venerdì 26 giugno 2015

DUMENZA



Dumenza è un comune della provincia di Varese ed è costituito dalle frazioni di Runo, Due Cossani, Stivigliano, Trezzino, Vignone e Torbera e da altre diverse località.

Il territorio è attraversato dal Rio Colmegnino, che nasce in località Regordallo (Due Cossani) dal monte Colmegnino e si getta nel Lago Maggiore a livello della frazione Colmegna di Luino. La valle così scavata prende però il nome di Val Dumentina (anche chiamata valle Smeralda per i suoi colori verdeggianti). A nord del Colmegnino si staglia il Monte Lema, che coi suoi 1624 metri s.l.m. è un'ottima vetta panoramica, la più alta del Luinese, servito da una funivia sul lato svizzero, da Miglieglia. Dumenza infatti confina con la Svizzera e ospita un valico pedonale in località Palone (Dumenza). A nord, invece, confina con la Val Veddasca, alla quale si accede proseguendo lungo la strada provinciale 6.
Diverse teorie giustificano il toponimo. La più probabile è che derivi da un nome di persona: negli elenchi dei "fuochi" (cioè delle famiglie) del comune, tra alcuni capofamiglia si presenta infatti il nome di Dugmentio. Potrebbe derivare da dux mensae o da loco mensa. Solamente in un documento storico, di altro comune, appare infatti come Locomenza.
I primi rudimentali insediamenti edilizi risalgono all’epoca delle invasioni barbariche. La Valle, grazie al suo aspetto morfologico, avrebbe potuto rappresentare rifugio sicuro per i fuggiaschi abitatori dei villaggi rivieraschi spesso saccheggiati e messi a ferro e fuoco da squadroni di uomini crudeli e senza scrupoli. Ciò che ci porta a un’epoca concreta sono le due mensole a forma di teste, una maschile e una femminile che, casualmente ritrovate dal parroco Don Giuseppe Parapini, erano in passato murate sotto l’architrave in pietra che apriva la porta principale della chiesa di S. Giorgio.

Il campanile innalzato in varie epoche e datate “anno 909” collocano i primi insediamenti in epoca remota. Viene logico supporre che, se nell’anno 909 gli abitanti di Dumenza diedero corso all’erezione di una torre così imponente, sicuramente doveva già esistere in loco un piccolo villaggio con un congruo numero di abitanti. Risale infatti a quei secoli IX e X, l’istituzione sul Verbano, di una struttura di “Corti Regie” che gestivano i beni fiscali.

La Valtravaglia, in cui si era formata una “Castellanza”, inglobò anche questi territori. Nonostante a tutt’oggi vi siano pareri discordanti riguardo ai confini precisi delimitanti la Valtravaglia, la collezione di antichi appunti e fogli sparsi del parroco Binda di Castello Valtravaglia (e che probabilmente erano in origine parte dell’ora perduto archivio della canonica di Bedero) ci fornisce un elenco dei territori che allora la costituivano, in cui ritroviamo anche Dumenza.
Re Liutprando, salito al potere verso la metà del 700, fece dono delle terre della Valtravaglia al monastero di S. Pietro in Ciel D’Oro di Pavia.
In epoca feudale la Lombardia fu divisa in territori che l’imperatore concedeva a quei nobili che ne facevano richiesta.
Alcuni documenti ritrovati ci inducono a fare alcune considerazioni che hanno una certa importanza.
Lanfranco "Rubeus" monaco in San Pietro in Ciel d’Oro che, con un atto rogato il 28 agosto del 1289 nello stesso monastero, viene designato dall’abate come successore, in caso di morte, del presbitero Federico allora rettore di San Pietro in Lavena e in precarie condizioni di salute, anzi nel documento si dice che Lanfranco dovrà reggere e governare i beni del monastero anche nel caso in cui il rettore non sia più in grado di svolgere adeguatamente i suoi compiti dandone al più presto notizia all’abate.
Nel 1290 il 9 dicembre, Lanfranco viene nominato, dall’abate Rolando e dai rappresentanti del capitolo, nunzio, procuratore e "sindicus" per tutte le cause e i negozi che il monastero dovrà concludere nel distretto di Milano e di Como e per riscuotere tutte le spettanze nei detti territori "(Rolandus) fecit et constituit Lafrancum Rubeum de Lavena suum nunzium et procuratorem et sindicum et quicquid alius as causas et negocia que et quas habet vel habiturus est cum aliqua persona vel personis, collegio et universitate in infrascriptis pactibus et contractis in et districtus Mediolani e districtus Cumarum et in illis partibus et ad colligendum et requirendum omnes fructus et reditus, census et gaudimenta que et quas habet vel habere videtur" In pratica Lanfranco si troverà ad essere procuratore generale del monastero pavese per la riscossione di decime e tributi e per l’amministrazione in genere dei beni nei territori di Como e Milano.
Primo feudatario della Val Travaglia fu nel 1416 il principe Lotario Rusca che ridusse il titolo di principe a quello di conte, facendosi cedere queste terre dal duca Maria Visconti in cambio di alcune terre del comasco.
Dal 1513 al 1526 il paese era dominato dagli Svizzeri. Dopo di che, fino al 1538, compare qual feudatario a Luino il conte e senatore Gian Battista Pusterla.
La terre di Valtravaglia Luino, Porto valtravaglia, Castel Veccana, Musadino, Muceno, Ticinallo, Brezzo, Bedero, Rogiano, Brissago e Mesenzana furono cedute dal conte Rusca coll'assenso regio al Cavaliere Pietro Antonio Lonati a cui restarono fino all'estinzione dei Lonati verso il 1598. Luino con la Valtravaglia inferiore era passata ai Lonati avanti il 1524 essendo stato dato qual pegno di dote da Galeazzo Rusca a sua figlia Laura moglie di Paolo Lonato, il cui figlio cav. Pietro Antonio Lonato possedette questo feudo fino al 1598.
L'ultimo feudatario di Rusca fu ucciso a Gorgonzola nei primi del 1570 e da allora tornarono alla Regia Ducal Camera tutti i feudi ad eccezione di quella parte assegnata ai Lonati, così come descritto dall'istrumento di fedeltà 23 Dicembre 1570 atto rogato da Silvestro Scappa. Il dominio dei Rusca proseguì fino al 1583, anno della morte dell’ultimo discendente. I feudi tornati alla Camera furono poi assegnati dal re di Spagna a Giovanni Marliani col titolo di Conte con il decreto datato 2 Dic 1583 e la donazione fu riconosciuta dal Senato di Milano il 15 Genn 1584.
La famiglia Crivelli conservò il feudo fino al 1796, anno in cui giunse in Italia Napoleone, il quale abolì il sistema feudale.

