venerdì 20 marzo 2015

I MISTERI DEL SOLE NERO

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Il giorno che si tinge di nero. Le tenebre che divorano la luce. Le stelle a mezzogiorno. Le eclissi solari hanno accompagnato tutto il corso della storia umana. E per millenni sono state un fenomeno che ha terrorizzato gente comune e sovrani, eserciti e generali: un funesto presagio perché rovesciamento del quotidiano e del senso comune. Tutti i popoli hanno avuto modo di osservarne il succedersi e il ripetersi nella loro periodicità.

La memoria più antica di un'eclissi ha viaggiato fino a noi sul filo della leggenda. In Cina, più di 4mila anni fa. In previsione di un'eclissi, tamburi e arcieri reali dovevano essere pronti per spaventare e combattere il drago che divorava il Sole. La sua scomparsa, seppure per pochi minuti, era infatti un pessimo presagio per la sorte dello stesso re, legittimato dal volere celeste.

I cinesi, dunque, erano in grado di fare previsioni già 2mila anni prima di Cristo. La storia narra che Hsi e Ho, i due astronomi di corte, mancarono però la previsione, non per imperizia, ma perché erano ubriachi. Non si riuscì a mettere mano in tempo alle mazze e agli archi, ponendo così a rischio la vita dell'imperatore. Per punizione, Ho e Hsi furono giustiziati, ma la loro vicenda ci ha consegnato forse la testimonianza più remota di un'eclissi nella storia della civiltà: quella del 22 ottobre 2137 avanti Cristo.

Il primo documento scritto relativo a un'eclissi di Sole è invece quello rappresentato dalla tavoletta ritrovata nel 1948 a Ugarit, nell'attuale Siria, incisa in scrittura cuneiforme. Riporta la descrizione dell'oscuramento e la comparsa di Marte in pieno giorno. Gli studiosi, proprio sulla base della posizione di Marte e della datazione della tavoletta, hanno ipotizzato che si tratti del fenomeno accaduto il 5 marzo 1223 avanti Cristo.

Quasi come un macabro carnevale, le eclissi hanno avuto il potere di ribaltare i ruoli e trasformare re in contadini e prigionieri in re, da sacrificare però per salvare i primi. Accadeva nel regno assiro. La cerimonia dello sar puhi è ben raccontata in un capitolo del libro Notte di stelle, scritto da Margherita Hack e Viviano Domenici. Sotto i regni di Esarhaddon e poi di Assurbanipal (dal 681 al 631 a.C. circa), all'approssimarsi di un'eclissi di luna o di sole sul trono veniva posto un "parafulmine" umano: al posto di re e regina salivano un criminale, un prigioniero di guerra oppure una persona qualsiasi assieme alla provvisoria consorte. I nuovi incoronati venivano così segnati, secondo la credenza, con le maledizioni che l'infausto evento portava con sé. Il sovrano nel frattempo si rifugiava in campagna e diventava un "fattore" sotto mentite spoglie. Al termine del regno dello sar puhi, cioè del "re sostituto", che durava un centinaio di giorni, i due finti reali venivano giustiziati e sepolti con una cerimonia funebre regale, per essere sicuri che l'inganno giocato alle divinità fosse credibile.

Il conflitto tra Lidi e Medi durava già da sei anni quando i due eserciti si affrontarono sulle sponde del fiume Halys, nell'attuale Turchia, il 28 maggio del 585 avanti Cristo. In quella data "improvvisamente il giorno si fece notte". A raccontarlo è Erodoto, nelle Storie, il quale sostiene che proprio quella eclissi fu predetta da Talete di Mileto. Lidi e Medi però non ne avevano notizia.
I due eserciti, terrorizzati dall'evento, lasciarono cadere le armi e, poco dopo, i sovrani Aliatte e Ciassarre si affrettarono a stipulare una tregua che pose fine alla guerra tra i due popoli. I calcoli molto precisi possibili oggi hanno permesso di isolare l'episodio e di datarlo con certezza.

