lunedì 15 giugno 2015

I MUSEI DI BRESCIA

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La Pinacoteca Tosio Martinengo è ospitata nel palazzo Martinengo da Barco.
La prima pinacoteca risale al 1851 e aveva sede nel Palazzo Tosio ed era costituita dalle collezioni artistiche del conte Paolo Tosio (1832) e da altri dipinti e oggetti provenienti da chiese soppresse o edifici distrutti.
Successivamente, nel 1884 il conte Leopardo Martinengo da Barco fece dono al Comune del suo palazzo nonché della propria biblioteca e delle sue collezioni scientifiche e d'arte; nel palazzo Martinengo da Barco venne quindi trasferita anche la collezione Tosio.
La pinacoteca venne inaugurata nel 1908 e si arricchì successivamente di altri lasciti e acquisizioni. La ricca sezione disegni e stampe custodisce la grande collezione Fè d'Ostiani di dipinti giapponesi e cinesi su carta e seta.
Lungo un percorso articolato in venticinque sale, è esposta una collezione tra il XIII e il XVIII secolo che vanta veri e propri capolavori, tali da porre la raccolta bresciana ai vertici non soltanto in Italia nell'ambito della pittura antica, a cominciare da dipinti di bellezza incomparabile di Raffaello Sanzio e Lorenzo Lotto. Importante e cospicua è la rappresentazione di opere di Vincenzo Foppa, caposcuola della pittura lombarda del Quattrocento, e dei maestri del rinascimento bresciano: Savoldo, Romanino, Moretto. La ritrattistica del Cinquecento offre tele di Tintoretto e Sofonisba Anguissola. Per il XVII e il XVIII sec. spiccano alcune grandi figure di aree culturali diverse (Palma il giovane, Andrea Celesti); in ambito bresciano, meritano attenzione i cosiddetti "pittori della realtà" come Antonio Cifrondi e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, del quale assolutamente straordinaria per numero e qualità è la serie di opere visibili nel museo.
Non meno eccezionale è la sezione di grafica. Questa collezione, iniziata nel Settecento dal cardinale Angelo Maria Querini, si è arricchita nel corso dell'Ottocento e del Novecento. La parte più rilevante del fondo è costituita da circa trentamila esemplari, che documentano lo sviluppo dell'incisione nelle sue varie tecniche (xilografia, bulino, acquaforte, chiaroscuro, litografia) dal Quattrocento all'età contemporanea. E' da segnalare l'ampia serie dei bulini di ambito tedesco: gli esemplari antichi di Martin Schongauer e la serie pressochè completa delle opere di Albrecht Dürer. Altrettanto ricca e preziosa la sequenza delle incisioni del Cinquecento italiano, con Parmigianino, Annibale e Ludovico Carracci. La scuola olandese comprende molte opere di Luca di Leida e celebri capolavori di Rembrandt. Sono pure presenti Guido Reni e Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto. Il Settecento è ben rappresentato dalle acqueforti dei maestri veneti (Canaletto, i due Tiepolo, Piranesi). Tra gli esemplari ottocenteschi, spiccano un'edizione completa, ancora rilegata, dei Capricci di Goya e le notissime litografie satiriche di Daumier. Tra le stampe moderne di notevole valore emerge la Grande natura morta di Giorgio Morandi del 1928, considerata un capolavoro dell'incisione italiana del Novecento.

Il museo santa Giulia unico in Italia e in Europa per concezione espositiva e per sede, allestito in un complesso monastico di origine longobarda, consente un viaggio attraverso la storia, l’arte e la spiritualità di Brescia dall’età preistorica ad oggi in un’area espositiva di circa 14.000 metri quadrati.

L’elemento che caratterizza e rende così particolare il museo è lo strettissimo legame tra “contenitore” ed oggetti esposti. Attualmente lo “scrigno” di Santa Giulia consta di circa 11.000 pezzi: reperti celtici come elmi e falere, ritratti e bronzi romani, testimonianze longobarde, corredi funerari, mosaici e affreschi.

Simbolo della città è la Vittoria Alata, il grande bronzo proveniente dal Capitolium, oggetto di recenti indagini che hanno gettato nuova luce sulla storia dell’arte antica e della vita di Brixia.

