sabato 27 giugno 2015

ARCISATE

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Arcisate è un comune italiano della provincia di Varese.

Numerose sono state le controversie che riguardano l'interpretazione del toponimo Arcisate. Una tra le più fantasiose lo vedrebbe come derivato direttamente dal celtico, Arc (monte Arc) is (sotto) ate (località), ovvero località sotto il Monte Arco, che sarebbe il Monte Monarco, alle spalle del paese. Il nobile Bonaventura Castiglioni lo avrebbe visto come un derivato di Arx Isarcorum, fortezza degli Isarci; ma ben presto si capisce che la versione del Castiglioni non è attendibile, perché gli Isarci hanno popolato ben altro territorio, e Colle Isarco, in provincia di Bolzano ne è la testimonianza. Altri, tra cui l'oblato Nicolò Sormani, l'hanno interpretato come Arx Isaurorum, fortezza degli Isauri. Il territorio è stato ben romanizzato e il ritrovamento di numerose are romane ha fatto sì che il nome fosse interpretato anche come Ara Cæsaris, con il quale concorda anche il Sormani. La strada era ormai aperta. Nel corso del Quattrocento, il nobile Bonaventura Castiglioni ritrovò, nell'area dedicata un tempo alle feste mercuriali (ora sede della via Mercurio), un'ara dedicata proprio al dio romano dei commerci. Arcesius (greco Ἀρκείσιος) era uno degli appellativi del dio Mercurio; unito al suffisso di origine celtica -ate (responsabile di tanti toponimi dell'Italia settentrionale), poteva dare Arcisiate (a volte anche Arcidiate), che era una delle grafie con cui si indicava questa località nei secoli passati. La grafia, nel corso del Medioevo, rimase oscillante. Si trattava del tentativo di rendere in latino una voce dialettale, per cui si trova: Arzizate, Arcizate, Arzisate, Arsizate. Una curiosità. Fin dai tempi antichi, l'economia di Arcisate era retta dalle fornaci per la produzione di calce e questo ha dato adito a un'altra interpretazione, troppo tarda per essere credibile, che è Arx Gypsaria, o fortezza del gesso.

Durante la preistoria, Arcisate seguì le stesse vicende che riguardarono la Valceresio. La valle, in antichità, era un importante via di transito, poiché rappresentava un accesso pressoché diretto alle Alpi e al passo del San Gottardo. Per questo motivo, la romanizzazione fu intensa e avvenne intorno al III-II secolo a.C. Arcisate rappresentava allora un centro minore del municipium di Milano. Ancora una volta, il fatto di trovarsi su un'arteria di comunicazione così importante, le è valso una cristianizzazione precoce e ben radicata. Si può attestare in tutta sicurezza che già nel V secolo vi era una prima comunità cristiana. Lo attestano due lapidi, ritrovate nel 1745 dal prevosto Pietro Antonio Alemagna durante i lavori di restauro dell'altare maggiore della basilica di San Vittore.

Nel 1927 divenne parte delle neo istituita Provincia di Varese.
Nel 1928 al comune di Arcisate venne aggregato il comune di Brenno Useria.
Nel 1968 venne aggregata la frazione di Velmaio, staccata dal comune di Cantello.
Anche Velmaio è di etimologia incerta, molti la derivano da Valle di Mario (Caio Mario), che presumibilmente ospitò le sue legioni; oppure da Velma (= melma), luogo paludoso. L'importanza del ruolo svolto da Arcisate nel contesto sociale dell'intera Valle ed oltre, e attestata da iscrizioni cristiane risalenti al III-IV secolo d.C., mentre documenti di periodi successivi fanno conoscere come già allora Arcisate costituisse un importante centro sulla via che da Milano conduceva verso i paesi d'oltre Alpe.

Attorniata ad ovest dai monti Monarco, Crocino e Rho, con i monti Orsa e Sant'Elia a farle da sfondo ad est, a mezza strada tra il capoluogo di provincia, Varese, a sud e il lago di Lugano che delimita il confine con la Svizzera a nord, Arcisate, come documentano numerosissime testimonianze, ha origini assai antiche e ha sempre rivestito un ruolo politico, sociale, culturale e religioso rilevante nella Valceresio. Di probabile origine celtica, come documentano accurati studi filologici sul nome, è sicuramente certo che Arcisate esisteva già all'epoca romana, come risulta dal rinvenimento di tombe, lapidi, monete e oggetti, che attestano l'insediamento romano nel nostro territorio.

Monumenti artistici di grande interesse, quali il Battistero, la Basilica e lo stesso Lazzaretto, testimoniano un passato di indubbio valore storico, animato dalla laboriosità e dalla fede che hanno contraddistinto da sempre la popolazione arcisatese. Arcisate è costituita dalle frazioni di Brenno Useria e Velmaio.

Nelle antiche torbiere, tutt'intorno al paese, furono rinvenuti reperti archeologici dell'età della pietra e del bronzo, testimonianza dei primitivi insediamenti umani; la tradizione poi fa di Brenno il capoluogo di tribù celtiche e la zona in cui Caio Mario (156-86 a.C.) stabilì i suoi accampamenti durante la guerra coi Cimbri.

Lo stazionamento dei romani in questa terra è provata da documenti archeologici risalenti ai primi decenni dell'impero.