Erodoto racconta come anche il re persiano Serse fu spaventato da un'eclissi di Sole, poco prima di attaccare i Greci alle Termopili nel 480 avanti Cristo. Ma fu rassicurato dai propri sacerdoti. I magi sostennero che la Luna che eclissava le città elleniche fosse un buon presagio per i persiani. Qui è la storia che, finalmente, incontra la scienza. Le parole di Erodoto dimostrano come la spiegazione naturale al fenomeno fosse già conosciuta anche prima delle osservazioni del filosofo greco Anassagora.

I riferimenti alle eclissi nella storiografia e nella letteratura antiche sono naturalmente diversi, dall'Antico testamento al poeta greco Archiloco. Anche Omero ne parla nell'Odissea: il ritorno a Itaca di Ulisse è preceduto proprio dall'oscuramento del Sole. In questo caso la sventura portata dall'eclissi si abbattè sui Proci. Era il 16 aprile 1178 a.C. quando il Sole fu "tolto dal cielo e un'oscurità sinistra invade la terra". La data è risultato dello studio di questi versi e dei dettagli astronomici presenti nel poema che hanno permesso di collocare, quindi, anche la caduta e la distruzione di Troia con buona precisione, tra il 1192 e il 1184 prima di Cristo.

La Luna passa regolarmente davanti al Sole. È un calendario cosmico estremamente preciso. Grazie alle proiezioni e ai calcoli possibili oggi, possiamo virtualmente tornare indietro nel tempo e visualizzare quando e dove le eclissi furono visibili con estrema precisione. Questo ci permette di ricostruire e datare episodi remoti della nostra storia, incrociando le informazioni delle testimonianze scritte. Come l'osservazione del 3 agosto del 431 a.C., durante la guerra del Peloponneso. O l'occultazione del 632 dopo Cristo, prossima alla data di nascita di Maometto. La morte del sovrano carolingio Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, seguì di poche settimane l'eclissi del 5 maggio 840: anche questo un "presagio" della fine imminente dell'imperatore.

L'abilità e la comprensione scientifiche permettevano, quindi, già nell'antichità di prevedere le eclissi con una discreta precisione. Questo presupponeva, per esempio, la conoscenza di quello che ora chiamiamo "ciclo di Saros". Si tratta di un intervallo di tempo ciclico di circa 18 anni scaduto il quale le eclissi si ripresentano simili. Conoscenze di questo tipo sono un patrimonio che risale a più di 2mila anni fa ed era in possesso dei Caldei, in Mesopotamia. Ma questo tipo di previsione è riportata anche sui calendari dei popoli precolombiani come i Maya.

Col passare dei secoli e col progredire degli studi di fisica e astronomia, i misteri del "sole nero" sono stati svelati. E con essi è scomparso anche il terrore per un fenomeno "soprannaturale" finalmente spiegabile dalla teoria copernicana e, successivamente, con formule matematiche molto dettagliate. Astronomi e fisici capirono che il transito della Luna di fronte al Sole poteva fornire ulteriori indizi sulla nostra stella ma non solo. Le osservazioni portarono alla scoperta e alla conferma di alcuni "mattoni" che tengono insieme l'universo stesso.

Nel 1780 il professore di Harvard Samuel Williams ottenne un lasciapassare dagli inglesi per varcare le linee nemiche durante la guerra d'Indipendenza americana, per poter osservare l'eclissi totale che si sarebbe verificata il 27 ottobre di quell'anno. L'interesse scientifico gli garantì l'immunità per raggiungere la baia di Penobscot, nel Maine. Sfortunatamente Williams sbagliò a calcolare l'area della totalità (la zona in cui cade l'ombra della luna) e potè osservare solamente un'eclissi parziale.
A metà dell'800 risale la prima "foto" di un'eclissi: un dagherrotipo che per la prima volta immortalò la corona solare, grazie allo schermo posto dalla Luna. Pochi anni più tardi fu proprio grazie a un'eclissi che il francese Pierre Janssen e l'inglese Norman Lockyer poterono scoprire l'esistenza di quello che ora sappiamo essere il secondo elemento più presente nell'universo: l'elio. Ottennero lo stesso risultato lavorando indipendentemente: analizzarono lo spettro di emissione della luce della corona solare scoprendo che non aveva nessun riscontro con tutti gli elementi conosciuti fino ad allora. Il nome del nuovo elemento fu scelto proprio ispirandosi alla nostra stella.

