le fucilazioni furono considerate come omicidi e i sequestri di beni come furti.

« Quando ieri mattina gli aguzzini della Muti sono entrati nella gabbia degli imputati, un grido si è levato dalla folla in attesa da alcune ore:"Assassini! A morte!". Ma gli assassini hanno rivolto uno sguardo sprezzante verso il pubblico, hanno alzato le spalle, qualcuno ha sorriso. »
(Articolo sull'Unità (organo ufficiale di stampa del Partito Comunista Italiano) il 25 marzo 1947)
Alceste Porcelli fu condannato a 30 anni di reclusione di cui 10 immediatamente condonati, mentre il vicecomandante Ampelio Spadoni a 24 anni di cui 8 immediatamente condonati. Entrambi ottennero infatti le attenuanti. Arnaldo Asti e altri due membri della squadra mobile furono condannati a morte, le condanna furono poi tramutate in ergastoli. Nel giro di pochi anni tutti gli imputati furono scarcerati.

Le mostrine erano nere, pentagonali, decorate con un piccolo fascio littorio rosso in alto e con un teschio in basso sovrapposto a due tibie incrociate con il pugnale fra i denti. Sul braccio destro della divisa era presente lo scudetto, simbolo della Legione, composto da un fascio repubblicano sovrapposto a due pugnali incrociati, sotto al quale era riportata la scritta "Legione Autonoma E. Muti", tutto in campo azzurro. Lo stemma era di metallo verniciato per gli ufficiali, mentre era di panno colorato per i militi.

La divisa della legione era il completo da paracadutista, con il basco, giacca con quattro tasche senza colletto con calzoni lunghi fermati alla caviglia, scarponi bassi. Sul basco, i graduati e gli arditi portavano un grosso teschio a tibie incrociate. Il comandante Colombo preferiva la divisa nera, simile a quella delle SS.


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