Cavallasca è un comune della provincia di Como.
Nei suoi pressi si trova il monte Sasso, 614 m s.l.m., dalle cui pendici nasce il fiume Seveso, che dopo 52 km di corso si getta, nella zona nord di Milano, nel Naviglio della Martesana.
Il nome “Cavallasca” potrebbe avere due origini, una celtica e l’altra latina. Per la prima il nome sarebbe composto dalla parola kava che significa vangare/scavare e asgall (da asha che significa rifugio) e poi trasformato in latino con il nome “Cavallasca”. Per quanto riguarda l’origine latina il nome deriverebbe da cavallo, dove le terminazione “asca” o “asco” sono proprie di località sopra-elevate. Cavallasca sorge nel mezzo del sistema collinare tra Como e Varese, a 400 m d’altezza rispetto al livello del mare fino ad arrivare a 614 m d’altezza raggiunta dal Montesasso sul confine Italo Svizzero. I rilievi su cui sorge il paese risultano essere gli ultimi verso la vallata del Po. Grazie alla sua posizione geografica ed al clima mite Cavallasca fu stazione di soggiorno di nobili e ricche famiglie milanesi, come gli Imbonati, gli Archinto, i Parravicini ed i Sarfatti. Cavallasca sorge su un sistema collinare costituito da rocce sedimentarie originate da accumulo di detriti di natura e dimensioni diverse, per lo più gonfolite. Questi elementi rocciosi sono tenuti insieme da una specie di cemento naturale calcareo-ferrifero o siliceo e questo caratterizza infiltrazioni di falde acquifere per lo più di origine sorgiva. Due le sorgenti note sul territorio, una sorge all’Olcellera, ricca di calcare contenente ferro e magnesio, l’altra al Colombirolino. La prima presenza nobile ed importante documentata, fu quella di Guido Grimoldi Vescovo di Como, che fu arciprete della chiesa di Cavallasca. Dal 1295 al 1510, a quanto pare, nessuna fonte cita Cavallasca, evidentemente Cavallasca seguì le sorti di Como che in questi due secoli divenne parte dello stato milanese, prima dominato dai Visconti e poi dagli Sforza. Dal 1526 e per circa due secoli, la Lombardia giacque sotto il dominio degli spagnoli, che assicurò al territorio un periodo di pace e stabilità. Fu alla metà del 1500 che gli Imbonati, nobile e rispettabile famiglia milanese, si stabilirono a Cavallasca. Nel 1631 Giuseppe Maria Imbonati, nato a Cavallasca, estese le sue proprietà insieme al fratello Carlo che costruì l’attuale sede Municipale “Villa Imbonati” ultimata nel 1656, ricca di notazioni artistiche e munita di curiosi sistemi di ingegneria idraulica. Con gli Imbonati, nel 1700 Cavallasca divenne uno dei maggiori centri culturali lombardi. Cavallasca vide passare Garibaldi, fu Quartier Generale dello stesso e teatro della battaglia di San Fermo. Agli Imbonati seguirono i Butti, che acquistarono anche la Villa Imbonati, tra i quali Giuseppe Butti, detto anche “Peppet”, che fu Sindaco di Cavallasca dal 1871 al 1894 e che accolse don Pietro Buzzetti, importante parroco di Cavallasca e nipote di Don Guanella. Giuseppe Butti inoltre ospitò spesso in Villa Imbonati l’amico Luigi Pirandello. Durante la Prima Guerra Mondiale, Cavallasca fu uno dei perni difensivi d’Italia per la difesa sul Confine Svizzero, mediante la costruzione di trincee sul Montesasso, molte delle quali ancora visibili all’interno del Parco Regionale della Spina Verde. Durante il periodo fascista, nel 1928, i Comuni di Cavallasca, Parè e Drezzo furono uniti in un unico complesso amministrativo chiamato Lieto Colle, nome suggerito da Margherita Sarfatti a Mussolini in uno dei frequenti soggiorni a Cavallasca. Cavallasca tornò comune autonomo nel 1956.
L'area è ricca di fortificazioni della Frontiera Nord, risalenti alla prima guerra mondiale, costruite per difendere il confine nord nel caso in cui gli imperi centrali, Austria e Germania, avessero tentato un attacco attraverso la neutrale Svizzera.
La parrocchia di San Michele figura negli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo Ninguarda alla fine del XVI secolo nella pieve di Zezio; il numero dei parrocchiani era di 170 di cui 80 comunicati. Nel compendio del Cronicon del clero della diocesi di Como risalente al 1619 la chiesa di Cavallasca figurava tra le parrocchie rurali della pieve di Zezio. Nel 1651 la parrocchia di San Michele di Cavallasca risultava compresa nella pieve della cattedrale, volgarmente detta di Zezio.
La chiesa di Cavallasca è dedicata a San Michele, Arcangelo (29 settembre; la festa patronale cade l’ultima domenica del mese di settembre) e risulta elencata nella pieve di Zezio, nel quartiere di porta Monastero, fin dalla fine del XIII secolo.
Nel 1768, durante la visita del vescovo Giambattista Mugiasca nella chiesa parrocchiale di San Michele erano istituite la confraternita del Santissimo Rosario; la confraternita del Santissimo Sacramento; la confraternita dei Dolori della Beata Vergine Maria, che risultavano tuttavia unite in un solo corpo. Il numero dei parrocchiani era di 281 di cui 175 comunicati. Entro i confini della parrocchia di Cavallasca esistevano gli oratori pubblici dei Santi Carlo e Antonio di Padova in Sottovigna, di giuspatronato del conte Giuseppe Imbonati; Beata Vergine Maria Assunta in Cielo in Dasia, di giuspatronato del conte Nicolò Porta di Como; l’oratorio privato in casa del conte Giuseppe Imbonati.
La chiesa di San Rocco sorge in località Colombirolino in Cavallasca, costruito su un ripiano a mezza costa, sopraelevato rispetto alla strada, lungo il torrente Seveso.
E’ di colore rosa, con quattro lesene gialle ai lati del portone d’ingresso. Tra queste, due nicchie blu movimentano la facciata che termina con frontone triangolare, al di sopra del quale si staglia un campanile a vela. I battenti della porta sono in rame e rappresentano San Rocco a cui è dedicata la chiesetta costruita nel 1857 e consacrata l’anno successivo su un luogo dove sorgeva un cappelletta elevata nel 1826 laddove erano sepolti i morti della peste del 1630 (descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi). Pare che dopo questa epidemia non ve ne furono più altre a Cavallasca da lì l’idea di costruire ex-voto la Chiesa.
Il nome “dei pittori” deriva dal fatto che furono chiamati 14 diversi artisti, nel 1978, per decorare le 14 stazioni della Passione.
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