« Il sangue dei deportati dilavò su queste pietre delle cave di Gusen e Mauthausen »
Il monumento fu inaugurato, davanti a un migliaio di cittadini, il pomeriggio del 28 novembre 1998, con una solenne cerimonia alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale dell’A.N.E.D. (Associazione Nazionale ex Deportati Politici) Gianfranco Maris, dell’A.N.E.D. di Sesto San Giovanni, del presidente della Provincia Livio Tamberi, dei sindaci di Sesto San Giovanni Filippo Penati, di Cinisello Balsamo Daniela Gasparini, di Cologno Monzese Giuseppe Milan e di Muggiò Stefano Rijoff.
Durante la cerimonia l’attore Moni Ovadia lesse alcune significative pagine del Diario di Gusen di Aldo Carpi.
Dopo l’inaugurazione, un lungo corteo si recò fino all’Auditorium del Centro Scolastico Parco Nord, dove intervenne il presidente dell’A.N.E.D. Gianfanco Maris. Seguì una cerimonia durante la quale furono consegnate le medaglie d’oro ai deportati o ai loro familiari.
Prima di giungere in cima alla collina si incontra un acciottolato simile alla strada che i deportati percorrevano per arrivare alla scala della morte nel Lager di Mauthausen. In questo punto, a sinistra, è collocata una grossa pietra con incisa la dedica e gli autori del progetto. Poco più avanti inizia una ripida salita con alti gradini neri che evoca scala della morte che portava alla cava di Mauthausen, luogo di morte, di tortura e di scherno verso l’uomo e l’umanità. Questo percorso fu progettato dall’architetto Francesco Borrella, come parte integrante dell’opera (mentre i gradini intermedi furono aggiunti per rendere meno difficoltosa la salita).
Per queste caratteristiche il monumento fu definito itinerante.
Il deportato è rappresentato da una figura stilizzata che affonda i piedi nei sassi e che ha altri massi al posto della testa. Questa figura ha un doppio significato: da un lato, l’espressione massima dello sfruttamento dell’uomo nel Lager, dalla testa ai piedi investito dal lavoro disumano e sovraumano che ne determina un rapido decadimento fisico e poi la morte; dall’altro, i sassi al posto della testa rappresentano il massimo della spersonalizzazione della dignità di un uomo. Il deportato non doveva pensare, ragionare, ma eseguire solo ordini.
Alla base del monumento sono posti due grandi catini contenenti sassi provenienti dalle cave di pietra dei Lager di Gusen e di Mauthausen (portate dall’A.N.E.D. nel corso dei vari pellegrinaggi) e sei teche con le ceneri e le terre dei Lager di Gusen, Mauthausen, Dachau, Auschwitz, Ebensee, Ravensbrück e del Castello di Hartheim, dove furono deportati i lavoratori.
Il borgomastro del paese austriaco di Langenstein (Gusen), ad aprile del 1999, in occasione del gemellaggio tra Langenstein e Sesto San Giovanni, venne a deporre una corona alla base del monumento.
Intorno al monumento sono collocati dei masselli in porfido, disposti a semicerchio, su cui erano stati incisi inizialmente quattrocentosessanta nomi di deportati, sia deceduti che sopravvissuti, suddivisi per fabbrica.
Successivamente alla costruzione del monumento, a seguito delle ricerche condotte da Giuseppe Valota - ora presidente dell’A.N.E.D. di Sesto San Giovanni - vennero alla luce altri nominativi, principalmente di lavoratori della Pirelli. Pertanto, nel 2004 furono aggiunti nuovi masselli per un totale di trentuno masselli con cinquecentocinquantanove nominativi incisi.
Da alcuni documenti depositati presso il Comune di Sesto San Giovanni è possibile far risalire l'idea originaria di questo monumento al 1978, quando l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini fece dono a Sesto, città Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza, del progetto di un monumento, allora denominato allo schiavo di tutti i tempi, dell’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Ma il progetto, prima di essere realizzato, incontrò diversi problemi legati alla logistica e al reperimento dei materiali pensati dall'autore: per la struttura principale aveva previsto il Cor-ten, un tipo di acciaio molto raro e costoso, così come altri materiali a cui il progettista non voleva rinunciare.
Nel 1994 il progetto venne rispolverato dal comune di Sesto e venne contattato Belgiojoso che garantì una disponibilità pressoché totale. Il designer Giovanni Sacchi realizzò e donò alla città un modello del monumento, in legno, scala 1:10. Giuseppe Valota dell’ANED iniziò un confronto piuttosto serrato col Belgiojoso per adattare il progetto del monumento alla realtà della deportazione sestese. L’industriale Steno Marcegaglia, insediatosi con le sue aziende nell’area ex-Breda, donò il grande manufatto in Cor-ten alla comunità. I Melzi, proprietari dell’omonima cava, consigliarono una pietra d’Istria, simile a quella prevista dal progetto originario, ma a buon mercato. Collaborarono al progetto anche molte altre nuove aziende delle ex aree industriali di Sesto.
Per la posa del monumento vennero proposti tre diversi punti all'interno del Parco Nord Milano, nel territorio di Sesto San Giovanni: il rondò alberato in cui convergono tutti i percorsi del parco, la piazzola a prato che domina il campo volo e il boschetto che guarda la Breda. La scelta venne effettuata dall'allora novantenne architetto Belgiojoso, che optò per la terza soluzione. I motivi per questa scelta furono la visibilità del monumento dall'area della Breda e dal viale Fulvio Testi. Il monumento fu inaugurato il 28 novembre 1998.
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