Cunardo è un comune della provincia di Varese noto fin dall'epoca antica, per la lavorazione della ceramica.
Cunardo, deriva dal celtico “Kun Ard”, che significa Posto in alto, e quindi punto d’incontro delle tre valli varesine Valcuvia, Valganna, Val Marchirolo.
In epoca tardo medievale Cunardo era compreso nel feudo di Valtravaglia, concesso al conte Franchino Rusca dal duca di Milano Filippo Maria Visconti, nel 1438.
Nel 1583 il territorio passò alla famiglia Marliani.
Nel XVIII secolo, essendo comune di scarso interesse, l'amministrazione era curata esclusivamente dal sindaco, che procedeva nell'ordinaria amministrazione, mentre per gli eventi straordinari veniva coadiuvato da un gruppo di cittadini. Nel 1751 la popolazione ammontava a 443 abitanti.
Nel 1757 il comune fa parte della Pieve di Val Travaglia. Nel 1786 Cunardo entra nella provincia di Gallarate, e successivamente di Varese, a seguito dell'editto austriaco che divide la regione Lombardia in otto province. Nel 1791 il comune passa alla provincia di Milano. Il primo Consiglio comunale fu eletto nel 1821.
Il paese è posto ai piedi di due monti (Monte Castelvecchio e monte Penegra). Il monte Castelvecchio prende il suo nome dalla fortezza fatta costruire dai Longobardi nel 700 d.C. che dall'alto dominava la valcuvia e la val Marchirolo. Nel comune di Cunardo si ramifica nel sottosuolo una grotta chiamata "Orrido di cunardo" nella quale scorre anche il fiume Margorabbia. Alcune tra le zone importanti della grotta sono l'Antro dei Morti, Lago Ignoto e Grotta della Madonnina.
Cunardo vanta un antichissimo mulino ad acqua, il Molino Rigamonti, di proprietà della famiglia Rigamonti dal 1787. Ancora oggi tutto l’impianto dell’epoca è completamente funzionante e produce crusca, farina integrale, farina da polenta, fine e grossa.
Il Molino Rigamonti si trova lungo il fiume Margorabbia, al confine tra Cunardo e Ghirla.
È un mulino ad acqua. L’acqua della roggia di derivazione viene convogliata in un canale così che, per caduta, fa girare una ruota idraulica verticale in ferro. È il movimento di questa ruota a produrre l’energia necessaria per il funzionamento, tramite una serie di cinghie e di ingranaggi, di tutte le attrezzature necessarie alla macinazione: le macine, la tramoggia, il buratto.
La costruzione del mulino si perde nei secoli. Notizie certe si hanno a partire dal 1787, quando la famiglia Rigamonti acquistò l’impianto da Pasquale Aimetti. La famiglia Rigamonti proveniva da Barzago, in Brianza, ecco il perché della denominazione Molino Barzago, denominazione che ha poi contrassegnato anche la località.
Nel 1891 furono poste le basi per la costituzione della società “Fratelli Rigamonti” per l’attività – così come recita il certificato rilasciato dalla Camera di commercio di Varese – “di oleificio per la fabbricazione degli olii di semi e mulino di granoturco, commercio al minuto di semi e panelli, farina di granoturco e cascami”. Il mulino serviva i contadini e i proprietari che vi portavano il granoturco, che macinato forniva la farina per la polenta, piatto principe nell’alimentazione del passato. Fino al 1951 presso il mulino veniva prodotto anche olio di noci.
La ruota del mulino, immutata, continua a girare grazie alle incessanti e appassionate attenzioni della famiglia Rigamonti, che ancora oggi è proprietaria di questo gioiello. Tutto l’impianto è dell’epoca e completamente funzionante.
L’attuale proprietario, Riccardo Rigamonti produce e vende farina integrale, crusca, farina da polenta, fine e grossa.
L’antico mulino ad acqua Rigamonti, forse l’unico ancora attivo in tutta la provincia di Varese, costituisce ormai una tappa significativa degli itinerari turistici locali.
L’area in cui sorge il mulino, che ha rispettato nel corso degli anni il verde circostante, viene inserita nel 2010 nel Parco regionale Campo dei fiori.
Sempre nel 2010 la Regione Lombardia riconosce al Molino Rigamonti la qualifica di “negozio di storica attività”. Nel 2011 nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, l’impresa viene inserita tra le 150 imprese storiche d’Italia premiate a Roma durante la cerimonia “Italia 150.
