Imponente dimora neoclassica di fine '700. Il gigantesco albero leggendariamente piantato da Plinio il Giovane, che abbelliva in passato il parco della villa che diede il nome alla villa non esiste più, ma il giardino all’italiana sul davanti ed il parco all'inglese sul retro sono ricchi di alberi secolari e piante di alto fusto.
La costruzione della villa venne commissionata dal marchese Innocenzo Odescalchi all'architetto neoclassico Simone Cantoni, originario del paese di Muggio, nella omonima valle presso Mendrisio. Egli aveva consolidato una grande esperienza realizzando, fra l'altro, il fondamentale Palazzo Serbelloni, in Corso di Porta Venezia a Milano nel 1775 e la ristrutturazione del Palazzo Ducale di Genova.
L'edificio, costruito sulla riva occidentale del primo bacino comense, era destinato a residenza estiva per i marchesi. E, infatti, l'imponente edificio neoclassico, è completato da un ampio giardino affacciato sul lago, largamente risistemato dal successivo proprietario, il marchese Raimondi.
I lavori ebbero avvio nel 1782, sulla base di un nuovo progetto, che rielaborava uno precedente opera del ticinese Innocenzo Regazzoni. Cantoni chiamò presso di sé i fratelli Domenico Pozzi, Carlo Luca Pozzi, Giuseppe Pozzi e lo scultore Francesco Carabelli, avvalendosi della loro collaborazione.
Il marchese Innocenzo Odescalchi vi ospitò, fra gli altri, nel 1797 il generale Buonaparte e nel 1808 Ugo Foscolo.
Successivamente, Cantoni guadagnò nuovi incarichi in città ed in Provincia: vale la pena di ricordare il seminario vescovile e la ristrutturazione del Liceo Volta, presso Porta Torre (per il quale disegnò, fra l’altro, il salone della biblioteca, nel 1811 e, nel 1816, la facciata).
Nel 1824, con la morte di Innocenzo Odescalchi, la dimora passò in eredità, al marchese Giorgio Raimondi.
In diverse occasioni ospitò, per ben tre volte, la visita degli imperatori d’Austria, Francesco II nel 1816 e nel 1826 e Ferdinando I nel 1838, accolti con grandi onori. Anche la regina delle due Sicilie e la regina di Sardegna vi trovarono accoglienza.
Il marchese Giorgio Raimondi ebbe un ruolo rilevante nelle insurrezioni del 1848-49. Per questo motivo venne esiliato in Svizzera, nel Ticino e la villa venne requisita.
Nel 1859 vi soggiornò anche Giuseppe Garibaldi, che sposò (salvo ripudiarla poco dopo per infedeltà) la figlia del marchese, Giuseppina Raimondi.
Nel 1883 la villa venne ceduta al duca Guido Visconti di Modrone. I duchi affidarono all'architetto Emilio Alemagna l'abbattimento delle scuderie e di un portico, l'apertura di due balconate, il rifacimento degli stucchi del pian terreno, la sistemazione del parco e la costruzione di un piccolo teatro.
Nel 1924 venne acquisita dal Comune di Como, che vi ha ospitato, negli anni, l'Esposizione Internazionale per il centenario della morte di Alessandro Volta, numerosi congressi, spettacoli, mostre d'arte. Nel 1970 ospitò una puntata di Giochi senza frontiere. Dal 1982 è sede del Centro Volta, che vi organizza le sue manifestazioni internazionali.
La villa è stata usata come ambientazione, per le riprese, di alcune scene del film Innamorato pazzo di Adriano Celentano.
Villa Olmo è la più celebre e sontuosa tra le dimore storiche comasche e ha fatto di Como uno dei centri propulsori dell'Illuminismo in Italia. Simone Cantoni riuscì ad essere l'interprete d'una classe aristocratica colta e progressista, adottando negli edifici "riformati alla moderna" i valori estetici del "buon gusto", in piena adesione agli assunti teorici dell'Illuminismo, in un momento storico che vide la Lombardia - e Milano in particolare - divenire uno dei centri più vivaci d'Europa. Come ha scritto la studiosa Nicoletta Ossanna Cavadini, è un autentico "universo filosofico" basato sulle proporzioni della sezione aurea. L'architetto entrò in sintonia con la personalità del committente, il marchese Innocenzo Odescalchi, che tornò da Roma nel 1780 con un'istruzione aggiornata e cosmopolita, e decise di avviare un programma di rinnovamento culturale di tutta Como, che comprendeva appunto anche una villa suburbana in linea con le riforme dei Lumi.
Simone Cantoni (Muggio 1739-Gorgonzola 1818) è l'esponente più famoso di una famiglia di capomastri e architetti ticinesi che operarono a partire dal Cinquecento in area ligure, francese e tedesca. Progettista di una rigorosa architettura neoclassica in cui le citazioni dell'antico e i riferimenti alla cultura francese contribuirono a creare un nuovo linguaggio, pur nella formale osservanza dei "principi" delle regole classiche ripresi nel Settecento, ha lasciato opere raffinate che esprimono alti valori estetici e compositivi correlati all'espressione del "buon gusto". Cantoni realizzò, nella sua lunga carriera, un centinaio di opere in Lombardia. Particolarmente cospicuo è il repertorio delle ville da lui firmate in Brianza e nel Comasco. Villa Olmo, iniziata a fine '700 e conclusa nel 1812, dagli Odescalchi passò ai Raimondi, ai Visconti di Modrone e finalmente, nel 1925, al Comune che l'ha adibita a sede di manifestazioni culturali e di mostre d'arte. Fu in effetti il "biglietto da visita" che permise a Cantoni di realizzare una fortunata serie di residenze di campagna, tra cui si possono annoverare Villa Giovio a Breccia e Villa Odescalchi a Fino Mornasco. Si devono ai suoi ultimi anni il Seminario Maggiore e il liceo classico "Alessandro Volta" di Como.
La facciata principale, rivolta verso il lago di Como consta di una parte mediana (cioè la villa originaria) ritmata da colonne e da lesene e sormontata da terrazza con statue, e da due ali laterali.
La castigata misura dell'esterno si trasforma, nell'interno, in profusione di ornamenti: stucchi, dorature, statue, affreschi di artisti dell'ultimo '700 e del primo '800.
Fra i vari ambienti spicca, per garbo decorativo, il teatrino (1883) con 92 posti e affreschi del Fontana.
Nel parco troviamo un tempietto neoclassico e un piccolo ruscello.
Nel centro del giardino davanti alla villa si innalza una fontana dove si vedono due bimbi che giocano con un mostro marino, opera dello scultore G. Odofrechi.
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