Il museo dell'Industria e del lavoro di Brescia (MusIL) è dedicato a Eugenio Battisti quale riconoscimento alla sua attività di studioso della modernità in generale e come iniziatore, in Italia, degli studi di archeologia industriale in particolare.

Il museo si estende in uno spazio di 15 000 m² ricavato dal riutilizzo di una fabbrica di inizio Novecento e possiede diverse sezioni, anche distaccate in altri luoghi del bresciano:

Il museo dell'Energia Idroelettrica a Cedegolo, in Val Camonica (in una ex centrale Enel)
Il museo del Ferro, costituito in una antica fucina del Borgo di San Bartolomeo
La Fondazione MusIL a Rodengo Saiano dove sono annoverati grossi macchinari risalenti al decollo industriale fra '800 e '900.

Dal 2009 è aperta una sezione dedicata al Cinema. A Rodengo Saiano sono conservati macchinari, videoteca e archivi della Gamma Film, uno studio grafico italiano fondato dai fratelli Gino e Roberto Gavioli nel 1953 a Milano, particolarmente attivo negli anni sessanta nel mondo della pubblicità televisiva (Carosello) e dell'animazione per l'infanzia.

Il Museo Mille Miglia è stato fondato il 10 novembre 2004 su iniziativa dell'Automobile club di Brescia e di alcuni privati appassionati della Mille Miglia, con lo scopo di aiutare i visitatori a conoscere una delle corse automobilistiche più importanti e belle del mondo.

Il percorso è suddiviso in nove sezioni temporali, di cui sette dedicate alle corse della Mille Miglia dal 1927 al 1957, una alle Mille Miglia dal 1958 al 1961 e una alle Mille Miglia contemporanee, ed in ognuna di queste sezioni sono presenti macchine d'epoca, periodicamente sostituite per permettere la loro partecipazioni alle varie corse di auto storiche, tra cui la Mille Miglia.

Il monastero storico in cui è stato installato il museo era stato richiesto come sede delle attività culturali del quartiere. Anche per questa ragione l'iniziativa fu ritenuta da molti uno scempio.

Il Museo nazionale della fotografia è stato fondato nel 1953, ed attualmente contiene circa 8.000 reperti preziosi di macchine fotografiche, tra cui la prima macchina fotografica del mondo, e cinematografici, ed altre attrezzature ad esse correlate.

Nel museo sono presenti anche una fototeca, comprendente circa 60.000 fotografie di autori di tutto il mondo, tra cui la prima fotografia del mondo, datata 1826. ed una biblioteca foto-cinematografica comprendente circa 8.000 volumi di materiale riguardante interamente la fotografia e la cinematografia.

È considerato un museo a livello nazionale unico nel suo genere e gode di particolare stima anche a livello internazionale, con le varie citazioni riportate in alcune riviste di settore.

Il museo Ken Damy si trova all'interno della loggia delle mercanzie. Il museo fotografico, oltre alla regolare espositizione, organizza mostre personali di autori di importanza mondiale e promuove una discreta attività editoriale.

Il museo viene stato fondato il 29 aprile 1990 da Ken Damy, pseudonimo del fotografo professionista Giuseppe Damiani. Il sito trova posto al pianterreno e nell'interrato della loggia delle mercanzie, ex palazzo Lechi, in corsetto Sant'Agata.

Il 1º luglio 1992 il museo si trasforma in associazione culturale, preponendosi come ruolo la ricerca e la promozione della fotografia contemporanea sul territorio nazionale e internazionale attraverso la programmazione di circa 40 mostre personali all'anno di autori noti a livello mondiale.

Il museo di fotografia Ken Damy dispone di otto sale espositive, di un auditorium, una biblioteca e piccolo bar, per una superficie totale di 540 m2.

Nel museo sono state organizzate esposizioni fotografiche di autori di importanza mondiale, tra i quali Mario Giacomelli, Lucien Clergue, Jeff Dunas, Franco Fontana, John Florea, Christian Vogt e Victor Skrebnesky.

All'esposizione ordinaria e alle mostre si affianca un'attività didattica, grazie all'organizzazione di numerosi corsi di fotografia di vario tipo, e l'editoria, con la pubblicazione di "Photonews", rivista semestrale del museo, e di altri cataloghi fotografici.

Il museo organizza anche incontri e conferenze con fotografi nazionali ed internazionali.





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