E' la più antica chiesa foranea della diocesi cremonese (sec.VI).
Eretta in Collegiata nell'828, la chiesa fu riedificata nel 1150 e ristrutturata nel 1280. Tra fine '500 e primo '600, l'edificio fu rimaneggiato con allungamento verso est e costruzione a sud delle cappelle laterali. Su progetto dell'arch. Carlo Maciachini, la chiesa fu ancora allungata ad est e ristrutturata con abside poligonale e cupola ottagonale (1883-1888). Sulla cuspide del campanile romanico fu posta la statua in rame progettata dal Maciachini e realizzata da Carlo Riva.(1888).
La chiesa attuale è il risultato di numerose trasformazioni. L'organismo romanico originario dei secoli XII-XIII, con pianta basilicale a tre navate absidate con copertura a capriate lignee la nave centrale e volte a crociera le navi laterali, presentava una facciata preceduta da un protiro ed un rosone centrale, di chiara impronta. Un modello di come doveva essere la pieve soncinate è la Basilica di S. Sigismondo a Rivolta d'Adda, a sua volta modellata sull'esempio di S. Ambrogio a Milano. Le aggiunte dei secoli XIV e XV non avevano intaccato in alcun modo la struttura romanica, mentre invece il rifacimento del 1580 mutò profondamente la struttura antica, in quanto dovette adattarsi alle nuove norme liturgiche stabilite dal concilio tridentino. In epoca tardo rinascimentale la chiesa venne interamente affrescata dai cremonesi Coronaro (1585) ed Uriele Gatti, il quale, nel 1589, dipinse la controfacciata. L'epoca barocca lasciò un coro allungato (1601-1615) e le cappelle laterali, mentre nel XIX secolo l'architetto Carlo Visioli edificò la cappella della SS. Trinità. Il terremoto del 1802 danneggiò seriamente la chiesa, tanto che intorno agli anni che vanno dal 1883 al 1888, il celebre architetto Carlo Maciachini la restaurò e la ampliò. Le navate e le cappelle meridionali furono conservate, come pure il campanile, mentre il muro settentrionale venne rettificato e la facciata venne riportata al suo presunto aspetto medioevale. Infatti oggi si presenta tripartita da lesene, con possenti pilastri angolari sormontati da pinnacoli. Al centro si apre il portale preceduto da un protiro sorretto da leoni stilofori, con rosone centrale. La parte absidale venne demolita per realizzarvi un tamburo ottagonale su cui s'imposta la cupola. Negli anni Venti del secolo scorso, e precisamente tra il 1924 ed il 1925 si procedette all'isolamento della chiesa, mentre negli anni '30 venne eseguito un nuovo restauro. Il bel campanile, a canna quadrata, è alleggerito da monofore e bifore scalari, con cuspide conica su cui poggia la statua della Madonna Assunta, opera moderna di Antonio Ferrarotti, in sostituzione di quella fusa da Carlo Riva e progettata dal Maciachini nel 1888, rovinata da un fulmine nel 1952. L'interno, in stile neogotico, si presenta in forme solenne, decorato da una vivace policromia eseguita nel XIX secolo (1897). La cupola è decorata dalla grande Teofania, preceduta dai Santi protettori di Soncino, Martino e Paolo. Sugli archi del tiburio sono rappresentati la Madonna Assunta con gli Angeli, il Cristo Risorto, S. Pietro, papa Leone XIII ed altri santi, entro medaglioni su fondo dorato a finta decorazione musiva. Negli archetti della cornice in cotto una serie di piccoli santi invitano alla visione del cielo stellato della cupola. Partendo dalla navata destra, troviamo un dipinto proveniente dalla chiesa di S. Paolo, dell'ordine delle Domenicane, raffigurante la Madonna col Bambino ed Angeli adorata dalla Beata Stefania Quinzani, risalente alla seconda metà del XVII secolo ed attribuita al veronese Ruggero Milani. La prima cappella, dedicata all'Immacolata Concezione, venne edificata nel 1631 quale voto per la cessazione della peste. Attualmente si presenta coperta da una cupola, e conserva un pregevole altare barocco in marmi policromi. Nell'ancona si trova una statua lignea della Madonna Immacolata, opera dell'intelvese Antonio Ferretti che l'intagliò nel 1759. Le due sculture lignee imitanti il marmo, raffiguranti i profeti Davide e Salomone, sono opera del 1785 del bergamasco Giovanni Sanz, originario della Baviera. La cappella della SS. Trinità venne edificata nel 1845 dal Visioli in forme neoclassiche, con grande vano quadrato preceduto da un arco poggiante su colonne corinzie e con cupola. L'altare neoclassico contiene un dipinto della fine del XVI secolo raffigurante la Trinità con Angeli e Santi, opera del cremonese Uriele Gatti. Nei pressi si possono ammirare delle lapidi già diversamente murate all'interno della pieve ed un dipinto di