La chiesa della Beata Vergine del Rosario, amatissima dai Cunardesi è destinata alla devozione fin dal 1300. Sulla parete esterna del pronao è dipinto l’affresco della Madonna delle Grazie o delle Rose. L’opera, che raffigura la Vergine con in braccio il Bambino, fu eseguita dal professor Valli di Brebbia nel 1940.
La chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio, in stile tardo barocco, fu costruita sullo stesso luogo dove sorgevano edifici di culto precedenti e fu consacrata nel 1779. La tradizione vuole che nella costruzione sia stato utilizzato il materiale del vecchio castello da tempo abbandonato. All’interno vi sono affreschi di Alessandro Valdani da Chiasso e l’organo costruito nel 1833 dagli organisti Arioli & Franzetti, usato regolarmente durante la liturgia per sostenere il canto della corale parrocchiale.
Al centro del paese si apre la bellissima piazza IV Novembre, con la “Vittoria alata”, il monumento ai caduti cunardesi delle due guerre. L’opera è stata realizzata negli Stati Uniti dallo scultore locale J. G. Sassi. Il marmo, il bronzo e la modella sono americani e questo è uno dei pochi monumenti in Italia realizzato con marmo statunitense.
Cunardo è attraversata anche da un tratto della Linea Cadorna, il sistema di fortificazioni costruito lungo il confine italo-svizzero durante la Prima Guerra Mondiale, ma mai utilizzato.
Numerose sono inoltre le cappelle votive e gli affreschi sulle facciate delle vecchie case che si possono trovare passeggiando nel paese. In particolare vi sono due affreschi del pittore locale Antonio da Tradate, attivo lungo le sponde del Lago Maggiore e le valli ticinesi tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI secolo. Sono la “Madonna in trono”, nella frazione di Raglio e la “Pietà” in via Vaccarossi.
Sulle facciate delle case più vecchie, si possono trovare anche diversi motti fascisti risalenti agli anni ’30.
Cunardo vanta antiche tradizioni nella lavorazione della ceramica, pare che l’inizio della sua produzione risalga al tempo dell’Imperatore Tiberio.
Nel 1796 Camillo Adreani rivitalizzò la ceramica di Cunardo, con l’introduzione di colorazioni verdi e blu la cui lucentezza era insuperabile e che ornò una produzione quasi esclusiva costituita da vasi per unguenti e profumi e vasi per speziali, venduti anche Oltralpe. Adreani impiantò il suo laboratorio di ceramica sfruttando le conoscenze dell’arte apprese a Faenza. La materia prima era a portata di mano: l’argilla dei luoghi, la legna dei boschi, l’acqua pura, sono gli ingredienti che hanno consentito di creare una felice storia della ceramica nella provincia di Varese.
Alcuni pezzi decorati col “blu Cunardo“, (colore di cui solo i maestri cunardesi conoscevano il segreto della produzione) sono ormai autentiche rarità e sono conservati al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza e al Museo Poldi Pezzoli di Milano.
Nel 1896 le fabbriche di ceramica a Cunardo risultavano essere quattro; oltre ad esse, vi erano svariate fornaci per laterizi e calcina. Delle molte fabbriche storiche di maioliche del Piambello, oggi ne sopravvive solo una, sorta sui resti di una fornace da calce ottocentesca, attiva fino agli anni ’30.
Nel 1951, la famiglia di Gianni e Giorgio Robustelli fonda la ceramica Ibis. Dagli anni ’60, con l’istituzione dell’Associazione Culturale Cun-Art, la ex fornace da calce diventa luogo di incontro per artisti di livello mondiale, desiderosi di cimentarsi con l’arte ceramica. Tra le illustri firme rimaste alle Fornaci si leggono infatti quelle di Fontana e Burri, di Guttuso e Ennio Morlotti, di Baj e di Schumacher. Importante è la presenza alle Fornaci di Aldo Carpi e il ricordo delle gustose liti tra Guttuso e Alberto Milani. Anche Piero Chiara veniva a dilettarsi alle Fornaci, tanto da aver lasciato una collezione di piatti, dipinti di sua mano e destinati a essere riprodotti sulle copertine di alcuni suoi romanzi. Vittorio Tavernari ha sua volta prodotto per gli amici Robustelli le sue uniche ceramiche. Piaceva lavorare qui anche ai Frattini, padre e figlio, a Spaventa Filippi e Sergio Pasetto, a Gottardo Ortelli e Luciano Ferriani.