A nord-est il paese di Dumenza è sovrastato dal Monte Lema che con i suoi 1624 msl, è la vetta panoramica più alta del Luinese. Dalla sua verde terrazza naturale si dominano molte vallate del Lago Maggiore, del Luganese e buona parte della Pianura Padana, la vista in'oltre spazia dalla catena del Monte Rosa fino alle vette del San Gottardo.
Il Monte Lema è un punto ideale per la partenza dei deltaplanisti e amanti del parapendio. Normalmente gli amanti di queste discipline, scendono dal versante svizzero sfruttando le correnti ascensionali che durante le giornate soleggiate sono sempre presenti.

A Dumenza, si possono fare magnifiche passeggiate piu' o meno impegnative, transitando per i percorsi "3V" della "Via Verde Varesina", oppure percorrendo i diversi sentieri naturalistici della zona. Tutti questi sentieri sono percorribili a piedi, a cavallo o tramite mountain bicke. Attraversando faggeti, castagneti ed alcune abetaie, si possono raggiungere diversi alpeggi, i più interessanti dei quali sono:
Alpe Pradecolo (rifugio Campiglio), Alpone (agriturismo), Alpe Pragaletto, Alpe Roccolo, Alpe Cortesel, Alpe Morandi, Alpe Pian di Runo, Alpe Fontana, Alpe Pro Bernard, Alpe Buis e naturalmente la vetta del Monte Lema.
La cima del Monte Lema è raggiungibile, in auto fino a quota 1200 dell'Alpe Pradecolo dove vi e' un magnifico ristorante con una fantastica terrazza panoramica, poi tramite dei sentieri praticabili a piedi, in mountain bicke o a cavallo.
La cima del Monte Lema è raggiungibile a piedi in circa 3 ore partendo dalla frazione di Trezzino, percorrendo la gradinata del Santuario di Trezzo fino ad Astano (Svizzera) poi seguendo i sentieri svizzeri con una bellissima e inconfondibile segnaletica.
Da Dumenza si può raggionere la vetta del Monte Lema in 30 minuti, una ventina di minuti in auto passando dal Valico di Palone (confine svizzero), si attraversano i villaggi di Sessa, Astano, Novaggio e Miglieglia da dove parte la funivia che raggiunge, in una decina di minuti, la vetta del Monte Lema.

Stivigliano mantiene intatta la propria conformazione medievale, con viuzze strette e case addossate tra loro. È visibile una vecchia torretta che si affaccia sulla Val Dumentina, a scopo evidentemente militare.