Angelo Massarotti, risalente al XVII secolo e raffigurante La Buona Morte. L'opera proviene, con ogni probabilità, dall'Oratorio della Compagnia della Buona Morte fondato nel 1593. La cappella del Santo Presepe venne costruita nel 1610, anche se attualmente si presenta in stile neoclassico, per onorare la reliquia della mangiatoia della sacra grotta proveniente dalla Basilica romana di S. Maria Maggiore e dono di Paolo V al soncinatese Carlo Cropello, allora protonotario apostolico. Purtroppo un incendio sviluppatosi nella metà del XIX secolo cagionò la perdita di una Natività, probabilmente opera della scuola dei Bassano. Attualmente l'altare è ornato da un'ancona lignea che ospita una Natività del soncinatese pittore e storico Francesco Galantino. Un meccanismo manuale consente di fare scorrere la pala rivelando un armadio contenente il Crocifisso della Beata Stefania Quinzani. Sulla parete sinistra si trova un dipinto raffigurante la Madonna del Rosario ed i Quindici Misteri del Rosario, questi ultimi inseriti entro una cornice intagliata e dorata. I dipinti sono opere secentesche del bergamasco Enea Salmeggia detto il Talpino. Queste opere provengono probabilmente da S. Giacomo, allorché nel XVIII secolo la cappella del Rosario venne rinnovata. Giunti nei pressi della sacrestia, sopra la porta di accesso a questa, possiamo ammirare un dipinto raffigurante Vespasiano che fa liberare Giuseppe Flavio dalle catene, opera secentesca del fiammingo Mathias Stom. Il dipinto, probabilmente dipinto a Palermo, giunse a Soncino al seguito di qualche capitano siciliano che all'epoca presidiava la rocca. Nella sacrestia si conserva un affresco proveniente dalla facciata del distrutto Oratorio di S. Bernardino raffigurante la Madonna col Bambino tra S. Bernardino da Siena e il Beato Pacifico Ramati, opera del lodigiano Francesco Carminati che lo eseguì intorno al 1530. In fondo alla navata destra si trova l'altare dedicato a S. Antonio da Padova. L'altare maggiore è un'opera pregevole in marmi policromi intarsiati, eseguito nel 1667 da Bartolomeo Manari da Gazzaniga, mentre l'alzata è opera eseguita nel 1747 da Paolo Bombastoni e Pietro Sanguinelli. Nel coro troviamo le finestre con vetrate realizzate nel 1854 da Giuseppe Bertini e raffiguranti la Madonna Assunta adorata dagli Angeli; oltre a queste, ammiriamo diciannove stalli neogotici con colonnine tortili. Le pareti ospitano tre dipinti provenienti da altari distrutti. A destra troviamo il Martirio di S. Vittoria, opera del ravennate Matteo Ingoli che la eseguì nella prima metà del XVII secolo. Il dipinto venne realizzato come pala per la cappella costruita nel 1610 da Orazio Guarguanti, medico, filosofo, astrologo e musico che risiedette a lungo a Venezia. Al centro dell'abside è posta una Incoronazione della Vergine, opera cinquecentesca di Uriele Gatti, mentre a sinistra troviamo S. Rosalia, del soresinese Gian Giacomo Pasini che la dipinse nel 1630 quale ex-voto per impetrare la cessazione della peste. Percorrendo la navata sinistra, possiamo ammirare la cappella dedicata a S. Luigi Gonzaga con un bell'altare in marmi policromi. Una pala raffigura il santo ed è opera del soncinese Angelo Monti, che la copiò da un'analoga pala di Gallo Gallina, conservata presso il Seminario Vescovile di Cremona. Nella stessa cappella troviamo un dipinto del cremonese Cesare Ceruti, raffigurante la Madonna col Bambino in gloria ed i Santi Giovanni Batista, Girolamo, Caterina d'Alessandria e Francesco che presenta la committente Olimpia Foresti Vacani, opera eseguita nel 1604. Il dipinto, un tempo situato nella cappella di S. Francesco fatta erigere dalla Vacani, venne in seguito qui trasportato. Lungo il muro della navata sono addossati due altari neogotici della Madonna del Rosario e dell'Addolorata, oltre a quello neoclassico di S. Giuseppe. Sopra l'antico fonte battesimale possiamo ammirare un bell'affresco degli inizi del XVI secolo raffigurante la SS. Trinità. La particolare iconografia del dipinto con le Tre persone assolutamente identiche indussero le autorità ecclesiali durante la Controriforma a far coprire l'immagine, ritrovata nel 1843 durante i lavori di rifacimento della cappella della Trinità. Nonostante non vi siano indizi certi, l'affresco dovrebbe essere di un pittore soncinatese, probabilmente di Alberto Scanzi o del figlio Francesco. Il battistero rinascimentale, posto in fondo alla navata, presenta una coperta lignea neoclassica. Pregevoli sono pure i confessionali in radica, realizzati nel 1771.
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