sabato 13 giugno 2015

LE DOMUS DELL' ORTAGLIA A BRESCIA

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Le domus dell'Ortaglia sono parte di un quartiere romano residenziale, situato sui terrazzamenti del colle Cidneo, tra l'area pubblica monumentale e le mura orientali.

Intorno ad atrii lastricati in pietra sono distribuiti gli ambienti di rappresentanza, quelli della vita privata e quelli di servizio, con mosaici ed affreschi secondo modelli decorativi analoghi a quelli di Roma e Pompei, affacciati sui viridaria e gli orti verso le mura. I vani più importanti sono dotati di un impianto di riscaldamento a parete ed a pavimento, una fitta rete di condutture in piombo, derivata da uno degli acquedotti urbani, garantiva acqua corrente ai vani di servizio ed alle fontane, rinvenute anche all'interno delle sale più rappresentative, a testimonianza dell'alto livello sociale e culturale dei proprietari.

Le domus rimasero in uso dal I al IV secolo d.C. quindi subirono un progressivo degrado fino al'abbandono per diventare, con i Longobardi, area demaniale regia e poi ortaglia del convento del monastero di Santa Giulia.
L'alto livello di conservazione di strutture murarie e piani pavimentali nonchè la prossimità al Museo di Santa Giulia hanno favorito la progettazione di un percorso espositivo omogeneo, che consente ai visitatori di passare senza soluzione di continuità dai settori archeologici del museo all'interno delle domus, protette da una grande struttura che mantiene inalterati i parametri conservativi e che consente una corretta lettura del sito ed un'ottimale percezione dei suoi rapporti con la città antica.
All'esterno è stato realizzato un grande spazio verde, arricchito da oggetti funerari e resti architettonici, che ricostruisce un esempio di hortus e di Viridarium, giardini che arricchivano le case romane.

Dall’area museale delle Domus dell’Ortaglia, gettando uno sguardo verso l’esterno, è possibile cogliere in tutta la sua particolarità il Viridarium, una sorta di giardino delle abitazioni dell’antica Brixia.

Partendo dagli scavi archeologici, che hanno restituito alla luce spazi quadrangolari delimitati da muretti, verosimilmente gli horti delle case romane, è stato possibile ricostruire le aree verdi adiacenti alle domus, come dovevano essere duemila anni fa.

Se infatti in epoca più antica gli orti erano terreni prevalentemente produttivi, in cui venivano coltivati alberi da frutto ed erbe aromatiche, dal I secolo a.C. si afferma il gusto del giardino ameno, il viridarium, con fiori e specie arboree a scopo decorativo e contemplativo.

In concomitanza con l’allestimento museale delle domus, archeologi, botanici e architetti si sono cimentati per ricreare in Santa Giulia, su un’area di oltre 3.000 mq, un orto-frutteto e un viridarium con specie arboree diffuse e utilizzate in epoca romana per scopi ornamentali, culinari o terapeutici.
Lungo percorsi pavimentati con lastre di pietra, seguendo una geometria semplice e ordinata, nell’hortus sono stati messi a dimora alberi da frutto fra cui la vite (protagonista dei mosaici della domus di Dioniso), il fico, il melo e il cotogno, il pero, il nespolo, insieme al susino, al pesco e al melograno, ingredienti immancabili nelle ricette di epoca latina, oltre che simboli emblematici della civiltà mediterranea.

Nel Viridarium, invece, per ricreare l’atmosfera in cui si immergevano gli abitanti dell’antica Brixia, catturano lo sguardo siepi geometriche di bosso e di lauro, pianta consacrata ad Apollo, insieme a cespugli di oleandro, viburno e mirto.
La rosa nelle sue varietà più antiche, quale elemento di spicco in ogni giardino romano, rappresenta la macchia cromatica più significativa, nelle diverse specie fra cui la canina, la gallica e la muschiata, che avvolgono con profumi e colori, oggi come al tempo del divo Augusto.

Proseguendo verso le mura romane, sono stati posizionati reperti frutto dei lavori di scavo nelle diverse aree cittadine, quali iscrizioni, altari votivi, fregi, monumenti funerari fra cui grandi sarcofagi, attorniati da olmi, cipressi e filari di acanto.

La Domus di Dioniso prende il suo nome dalla raffigurazione del dio greco nell’atto di abbeverare una pantera inserita in un pannello a mosaico nel triclinio.

L’abitazione risale probabilmente al II secolo d.C. e dai resti delle pareti possiamo ricostruire la posizione dell’ingresso originario dalla strada come pure il passaggio che portava dalla porta alla corte scoperta su cui si affacciavano anche i vani superiori e dalla quale era garantito l’accesso agli ambienti del piano terra.

Il triclinio che conserva il mosaico di Dioniso reca anche sulle pareti stupendi affreschi che riproducono motivi coevi che rappresentano forse i gusti eclettici del primo proprietario: una serie di riquadri raffigurano maschere teatrali, uccelli in volo, pesci, erme e paesaggi.

Accanto al triclinio sorgeva una piccola cucina, che cedeva il suo calore anche ai locali adiacenti, tra cui forse si può individuare un cubiculum (camera da letto) con il pavimento rialzato, sostenuto da colonnine (pilae) che consentivano il passaggio dell’aria calda.