Runo è posta a nordovest del centro abitato, lungo la strada per Due Cossani.
Runo fu un antico comune del Milanese.
Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 230 abitanti, in seguito alle riforme dell'imperatrice Maria Teresa inglobò la frazione di Stivigliano. Nel 1786 Runo con Stivigliano entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799.
Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 285 abitanti. Nel 1809 il municipio fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo annesse per la prima volta a Dumenza, ma il Comune di Runo fu tuttavia ripristinato con il ritorno degli austriaci. Nel 1853 risultò essere popolato da 302 anime, salite a 315 nel 1871, mentre nel 1921 si registrarono 384 residenti. Fu il regime fascista a decidere nel 1928 di sopprimere definitivamente il comune, unendolo definitivamente a Dumenza riprendendo l'antico modello napoleonico.
La torre campanaria della chiesa di San Giorgio pare avesse avuto ruolo militare nel periodo precedente il mille, durante le diverse invasioni barbariche: la strada, infatti, che da Varese portava a Luino e poi a Dumenza, era l'unica che accedeva a Bellinzona, non esistendo il lungo lago. Probabilmente faceva parte di un sistema di torri lungo queste valli, delle quali quella di Runo è l'unica superstite.
A Runo è nato il celebre pittore Bernardino Luini, allievo di Leonardo da Vinci: il cognome autentico "degli Scappi" è stato soppiantato. Nato qualche anno dopo, un suo parente, Bartolomeo Scappi a Roma nella prima metà del Cinquecento divenne cuoco insigne al servizio di ben tre papi.
Runo è il luogo d'origine dei vari rami della famiglia Trezzini sciamati verso le finitime località svizzere di Sessa, Lanera, e Astano dove nacque il celebre architetto e urbanista Domenico Trezzini, nel 1703 incaricato dallo zar Pietro il Grande di edificare la sua nuova capitale russa sulle rive della Neva, San Pietroburgo.
Due Cossani è posta a nordovest del centro abitato, lungo una strada che poi si inerpica verso Curiglia con Monteviasco.
Cossano fu un antico comune del Milanese.
Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 172 abitanti, nel 1786 Cossano entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799.
Alla proclamazione del regno d'Italia napoleonico nel 1805 risultava avere 222 abitanti.Nel 1809 il municipio fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo annesse ad Agra, ma il comune di Cossano fu tuttavia ripristinato con il ritorno degli austriaci.
Nel 1853 risultò essere popolato da 301 anime, scese a 289 nel 1871, quando il municipio aveva cambiato nome da otto anni in Due Cossani, per il rio che, discendendo da Agra, lo divide nelle due parti di Cosan de chi e di Cosan de là, confluendo poi nel rio Colmegnino.
Nel 1921 si registrarono 385 residenti. Fu il regime fascista a decidere nel 1928 di sopprimere definitivamente il comune, unendolo stavolta a Dumenza.

Il nucleo storico di Dumenza è caratterizzato da case rurali con ampi ballatoi soleggiati.
Percorrendo le viuzze di Runo e Stivigliano si puo’ notare gli innumerevoli affreschi che abbelliscono le facciate delle abitazioni. A partire dall’anno 1978, valenti pittori, per iniziativa del C.O.R.A. (Com. Org. Runo per l’Affresco) hanno dedicato alla nostra zona le loro preziose opere d'arte.
Percorrendo il centro abitato di Runo, particolarmente le vie Concordia, IV Novembre e Monte Grappa, sembra di trovarsi in lunghi saloni di esposizione.
Ai lati delle anguste stradine, che serbano ancora la loro catteristica antica, una moltitudine di opere in affresco Clicca per ingrandire deliziano lo sguardo. L’iniziativa scaturì nel 1978, dalla perspicacia di un gruppo di persone dalle idee lungimiranti. Non poteva che sbocciare in tutta la sua gagliarda prosperità, proprio in in quel luogo che vide il natale del grande Maestro Raffaele Casnedi.

La bella e grande chiesa di San Giorgio, entro la quale si sente ancora quel gradito sentore di antico che maggiormente consente l'avvicinamento al "Divino" che entro quelle mura si venera, ebbe le sue origini nel lontano 1213. L'opera venne sicuramente promossa da un gruppetto di frati venuti in valle per la conversione delle anime,. Di certo abbiamo cio' che vediamo e cioe' la lapide che ricorda la sua consacrazione che avvenne nel 1574 e i Decreti che in quella occasione il Cardinale Carlo Borromeo, lascio' al parroco Battista Ascontino da Ascona. Nell'ingiallito libro custodito nell'archivio parrocchiale , Don Ascontino trascrisse i Decreti ricevuti.

Le prime notizie della chiesa di san Nazaro risalgono al 1217, quando esisteva gia la Chiesa di San Giorgio, la quale pero' risultava scomoda per i fedeli di Dumenza. Con la costruzione di questa di S. Nazaro vennero agevolati anche i pochi abitanti dei paesi limitrofi e dei cascinali sparsi non solo sul versante italiano ma anche su quello svizzero. La costruzione venne eseguita all'insegna del volontariato e della gratuita'.