Quello scampolo di notte che piomba nel bel mezzo del giorno ha fornito anche una conferma alla legge della Relatività generale di Einstein. In particolare la teoria che un campo gravitazionale può deflettere anche la luce. Il 29 maggio 1919 le due spedizioni organizzate da sir Arthur Stanley Eddington in Brasile e nella Guinea Spagnola avevano l'obiettivo di fotografare l'eclissi e le stelle più luminose che apparivano nella stessa regione del disco oscurato del Sole. Il confronto delle lastre con la posizione che avrebbero dovuto occupare in condizioni di osservazioni normali diede la prova che la luce delle stelle era stata deviata dal campo gravitazionale del Sole. Einstein ci aveva visto giusto.

Le eclissi solari, però, non hanno smesso del tutto di influenzare la cultura popolare e di alimentare timori. Fino al XIX secolo, per esempio, la Marina militare cinese ha continuato la tradizione di "sparare" a salve contro il drago che voleva ingoiare il Sole. Accadeva 150 anni fa.Il 22 luglio 2009, le autorità cinesi hanno allertato le forze di polizia lungo tutto il corso dello Yangze per evitare scene di panico durante l'eclissi prevista per quel giorno. E a Chongqing il sindaco vietò l'uso dei telefonini durante l'oscuramento del Sole. Insomma, nonostante il fenomeno sia stato ormai spiegato ampiamente, ritrovarsi ad ammirare le stelle a mezzogiorno non ha mai smesso di inquietare i pur ben informati "spettatori".

In Vietnam, si pensava che una rana gigante stesse divorando il Sole, mentre in Cina antica, la gente credeva fosse opera di un drago celeste affamato. Vi è anche la favola vichinga che narra che il dio del sole, Sol, viene continuamente inseguito dal lupo Skoll e quando l'animale riesce a catturarlo avviene un'eclissi solare. Così, quando questo accadeva, la gente faceva un sacco di rumore, sbattendo insieme pentole e padelle, per spaventare il lupo e far ritornare il Sole. La stessa cosa avveniva con l'eclissi lunare, ma in quel caso il lupo divoratore di Luna (Mani) era Hati.

Nell'antica Grecia l'eclissi solare era interpretata come un segnale negativo. Si pensava che gli dei fossero arrabbiati e che l'oscuramento del cielo rappresentasse l'incombere di disgrazie. La parola eclissi in realtà deriva dall'antica parola "ekleipsis", dal greco "nascondersi".

Un mito popolare, che ancora persiste in alcune culture, è che le donne in gravidanza possono essere danneggiate dall'eclissi solare, e per questo devono rimanere in casa durante l'evento. Si dice infatti, che se una donna incinta esce durante un'eclisse, il suo bambino nascerà cieco o con un labbro leporino.

In alcune parti dell'India, le persone non mangiano durante un'eclissi solare e gettano qualsiasi cibo ancora non consumato. Ciò deriva dalla convinzione che qualsiasi cibo cucinato durante l'eclissi, sarà velenoso e impuro.

Nella Kemò-vad, il significato del Sole Nero simboleggia soprattutto la luce dello spirito che occasionalmente può essere occultata dalla mente, la quale prende il sopravvento sulla sfera dell’individuo per impreparazione di questi o a causa del plagio culturale che viene attuato sul piano sociale. Luce che tuttavia non è destinata a spegnersi poiché la sua dimensione è insopprimibile e eterna.

