L'ippodromo del Mirabello era un ippodromo collocato all'interno del Parco di Monza, nell'area compresa fra le ville Mirabello e Mirabellino.
Venne inaugurato nel 1924, il progetto era dell'architetto Paolo Vietti Violi, che aveva anche diretto i lavori di costruzione, durati due anni. Disponeva di due piste da corsa (lunghe l'una 1.800 metri, l'altra 2.200) e di due tribune da 1.500 posti, anch'esse progettate da Vietti Violi in uno stile Liberty informale ma estremamente elegante. Furono realizzate in legno, sul modello degli ippodromi tipici della Belle Epoque.
Le corse che venivano disputate, pur non eguagliando per spessore tecnico quelle disputate a Milano, venivano particolarmente seguite nel corso degli anni venti e degli anni trenta dall'aristocrazia e dall'alta borghesia, che vedevano in questo sport un piacevole passatempo mondano. Fra gli anni trenta e gli anni quaranta, il regista Luchino Visconti fu su queste piste fantino dilettante, oltre che allenatore e allevatore.
Il 1976 fu l'anno della chiusura, e l'ultima corsa disputata fu il Grande Cross Country di Monza. Nel 1990 un incendio distrusse ciò che rimaneva delle tribune in legno, che vennero in seguito demolite insieme alle stalle.
Collocato fra la villa Mirabello e la villa Mirabellino, l'ippodromo si inseriva in un delicato equilibrio paesaggistico, già fortemente compromesso nel 1922 con la realizzazione dell'autodromo. Il forte impatto ambientale che quest'ultimo aveva prodotto, aveva portato all'introduzione di norme altamente restrittive sulle nuove edificazioni all'interno del parco, volte a garantire una maggiore attenzione per il paesaggio e per il patrimonio arboreo preesistente. Rispetto alle polemiche che avevano accompagnato la realizzazione dell'autodromo, nel 1922, l'intervento che vide la realizzazione dell'ippodromo venne infatti giudicato più piacevole e compatibile col contesto in cui si inseriva. Il giudizio molto probabilmente derivava anche dal relativo impatto che questo poteva avere sul sistema complessivo del parco, all'interno del quale si affacciava con architetture comunque eleganti e "leggere" (visto l'uso del legno).
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