Nel 2014 Giorgio Robustelli ha creato l’associazione “Amici delle Fornaci Ibis”, che ha come scopo il rilancio culturale delle Fornaci di Cunardo con iniziative incentrate non necessariamente sull'arte ceramica, ma che spaziano anche in altre forme di espressione.
Le grotte di Cunardo si sono formate dove il fiume Margorabbia ha scavato nella roccia calcarea, nel corso dei millenni, uno spettacolare traforo idrogeologico, tra cui una grotta ampia e lunga circa una centinaia di metri, percorribile anche da persone poco esperte. E’ un fenomeno naturale unico in Lombardia
Si tratta di un complesso ed importante traforo idrogeologico unico in Lombardia.Comprende le grotte Pont Niv e Antro dei Morti ma si collega anche con altre grotte.Si sviluppa in forma di labirinto di gallerie,ora ampie,ora anguste,scavate dalle acque,talvolta in pressione(condotta forzata) con diversi sifoni attivi di cui due importanti. E percorso dal torrente Margorabia che, nei periodi di piena allarga i rami attivi e rende pericoloso l'accesso a buona parte delle grotte.
Ingresso a spaccatura orizzontale larga m.20 tra strati orizzontali.Inoltrandosi si costeggia una cartiera diroccata,si lascia a destra un laghetto e si prende a sinistra fino ad un salto di m.3.Alle spalle vi è un laghetto limpido e calmo a monte del quale si trova un vasto e scomodo labirinto. Scendendo invece,si giunge ad una comoda galleria,a sinistra della quale si staccano alcuni cunicoli tortuosi; a destra si sbocca ai due terzi di un pozzo con violenta cascata di una dozzina di metri.Proseguendo su un terreno molto sdrucciolevole si perviene ad un salto di 12 metri che si affaccia su di un vasto cavernone. Superato si accede ad una galleria levigata,un successivo salto di 3 m. ci permette di arrivare nel cavernone che si attraversa completamente per raggiungere l'ingresso di una galleria che porta,dopo un nuovo pozzetto di m.8,direttamente al laghetto terminale.Il lago terminale o lago sferico,così chiamato per la forma della volta, ha una quindicina di metri di diametro ed è in comunicazione attraverso un sifone lungo una trentina di metri,con l'Antro dei Morti.
Ingresso pure a spaccatura orizzontale larga una ventina di metri tra strati orizzontali.La grotta si divide in 2 parti distinte:la prima, a sinistra, detta galleria del torrente,è lunga 120m. circa.Da una bassa volta laterale esce il torrente, alimentato dal cosiddetto lago Ignoto che comunicava,per via subacquea col Lago Sferico di Ponte Nativo.Seguendo il corso del torrente si arriva a un piccolo e suggestivo laghetto che comunica con l'esterno per mezzo di un breve sifone.Piegando sulla sinistra del lago ed inoltrandosi nella prima parte del labirinto, si giunge in breve alla seconda uscita della grotta che si affaccia nella parte superiore del profondo Orrido nel quale si getta il torrente Margorabia. La seconda parte della grotta è costituita dalla cosiddetta galleria asciutta o fossile,lunga 180 metri.
Il complesso carsico di Cunardo venne visitato numerose volte nel passato soprattutto per il suo facile accesso e per la vicinanza con i centri abitati.Una buona descrizione venne data nel 1923 da A.Bohm e A.Di Renzo e la pianta dell'Antro dei Morti,pubblicata in quella occasione,fece testo per molti anni.Successivo è l'interessamento da parte di squadre di speleologi che miravano alla soluzione dell'ultima delle incognite di questo complesso ipogeo,cioè il collegamento sotterraneo tra il Ponte Nativo e l'Antro dei Morti. A ciò si dedicarono in particolar modo elementi di Gruppi Grotte di Varese, Desio,Milano e Como cui si devono le scoperte e le esplorazioni del cosiddetto lago Ignoto nella prima parte dell'Antro dei Morti,del lago Sferico e l'individuazione del sifone terminale del Ponte Nativo.Nel 1954 due sommozzatori del Gruppo Grotte Milano,forzarono felicemente il sifone n.2 che collega il laghetto terminale dell'Antro dei Morti con lo sbocco della grotta sull'Orrido.IL 7 ottobre 1954 venne finalmente effettuato il superamento del sifone n.1 che unisce ,l'Antro dei morti con il Ponte Nativo.