Lo Schwarze Sonne, come noto, conoscerà una certa popolarità anche sotto il nazionalsocialismo. Il simbolo presente in un mosaico marmoreo nel vano della ex “Oberguppenführersaal”, un salone rivestito di pietra nella Torre Nord del castello di Wewelsburg, dove in precedenza era posta la cappella privata del Principe-Vescovo. Originariamente, al centro di detto ornamento era collocato un disco d’oro.
Costruito originariamente tra il 1603 e il 1609, in stile “Weser-Renaissance”, come residenza secondaria del Principe-Vescovo di Paderborn, sul luogo di un precedente maniero sassone, Wewelsburg era stato con gli anni lasciato all’abbandono fino a che, nel 1934, le SS ne avevano preso possesso.

Nella “Oberguppenführersaal”, Himmler aveva fatto installare una tavola rotonda in stile arturiano con 12 posti a sedere che dovevano accogliere i 12 ufficiali maggiori delle SS. Sotto la sala vi era la “cripta” o “terra dei morti”, una grande sala circolare con dodici colonne di granito e un soffitto adornato da un’altra grande svastica.

Il Sole splendeva alto, quando d'un tratto lentamente iniziò ad oscurarsi, sino a scomparire: l'eclissi segnava un momento di rito per uomini lontani da noi migliaia di anni...
Tutti s'inchinarono intonando una nenia funebre al Sole morente, ma non c'era terrore nei presenti, perchè l'evento era stato annunciato dai Grandi Sacerdoti del "Tempio del Sole" e vissuto come un momento di preghiera rivolto al grande astro lucente. Il Gran Sacerdote alzò le braccia al cielo. La sua voce divenne preghiera: "Oh, grande Dio Sole. Risorgi dal buio della notte che oscura il giorno. Destati e riscalda i cuori dei tuoi adoratori". Così, a Posidonia, la capitale d'Atlantide si accoglieva un'eclissi di Sole 11.000 anni fa".

L'eclissi di Sole è forse il fenomeno astronomico che meglio lega passato e futuro. Così come noi vediamo l'eclissi oggi, allo stesso modo succedeva per le popolazioni antiche. Ancora oggi un'eclissi di Sole fa rivivere, sia pure per un solo istante, il terrore abissale del primitivo che vede scomparire il dio benefico che riscalda la Terra, matura i frutti, mantiene ogni cosa in vita; serve per far capire che, di fronte all'immensità dei corpi celesti, non siamo che piccoli e fragili, che possiamo essere annullati in un attimo, da un dito che passa sul Sole.

Per i latini "Sol" era l'astro intorno al quale ruotano i pianeti del nostro sistema solare e in ordine di distanza troviamo: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, scoperto nel 1846 e Plutone, nel 1930. Per gli astrologi rappresenta simbolicamente il principio vitale, la forza che tutto crea, il maschile-positivo. Nell'astrologia esoterica troviamo il Sole terrestre e quello spirituale. Una via di mezzo tra le zone oscure dell'inconscio umano e quelle luminose della super-coscienza: solo attraverso il buio e le tenebre si giunge alla Luce... Il Sole governa il settimo giorno della settimana, la domenica; è abbinato al colore giallo e all'oro; al diamante e allo Zaffiro Stellato dal cupo colore blu; al numero sei e al fuoco.

Nei Tarocchi le Carte sono i Sentieri di Saggezza: i numeri, come le lettere e i suoni, sono quelle manifestazioni che Dio usò per la Creazione. Il Sole è la Carta 19, indica la discesa della Luce che libera la mente dalle costrizioni del mondo circostante ed è simbolo degli Illuminati. Il numero 19 è la massima espressione perchè composto dal primo dei numeri, l'1 che indica Dio, la Creazione, e l'ultimo prima della loro ripetizione, il 9.