Dumenza, borgo situato alle propaggini delle Prealpi Lombarde, a ridosso del Lago Maggiore, , al centro della Val Dumentina chiamata anche Valle Smeralda per i suoi colori verdeggianti. Dumenza dista circa 90 Km da Milano, 35 Km da Varese e 25 km da Lugano nella vicina Svizzera. Il territorio comunale, abitato originariamente da tribù celtiche poi assorbite dall’espansione romana, è caratterizzato da zone coltivate, folti boschi di castagni e faggi, nonché pascoli ed alpeggi sui monti circostanti.

Il Weekend Celtico si tiene ogni anno in prossimità del Solstizio d’Estate ed è ospitato in un’area verde dedicata dove viene allestito un villaggio celtico. Il ricco programma prevede laboratori su arti e mestieri dell’epoca, ricostruzione di scene di vita quotidiana, esposizione di utensili e manufatti, dimostrazioni e stages di combattimento e danza. E ancora giochi celtici, conferenze, mostre, proiezioni, stand gastronomici con degustazione di antiche ricette e bevande, animazioni ed attività didattiche per bambini, mercatino dell’artigianato celtico, e, la sera, concerti di musica tradizionale scozzese e irlandese, spettacoli di danza, e il rito druidico dell’accensione del fuoco, e, infine, anche la possibilità di partecipare a visite guidate nei boschi circostanti ed ai luoghi dei ritrovamenti celtici.

La Val Dumentina ha visto il passaggio di alcuni pittori:

Bernardino Luini - 1480 / 90 - 1532 Solo recentemente sembrano state accertate le origini del piu' illustre figlio dumentino: Bernardino Scappi piu' noto come Bernardino Luini, uno fra i piu' grandi pittori rinascimentali.

Raffaele Casnedi - 1822 - 1892 Ultimo dei grandi maestri comacini, in contrasto con il padre che voleva si dedicasse al ramo alberghiero, frequento’ l’Accademia di Brera dove si distinse per il suo valore artistico vincendo fra l'altro il premio Mylius con l'opera " La scuola di Leonardo". In seguito fu nominato professore aggiunto dell'Accademia di Brera.

Giuseppe Terruggia (Giusep da Congera 1871 – 1955) Inizio’ la sua lunga carriera a Milano quando da ragazzo segui’ alcuni corsi di disegno presso l’Accademia di Brera. Nella zona e’ possibile ammirare in numerose case private ed esercizi pubblici le sue bellissime opere.

Raffaele Galli Nato nel 1912 a Firenze da genitori Runensi. Da ragazzo apprese i primi rudimenti della pittura presso la Soc. Operaia di Runo. In seguito, per motivi di studio, si trasferi’ a Milano dove frequento’ la Scuola Superiore d’arte del Castello diretta dal Prof. Esodo Pradella, affino’ in seguito la tecnica pittorica e grafica nello studio del Prof. Malugani.

Virginio Marchesi Nato a Runo nel 1923 e genovese d’adozione. Iscritto alla FIAF (Federazione Italiana Arti Figurative). Ha partecipato a diverse personali e a molte estemporanee, riscuotendo sempre validi consensi di critica e pubblico.

Pietro Piazza Nato nel 1935 a Parigi da genitori Runensi. Ha frequentato gli studi d’arte presso la Sorbona di Parigi. A Runo si dedico’ principalmente al chiarismo creando parecchie opere ora sparse in parecchie collezioni private italiane svizzere e francesi.

Antonio Barozzi (Tognign) Autore di numerosi affreschi fra i quali alcuni nella chiesa di San Giorgio e nell' ex salone del circolo di Dumenza. Fu l'autore anche dello stemma della repubblica sul frontone della "cappella" civica in piazza Diaz, sfortunatamente ora non piu visibile perche' ricoperto durante l'ultimo restauro.

Pietro Grassi (Pierino) Lavoro' parecchi anni a Milano in una cooperativa come decoratore dove in seguito ne divento' presidente. Rientrato a Dumenza decoro' parte della Parrocchiale di San Giorgio, quella di Due Cossani, la chiesetta di Pradecolo e molte abitazioni della zona. Lavoro' parecchio anche a Trarego, Cannero e Cannobio sulla sponda piemontese del Lago Maggiore.

A Dumenza, l'8 ottobre 1881, nacque Vincenzo Peruggia, il pittore decoratore divenuto celebre per aver rubato la Gioconda la notte tra il 20 e il 21 agosto del 1911, poi da lui riconsegnata ad un celebrre antiquario di Firenze. Fu processato in Italia e la sua condanna venne poi ridotta per decisione del re d'ITalia, considerato il fine ideale di retituire un capolavoro alla Patria. In tal senso intervenne a suo favore anche Gabriele D'Annunzio.


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