Il torrente Margorabia ,che prende origine dal Monte Martica,dopo aver percorso la Valganna, alimentando i laghetti di Ganna e Ghirla , con un notevole salto all'altezza di Cunardo scende in Valcuvia per gettarsi,infine,nel Lago Maggiore unitamente al Fiume Tresa,poco a sud di Luino.Nel salto tra Cunardo e Ferrera il Margorabia ha traforato il gradino roccioso formando le due caverne che si susseguono separate da un sifone.Questo complesso carsico sotterraneo costituisce l'unico traforo naturale lombardo d'un corso d'acqua quasi solo superficiale.Subito a monte della grotta superiore le acque del torrente sono trattenute da una piccola diga che alimenta la centrale di Ferrera Valcuvia.
Dal punto di vista archeologico meritano menzione alcuni frammenti di ceramica romana raccolti da C. Chiesa nel 1937 ed altri d'età meno remota rivenuti da G. C. Cadeo e G. Orlandi nel 1948.
Cunardo è famosa per la pista di sci di fondo “Sole e Neve”. La pista è gestita dallo Sci Club Cunardo, che ogni anno organizza corsi individuali e di gruppo. Numerose sono anche le scuole che sfruttano il centro per proporre ai propri alunni un’attività di avviamento alla pratica dello Sci di fondo.
Il percorso della pista Sole e Neve parte dalla Baita del fondista, fornita di locale ristoro, spogliatoi, docce, noleggio del materiale tecnico, impianto di illuminazione, impianto di innevamento programmato (il primo realizzato in Italia per l’approntamento di una pista di sci di fondo, nel 1987).
D’estate la pista da sci si trasforma in bellissime piste ciclabili, completamente asfaltate, che collegano Cunardo con i paesi vicini. Le piste si addentrano nei prati e nei boschi e permettono di ammirare i tesori cunardesi (costeggiano anche il Molino Rigamonti e la Fornace Ibis).
Numerose sono le manifestazioni organizzate dalle associazioni cunardesi. Le più importanti hanno luogo durante il periodo estivo.
Ogni anno, a giugno, la Pro Loco organizza il Palio dei Rioni, una gara dove per tre settimane i 6 rioni di Cunardo (Borgo, Filanda, Ponte Nativo, Pozzo Castelvecchio, Raglio, Sasso Morone) si sfidano in diversi giochi.
Nel mese di luglio, il gruppo folkloristico I Tencitt organizza, presso la Baita del fondista, il Festival Internazionale del folklore, che trasforma Cunardo “nell’ombelico del mondo”. Due settimane di danze, canti, musiche e colori da ogni parte dell’Italia e del mondo.
Ad agosto arriva invece uno degli appuntamenti più attesi dell’estate cunardese, la Sagra della patata, con un menù ricco di specialità. Il ricavato è donato ogni anno alla Scuola Materna di Cunardo.
Sempre ad agosto, i cunardesi celebrano il loro Santo Patrono, Sant’Abbondio.
Il gruppo folkloristico I Tencitt a settembre organizza inoltre la Sagra del fungo, un appuntamento fisso per tantissimi appassionati, con un ricchissimo stand gastronomico.
La festa più sentita dai Cunardesi è però la Festa della Madonna del Rosario, considerata la vera “Festa del paese”, che ha luogo la prima domenica di ottobre. Ogni anno, dopo le celebrazioni religiose e la processione per le vie del paese con la statua della Madonna del Rosario, si tiene l’incanto dei canestri, dove i doni (solitamente prodotti gastronomici) che i Cunardesi offrono alla Madonna vengono “venduti all’asta”. Il ricavato è destinato al sostentamento della Parrocchia.
Fra le personalità cunardesi più influenti vi è sicuramente Vittorio Formentano, fondatore dell’AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue).
Formentano acquistò una residenza estiva ottocentesca a Cunardo, dove scelse di trascorre gli ultimi anni della sua vita.
A lui Cunardo ha dedicato il parco e l’anfiteatro Formentano, sede di numerose manifestazioni.
A Cunardo vive anche il campione Federico Morlacchi, il nuotatore italiano vincitore di tre medaglie di bronzo ai giochi paralimpici di Londra, un oro, un argento ed un bronzo mondiali, cinque ori europei e detentore del record del mondo dei 400 farfalla S9.
LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/06/le-prealpi-varesine.html
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