Il Sole è fonte di vita, di luce e di calore, simboleggia Dio, padre divino, creatore e dispensatore dei beni più preziosi, per questo l'adorazione verso questa energia cosmica è universale per tutti i popoli ed è una vera religione cosmica già in uso milioni d'anni fa. Se del culto solare dei primi uomini della preistoria abbiamo vaghe tracce, oltre quelle della "logica", in mitologia sappiamo che ha rappresentato varie divinità.

Per i per i Romani era Giove, la personificazione del cielo e della luce, da cui nacque Danae che si trasformandosi in pioggia di luce. Nell'antica Roma dell'imperatore Aureliano, per suo volere, divenne la divinità suprema del culto pubblico. Nel 274 d.C. gli fece erigere un magnifico tempio. Per i Greci era Zeus, la massima autorità dell'Olimpo ordinatore dell'universo, padre di dei e uomini. Dominava il cielo e la terra, a lui furono dedicati i giochi olimpici e il tempio di Olimpia. Il figlio, Apollo, era il dio dell'arte e della bellezza. Nel mondo greco-romano personificava il Sole che faceva maturare le messi e sanava le malattie. Era il dio della divinazione e della profezia, il suo più importante oracolo era quello di Delfi. Per la cultura vedica era Mitra, dio solare dell'ordine cosmico.

Il Sole, nell'antico Egitto era associato alla divina persona del faraone. Era il dio Ra e, per la leggenda che lo lega alla sposa Iside, era Osiride, la personificazione del ciclo vitale delle stagioni legate alla natura che muore e rinasce: simbolo di rigenerazione periodica, di resurrezione e d'immortalità. Nel 1372 a.C. in Egitto, durante la XVIII dinastia, a soli dodici anni Amenofi IV (divenuto poi Akhenaton), salì al trono del più vasto impero della sua epoca e in pochi anni gettò le basi del monoteismo cosmico: millenni prima della nascita del Cristianesimo. Sotto il suo regno si ha una profonda riforma religiosa. Il primo esempio di misticismo che millenni fa diede vita a quello che potrebbe essere considerato un anticipo sul cattolicesimo. Questa innovazione religiosa volta al dio Aton (il Sole), si basava sull'adorazione della Trinità rappresentata da padre, madre e figlio, per questo i figli e la sua sposa erano partecipi della sua natura divina. Il faraone era considerato il figlio di Aton e per queste "origini solari" il trono era riservato solo agli uomini. La storia racconta che furono solo due gli esempi di donne elevate al rango di faraone: Hatshepsut che salì al trono come reggente durante la minorità del figliastro Thutmose III, e non esitò a portare la barba rituale, posticcia, e Nefertiti, moglie di Akhenaton. Secondo la tradizione Akhenaton discendeva dagli atlantidi che adoravano il disco solare. Anche Aton, il dio unico, era rappresentato dal disco solare i cui raggi orientati verso il basso, terminano con le mani che spesso sorreggono l'ankh, la croce egizia simbolo della vita, dell'immortalità e degli Iniziati. Era l'adorazione "dell'energia cosmica", di cui si diceva ne fosse plasmato lo stesso faraone, per questo nella nuova religione solare non vi era alcun simbolismo, mitologia, leggenda, miracoli, santi o altri dei. Il culto avveniva in una nuova città chiamata Akhetaton (Tell El Amarna), in cui il Sole era simboleggiato da un disco d'oro puro.

Per gli antichi babilonesi era il momento in cui sette esseri malvagi divoravano l’astro, mentre secondo gli aborigeni australiani il Sole era finalmente libero di far l’amore con la Luna. Una credenza, quest’ultima, che va del tutto in contrasto con il mito tramandato dal popolo dei Batammaliba, che abitano in Togo e in Benin, secondo cui il sole nero è un momento di lite con la Luna durante cui le persone devono invitare le due personificazioni a fare pace. Si tratta di una convinzione sopravvissuta fino ad oggi nella tradizione per cui durante un’eclissi bisogna lasciarsi alle spalle rancori e litigi.


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