L'Idroscalo Internazionale di Como è un impianto per l'ammaraggio ed il decollo di idrovolanti situato sul lago di Como, nella città di Como.
La struttura è gestita dall' Aero Club Como, fondato nel 1930 e intitolato a Giuseppe Ghislanzoni.
Attualmente la flotta, con sede nell'idroscalo, è costituita da quattro Cessna 172 Idro, marche I-SAAB I-PVLC I-SIPI I-BISB, un Lake LA-4-200 Buccaneer D-EARS, un Cessna 206 anfibio N206BJ, un Piper PA-18 anfibio I-GEGE e un Cessna O-1 Bird Dog I-EIAQ.
È l'unico idroscalo operativo in Italia attualmente.
Qui ha sede anche l'unica scuola per piloti d'idrovolanti d'Europa.
Le infrastrutture permettono l'attracco degli aeroplani ad appositi pontili: ne sono presenti 3, 2 possono accogliere un solo aeroplano e un terzo ne può accogliere due. Per il movimento degli aeroplani anfibi esiste una rampa che permette agli stessi di portarsi sul piazzale o immettersi nel Lago. La pista, con orientamento 01/19 è lunga 900m e larga 160m, è individuabile tramite le boe gialle (di notte sono visibili le boe luminose di testata pista per entrambe le direzioni).
L'Aero Club Como vanta la presenza nel proprio hangar del più antico idrovolante ancora volante del Mondo: il Caproni Ca.100 I-ABOU del 1935. Questo aeroplano è privato, quindi non può essere utilizzato da altri piloti al di fuori del proprietario. Altro vanto dell'Aero Club è il cosiddetto "Idroscivolante", un'imbarcazione sportiva con motore Alfa Romeo vincitrice di molti premi nautici.
L'aviazione è arrivata in territorio comasco fin dai primi anni della sua esistenza.
Quando i fratelli Wright fecero il loro primo volo a Kitty Hawk a Como si volava ancora con palloni aerostatici, ma solo pochi anni dopo i primi aeroplani solcavano i cieli lariani.
Nel 1912 vennero organizzate alcune giornate aviatorie con la presenza dell'aviatore ticinese Attilio Maffei e del suo Blériot.
I voli avvenivano dal galoppatoio di Mornello, tra Cernobbio e Malianico.
La manifestazione ebbe un'ampissima risonanza e
Nell'ottobre del 1913 ebbe inizio l'epopea del volo idro. A Como infatti confluirono i più celebri piloti europei di idrovolante, con le loro macchine, a gareggiare per un importante premio. Il “Gran Circuito dei Laghi”, è stata la prima manifestazione del genere in Italia e sarebbe stata poi seguita da altre più note, culminanti nella Coppa Schneider e nel primato di velocità di Agello, del 1934, tuttora imbattuto.
Grande la partecipazione non solo delle autorità, ma anche del pubblico, che seguì lungo tutto il percorso i piloti nelle loro peripezie.
Alcuni comaschi poterono provare l'emozione di decollare su un aereo proprio dalle acque del lago.
Dal 1914 il Lario divenne uno dei “terreni” di prova delle molte aziende aeronautiche operanti nel Milanese e nel Varesotto, impegnate a costruire macchine per uso bellico.
Il grande evento del dopoguerra fu la manifestazione del 1922, che vide la presenza di molti idrovolanti e anche il lancio di un paracadutista. Fu anche fatto un esperimento di posta aerea.
Nel frattempo un coraggioso tentativo del comasco Somalvico di costruire un tipo rivoluzionario di idrovolante – l'elicoplano – non andò a buon fine.
Nel 1925 fu fatto un esperimento di posta aerea sul lago, con consegna di sacchi in vari comuni rivieraschi.
Il 1927 fu l'anno delle celebrazioni voltiane, che videro a Como la presenza di molti idrovolanti e l'aviazione idro diventare popolare. Moltissime, infatti, furono le persone portate in volo durante l'anno. Per l'occasione fu costruito a Villa Olmo un hangar.
I tempi ormai erano maturi per la nascita di una struttura più consistente e permanente e, nel 1929, furono intraprese iniziative volte a finanziare la costruzione di un hangar e l'acquisizione di aerei.
Il 6 aprile 1930 fu fondato l'Aero Club Como ad opera di tutte le entità rilevanti del territorio e di molti entusiasti privati.
Seguì la costruzione dell'hangar e l'inizio di un'attività di scuola di volo.
Nel 1931 si ebbe la visita dell'idrovolante gigate Dornier Do X.
L'istituzione di una scuola di volo militare, affiancata a quella civile, rese necessaria la costruzione di diversi edifici di servizio attorno all'hangar.
Decine i piloti civili e militari formati ogni anno alla scuola di Como nel corso degli anni Trenta e centinaia i comaschi che ogni anno potevano provare l'emozione del volo.
La seconda guerra mondiale richiese un pesante tributo in vite umane di comaschi, con ben 80 caduti, sette dei quali medaglie d'oro.
Gli avvenimenti seguenti l'8 settembre 1943 determinarono la cessazione dell'attività di volo. L'hangar diventò un deposito di materiali per l'esercito tedesco e, dopo la Liberazione, un campo per militari inglesi in attesa di essere rimpatriati.
Nel dopoguerra della base di idrovolanti restava solo un hangar vuoto. Grazie agli eroici sforzi di pochi entusiasti venne acquisito un Caproni CA 100 e poi, superando immani ostacoli, due Macchi MB 308, un secondo Caproni e infine un Republic Sea Bee, una vera novità per l'epoca, essendo un prodotto americano che arrivava dopo decenni di autarchia.
Con queste macchine il rinato Aero Club avrebbe continuato la sua attività per oltre vent'anni, fino alla fine degli anni Sessanta. Lo stato del Club a quell'epoca è immortalato nel film “Gli Scarponi del Cielo”, fatto realizzare dall'istruttore di allora Mangoni. Il film mostrava con belle immagini tutto il fascino del volo idro, un'attività letteralmente scomparsa in Europa, con la sola esclusione dei paesi scandinavi.
Gli anni Settanta furono un periodo buio per l'aviazione idro comasca, a causa delle mire sull'area dello stadio e dell'hangar di vari potentati economico-politici, delle ristrettezze economiche, della conseguente esiguità della flotta, delle penalizzanti normative dell'aviazione civile, tanto che in non pochi momenti il Club fu sull'orlo della chiusura.
Dal 1980 si deve invece registrare un completo cambiamento. Da un lato il Club ha saputo esprimere una nuova voglia e capacità di gestire un'attività rara nel campo dell'aviazione ed è riuscito a proporre a livello internazionale il suo specialissimo prodotto. Dall'altro le autorità e i poteri locali hanno incominciato ad accorgersi che questi strani fossili viventi, queste curiose macchine, potevano rappresentare un importante elemento di sviluppo per la città e il territorio.
Nuove normative aprivano inoltre in questi anni le acque alla possibilità di decollare e ammarare liberamente. Tutto ciò, unito alle bellezze del Lario, hanno creato quel mix che ha reso l'attività idrovolantistica comasca una delle più importanti del mondo.
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