Col tempo, Arcisate ricoprì anche una rilevante importanza militare e religiosa, in quanto fu di sicuro uno dei numerosi villaggi con funzioni di capo di un gruppo di essi, così come si organizzavano le comunità dell'epoca longobarda. Ulteriore conferma di ciò è la designazione di Arcisate, intorno al XII secolo, a capo-pievania, comprendente già allora Bisuschio, Clivio, Induno. Ligurno e Brusimpiano, ai quali si aggiunsero due secoli dopo, Brenno ed altri paesi della valle, ed a feudo e marchesato, governati da nobili famiglie dell'epoca, quali gli Arcimboldi, i Visconti e i Litta, sino al XVIII secolo.

Ad evidenziare ulteriormente il ruolo svolto da Arcisate in tutta la Valle si deve anche ricordare che già intorno al 1700 e sino agli inizi del 1900, fu sede di Pretura, e successivamente della Stazione dei Carabinieri tuttora esistente. Rimasta sino agli inizi del XX secolo alle dipendenze amministrative di Como, Arcisate passò definitivamente nel 1927 sotto la provincia di Varese.

All'inizio del secolo scorso la popolazione di Arcisate contava circa 1700 persone, per raddoppiarsi intorno agli anni '50.

La vicinanza al confine svizzero e la conseguente possibilità di lavoro all'estero facilitò negli anni l'insediamento di moltissimi altri individui, caratterizzando ancor più da un punto di vista lavorativo, lo stile di vita della popolazione, che per anni era rimasta prevalentemente dedita all'artigianato locale, alla coltivazione della terra, alla lavorazione del marmo e alla produzione della calce, che veniva estratta dalle cave sui fianchi dei Monti Crocino e Useria, e trattata sino agli anni '70 nelle fornaci, di cui di ancora si può osservare qualche fatiscente struttura.

Nel volgere di pochi anni, a partire dalla metà del 1800, Arcisate, con le frazioni di Brenno Useria e di Velmaio, si è progressivamente estesa come territorio ed è accresciuta come popolazione, impegnando Amministrazioni che si sono succedute al governo del paese, nella realizzazione di quelle opere pubbliche e nell'assicurare quei servizi sociali che hanno consentito di qualificare maggiormente la condizione di vita degli abitanti.

In breve tempo, inoltre, si è osservato un crescente fiorire di piccole e medie industrie che hanno in tal modo rinnovato l'economia e migliorato le fonti della ricchezza di Arcisate, facendone un importante centro industriale dell'intera valle.

Tutto ciò ha permesso ad Arcisate di conservare un ruolo di preminenza in rapporto agli altri paesi, divenendo tra l'altro sede di importanti servizi pubblici come l' A.S.L. e la Comunità Montana della Valceresio.

La prima notizia che riguarda la presenza di un collegio canonicale ad Arcisate si trova in un documento del 1095: un privilegio concesso dall'arcivescovo Arnolfo III di Milano alla chiesa di San Gemolo di Ganna. Arcisate si trovava allora a capo di una pieve che ricopriva l'intera Valceresio e comprendeva anche Ganna.
Alla fine del XIII secolo, nel Liber notitiae sanctorum Mediolani, Goffredo da Bussero indica 34 chiese e 37 altari nella sola pieve di Arcisate. La pieve fu visitata da Gabriele Sforza nel 1455, da Carlo Borromeo nel 1574, da Gaspare Visconti nel 1586, da Federico Borromeo nel 1606, da Cesare Monti nel 1639, da Federico Visconti nel 1687, da Giuseppe Pozzobonelli nel 1751, dal cardinale Ferrari nel 1896 e da Eugenio Tosi nel 1923. Il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster la visitò per ben cinque volte: nel 1932, 1938, 1943, 1948 e 1953. L'ultima visita alla Pieve spettò al cardinale Giovanni Battista Montini, nel 1961.

Con la riforma del 1971, la Pieve di Arcisate mutò il nome in Vicariato; Decanato dal 1974. Nel 1984, il Decanato della Valceresio ricevette la visita dell'arcivescovo Carlo Maria Martini. Il 22 marzo 2015 il Decanato ricevette la visita del cardinale Angelo Scola.

San Vittore è il patrono della chiesa di Arcisate.
La chiesa, che sorge nel centro del paese, risale alla seconda metà del XV secolo, incorporandone una piú antica risalente al 1095.
Costruita a tré navate con volte a crociera, possiede un ricco altare di marmo di stile barocco, maestoso, che domina altri sei altari posti nelle navate laterali quasi a fargli corona.
Di stile romanico, del X secolo, è il campanile.

Il battistero è pianta ottagonale, sulle cui origini sono state avanzate diverse interpretazioni che non contribuiscono a portare chiarezza sulle effettive origini del fonte battesimale.
Un fonte battesimale probabilmente esisteva giá nel VII secolo, anche se successivi restauri ne hanno ritoccato la fisionomia.
In particolare, il 12 giugno 1932, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, chiede al parroco di Arcisate, don Cesare Bartoli, di ricollocare la fonte battesimale nell’antico Battistero, e così avviene:
il 12 giugno 1938, durante la seconda visita pastorale ad Arcisate, lo stesso arcivescovo puó congratularsi con il parroco per l’avvenuto restauro e consacrare l’altare del Battistero dedicato a San Giovanni Battista.
Il piccolo gioiello architettonico di Arcisate era ritornato, dopo secoli, ad essere il “luogo della rinascita”.



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