Tra le decorazioni della casa, degna di nota è anche la parete di fondo del cortile, che porta tracce di affreschi  su due registri con scene di pigmei che lottano con un ippopotamo e di un personaggio (un pigmeo in veste di sacerdote di Iside ?) che solleva un candelabro, di ispirazione egizia come era di moda anche a Roma appunto durante il II secolo d.C..

Provenendo direttamente dalla domus di Dioniso il percorso del museo prosegue senza soluzione di continuità guidando il visitatore ad ammirare la domus delle Fontane, che deve questa volta il suo nome al ritrovamento di un buon numero di accorgimenti idraulici per alimentare le fontane di cui si faceva bello il ricco proprietario di questa abitazione.

Anche questa casa era dotata di un portico lastricato. L’allacciamento all’acquedotto di Brixia fu realizzato con ogni probabilità nel II secolo d.C. ed in questo periodo il proprietario fece costruire le sue meraviglie idrauliche (di cui oggi possiamo purtroppo solo avere un’idea) ed anche le principali decorazioni interne, come è facile immaginare.

Attorno alla corte lastricata si aprivano i vani più importanti della casa, tra cui spiccano i numerosi ambienti di rappresentanza ed il soggiorno: il vano più esteso, forse una sala di ricevimento, ospitava in origine una fontana di marmo. Incredibilmente di questo locale è stato recuperato anche il soffitto affrescato, che pure era crollato.

Notevole all’interno della domus è un cubiculum (forse un piccolo studio) in cui, nonostante il succedersi di proprietari diversi lungo circa 2 secoli di vita dell’abitazione, la pavimentazione originaria, un prezioso e raffinato mosaico, è sempre stata mantenuta.

Furono anche approntate in tutte le stanze svariate soluzioni per deumidificare e riscaldare i locali, a causa del fatto che – sorgendo la casa alla pendici del colle – numerosi dovettero essere i problemi di infiltrazione: ancora oggi si possono osservare tracce di questi lavori. Anche in questa abitazione sono stati rinvenuti e sono ben visibili ambienti che conservano tracce di pilae per pavimenti sopraelevati per la circolazione dell’aria di riscaldamento.

L’altra fontana che dà il nome alla casa si trovava in un secondo triclinio ( forse destinato ad accogliere gli ospiti in estate ): si trattava di una fontana in marmo a forma di piccolo bacino e serviva a ravvivare il mosaico pavimentale, che raffigurava degli oggetti di vasellame.

L’uso di decorare gli interni di un’abitazione con giochi d’acqua era abbastanza frequente nel mondo romano, soprattutto in zone – come è il caso di Brixia, alimentata da un acquedotto voluto da Augusto – ben rifornite d’acqua. Purtroppo, però, le due fontane oggi si possono ricostruire solo con l’immaginazione, perché ne rimane solo la traccia “in negativo” sul pavimento, a causa della spoliazione dei marmi e persino del sottostante raccordo dell’acqua realizzato in piombo.

Anche la domus di Dioniso ospitava una fontana, collocata nel cortile centrale: nella domus delle fontane, invece, stupiscono gli ambienti di collocazione delle due fontane (due locali coperti), forse corrispondente ai gusti personali del ricco proprietario ed al suo desiderio di sorprendere gli ospiti.    

I pavimenti di questa domus portano i colori vivaci di stupendi mosaici: ad esempio in un vano sono riprodotte le quattro stagioni, di cui sopravvive purtroppo solo l’Estate (con le spighe tra i capelli), mentre nel triclinio sono raffigurate le brocche di cui abbiamo detto, inquadrate in un complesso e fantasioso schema geometrico di losanghe e rettangoli. Il pavimento in assoluto più stupefacente della domus delle fontane si trova in una sala dotata di una volta a botte e suddivisa in tre zone decorate in modo differente con losanghe, fiori e foglie di acanto e girandole ed infine esagoni e fiori, il tutto realizzato con la tecnica del mosaico.

Anche questa domus ospita tracce di decorazioni parietali ad affresco, quali pitture a finto marmo con venature trasversali nere, oppure lo zoccolo rosso a pannelli alternati che decorava un vano a nord del cortile.

Dove né l’occhio né l’immaginazione possono arrivare viene in soccorso una bella ricostruzione tridimensionale ed animata realizzata con l’aiuto di strumenti informatici, che consente quasi per magia di passare in rassegna tutti gli ambienti delle due case così come dovevano forse apparire in origine: questo video, proiettato in una saletta disposta accanto agli ambienti delle domus, permette di immergersi ancora più a fondo nella visita e di cogliere meglio la disposizione di tutti i locali e l’effetto visivo delle splendide decorazioni che li avvolgevano.

Accanto al percorso guidato che permette di esplorare i locali delle due abitazioni questa sezione del museo ospita intelligentemente molti reperti emersi dagli scavi dell’Ortaglia ed appartenenti agli abitanti delle domus stesse: osservando ceramiche, mortai, olle, anfore ancora recanti i bolli d’importazione, recipienti di terracotta, oggetti da cucina, lucerne, serrature e scrigni con chiavi, amuleti e spille, pinzette… si è ancora più coinvolti nella vita quotidiana dei proprietari della due case.




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