Le mura di Castel Goffredo erano il complesso di opere difensive che nel corso dei secoli furono erette per difendere la città da attacchi ostili. Si possono distinguere due cinte murarie edificate in epoche differenti. La prima cinta muraria di Castel Goffredo, dotata di fossato a difesa, si formò entro le rovine del castrum romano e fu eretta tra il 900 e il 1000. Al suo interno sorse il primo nucleo urbano e si chiamò Castellum vetus, ovvero “Castelvecchio", conservato quasi integro ai giorni nostri. Del luogo si parla in un documento del 12 giugno 1480 nel quale Ludovico Gonzaga, vescovo di Mantova e signore di Castel Goffredo, stipulò degli accordi con il comune sul possesso di alcune terre del luogo. Della prima fortificazione facevano parte anche: il castello medievale, ora scomparso; la Porta di Sopra, formata da una grossa torre rettangolare, divisa in tre piani, ora scomparsa; il Rivellino, addossato alla Porta di Sopra, ora scomparso; la Torre civica, alta 27 metri, che fungeva di porta d'accesso (chiamata porta castelli veteri) e chiudeva l'accesso a Castelvecchio; il Palazzo Gonzaga-Acerbi, residenza castellata, con fossato antistante di difesa; il Torrazzo medievale. Della prima cinta si conserva ancora un importante tratto corrispondente al lato nord del Palazzo Gonzaga-Acerbi. All'inizio del Quattrocento, sotto il marchesato di Alessandro Gonzaga, l'abitato costruito a ridosso di "Castelvecchio" fu circondato da un secondo ordine di mura e dal rivellino. Tutto attorno alle mura si estendeva un fossato originato dal corso dei torrenti Fuga e Tartarello, mentre una strada di circonvallazione percorreva tutto il perimetro. Nella città fortezza vi erano sette torrioni difensivi ad arco circolare e quattro porte di accesso: Porta Picaloca, a est, all'ingresso dell'attuale via Mantova; Porta di Sopra, a nord, all'ingresso dell'attuale via Manzoni, a ridosso della quale nel 1460 fu costruito a maggiore difesa il rivellino; Porta del Povino, a sud, all'ingresso dell'attuale via Botturi; Porta di Poncarale, a ovest, all'ingresso dell'attuale via Poncarali; Ludovico Gonzaga, vescovo di Mantova e signore di Castel Goffredo, nel 1480 affidò l'incarico di potenziare le mura difensive all'architetto militare Giovanni da Padova. Anche il marchese Aloisio Gonzaga (1540) provvide a rafforzare le porte di accesso alla città. Dopo il marchesato di Alfonso Gonzaga, che apportò solo piccoli miglioramenti alle fortezza, iniziò il decadimento delle mura difensive a causa dell'abbandono in cui furono lasciate dai duchi di Mantova e dalle guerre. Tra il 1757 e il 1771 iniziò il progressivo abbattimento delle opere di difesa, iniziando dal rivellino. Nel 1817 prese avvio la demolizione della seconda cinta muraria che progressivamente venne conclusa nel 1920. Di questa seconda cinta muraria si conserva ancora traccia del Torrione di Sant'Antonio sul quale, nel 1930, venne costruito un edificio adibito a colonia estiva elioterapica (Parco La Fontanella) e di un tratto di fossato che cingeva le mura a ovest del borgo; una costruzione di civile abitazione sorta sul Torrione dei Disciplini assieme a un tratto di fossato a sud-ovest del centro abitato. Delle porte che chiudevano la città rimane traccia in due pilastri in marmo della Porta Picaloca all'ingresso di via Mantova.
Il castello di Castel Goffredo sorgeva presumibilmente nella zona occupata, dalla metà del XIII secolo, dalla chiesa di Santa Maria (o chiesa in Castello), abbattuta nel 1986, a ridosso di Castelvecchio. Durante gli scavi per la realizzazione di un edificio di civile abitazione, vennero alla luce i resti di un edificio fortificato medievale che farebbero supporre all'esistenza del castello, sulle rovine del quale sorse la predetta chiesa. Un manoscritto del Seicento fa riferimento al castello nel punto in cui si trovava la Chiesa in Castello.
Di fronte alla roccaforte, nella stessa piazza Gonzaga, sorge la torre civica, che chiudeva il borgo medievale di "Castelvecchio" nella parte meridionale. L'ipotesi avvalorata dal Bonfiglio indica che «...il castello vecchio stava a monte della torre e della loggia, circoscritto a tramontana e ad occidente dalla fortezza nuova», senza specificare se la struttura era all'interno o fuori del palazzo del signore.
Anche il poeta Matteo Bandello, nei Canti XI de le lodi de la s. Lucretia Gonzaga... Le III parche, al tempo in cui fu ospite a Castel Goffredo del marchese Aloisio Gonzaga (dal 1538 al 1541), citò un «castello altiero» e un «buon castello» e ancora riferito ad Aloisio, «'l suo castello ha fatto così forte, qual altro che più forte Italia addite». In questo contesto, probabilmente, il Bandello si riferiva alla residenza del marchese (palazzo Gonzaga-Acerbi) con rocca al suo interno e alle fortificazioni erette nel 1520 a difesa del borgo.
Una lapide segnavia posta in via Cannone riporta anche l'antico nome "già della rocca", il che fa supporre l'esistenza della rocca nelle vicinanze.
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