Il laghetto di Piona si trova al limite settentrionale del Lario Situato nei territori di Colico e Dorio, è una piccola baia delimitata dalla penisola dell' Olgiasca e dal Montecchio Sud, in cui sfocia il torrente Merla. In questo luogo sbarcarono probabilmente i Romani, che diedero il nome alla principale località della baia, Centoplagio, oggi conosciuta come Piona. Grazie alle sue acque pulite è un luogo particolarmente adatto alla balneazione.
Quella del Laghetto di Piona è una delle più belle mete con il suo ampio prato erboso e i grandi platani che assicurano una fresca ombra.
Il Comballo di Piona, affondato a fine '800, il Luisin è l'unica grossa imbarcazione esclusivamente a remo e a vela di quell'epoca, visibile sott'acqua ad oggi. Il primo a ritrovarla il giorno 25 aprile 1982 è stato un sommozzatore della zona.
Il Luisin era un comballo ovvero una delle grosse barche a vela e a remi che per secoli hanno trasportato merci di vario tipo, sabbia, legna, calce, sassi ecc. Dal greco kümbe ( tazza, barca) poi dal latino cymba o cumba. Possedeva uno scafo piatto, caratterizzato da linee filanti, fianchi rotondi e un grande slancio di prua e poppa.
Il movimento avveniva grazie ad una grossa vela rettangolare e la rotta veniva mantenuta per mezzo di un enorme timone laterale posto a dritta. Questa imbarcazione molto diffusa sul Lario venne impiegata fino alla metà del 1900. Lunga dai 20 a 30 metri con portata di 250 tonnellate, aveva una sola vela come detto, altezza e larghezza pari alle dimensioni dello scafo, con due remi a prua e due a poppa, il grande timone era posto sul lato destro del comballo.
La parte poppiera coperta era l’alloggio del barcaiolo (cumbalàt) dove mangiava e dormiva. A pieno carico il bordo del comballo era pericolosamente vicino all’acqua da qui molti naufragi.
A Mandello del Lario affondò il comballo America. Al largo di punta Spartivento e di Varenna affondarono due gondole versione migliorata del comballo. Altra gondola, Colico, si trova a Santa Maria Rezzonico a 40 metri di profondità.
A Tremezzo altro relitto interessante. La nostra imbarcazione, il comballo Luisin, trasportava dei grossi sassi di Moltrasio destinati alla costruzione della stazione di Piona.
Proprio davanti alla celebre abbazia cistercense di Piona avvenne il naufragio con la morte di un barcaiolo ma più probabile che fossero due. Il Comballo venne investito da un forte vento proveniente da nord e a nulla valsero i tentativi di raggiungere le calme acque del laghetto di Piona. Sembra facile trovare i resti della barca ma in effetti non è così, per la semplice ragione che la posizione non è chiara, tutt’altro. Il Comballo Luisin è inabiassato a -27 metri.
Questo Comballo era imponente e con la vela al vento era sicuramente uno spettacolo.
Di questo relitto si legge: si chiamava “Luisin”. Partito da Moltrasio con un carico di pietre, stava risalendo dal primo bacino del lago verso Colico. Sembra che quel giorno il vento rinforzò considerevolmente e le acque s’ingrossarono così tanto che i "cumbalàt" (così venivano chiamati i barcaioli del Comballo) tentarono di rifugiarsi nella baia di Piona (detto anche Lago di Piona) dalle acque sempre calme, in attesa che gli eventi si placassero. Quando la barca fu al traverso della punta di Piona, raffiche impetuose investirono in pieno il Comballo in manovra e le acque impazzite del lago gli si rovesciarono addosso.
Le barche di questo tipo, larghe e pesanti, potevano sopportare solo una bolina larga e non erano fatte per stringere l'andatura. Il "Luisin", carico di pietre fino al massimo della portata, nel giro di pochi minuti si trovò in balia della tempesta. Gli uomini dell'equipaggio (pare fossero due) cercarono di mantenere la rotta che li avrebbe portati all'imboccatura della vicina baia, senza però riuscirvi. La barca, già bassa sull'acqua per il tropo peso, iniziò ad allagarsi e in breve tempo colò a picco, posandosi sul fondo, a circa 27 metri, in assetto di navigazione. Sulla sorte dell’equipaggio sembra che; mentre uno si salvò buttandosi subito in acqua, l'altro morì tentando di recuperare qualcosa nel cassero di poppa (detto tèm), dove i barcaioli dormivano la notte.
Così il viaggio del "Luisin" finì nelle profondità di Piona, dove giacque quasi completamente dimenticato per oltre mezzo secolo.
Fu ritrovato come detto il 25 aprile 1982 dal sommozzatore di Colico che ne aveva sentito parlare ed individuò il luogo dove immergersi grazie alla segnalazione di un pescatore che gli aveva raccontato che le reti quando venivano gettate/calate in quel punto si incagliavano e venivano su segnate.
Lo scafo giace su una retta sud/ovest nord/est e il carico, le grosse pietre di Moltrasio sono lì ben visibili all’interno dello scafo. La poppa, ricoperta da reti si vede bene, l'albero della vela giace spezzato all'interno dello scafo.
Dell’albero però resta solo la base, recisa all’altezza della murata. La zona centrale è completamente sfasciata, forse per l’immane colpo ricevuto nell’impatto con il fondo. La murata di sinistra é staccata dallo scafo e si trova a due o tre metri dal relitto. Questo ci fa supporre che abbia toccato il fondo con il fianco sinistro, rompendo la murata e perdendo parte del pesante carico, per poi, così “alleggerito”, mettersi in assetto di navigazione. Lo scalmo che si erge dalla murata, sembra non risentire degli anni passati quaggiù. Il gigantesco remo, che fungeva anche da timone, giace trasversalmente legato alla base dello scalmo. La poppa o meglio, quello che resta del “tèm”, è diventato un cimitero per reti da pesca e appena sfiori il fondo si solleva il classico polverone.
Il relitto resta ben conservato in acqua grazie alla bassa temperatura dell'acqua stessa e perchè la grande imbarcazione era costruita in legno di castagno che è pressochè indistruttibile e poi col freddo il tutto si deperisce più lentamente.
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