Castel Goffredo è un comune italiano della provincia di Mantova in Lombardia. Situato nella pianura padana e nell'Alto Mantovano al confine con la provincia di Brescia, è il settimo comune più popoloso della provincia.
Feudo autonomo gonzaghesco dal 1444 al 1602, qui nel 1444 Alessandro Gonzaga diede origine al Marchesato di Castel Goffredo. Nel 1511 il marchese Aloisio Gonzaga diede inizio al ramo cadetto dei "Gonzaga di Castel Goffredo", linea che si estinse nel 1593 ed elesse la fortezza di Castel Goffredo a capitale del suo piccolo Stato, comprendente anche Castiglione e Solferino.
È noto come la "città della calza" per la presenza di numerose industrie di calzetteria maschile e soprattutto femminile. È sede del distretto industriale tessile numero 6, composto da 15 comuni mantovani, bresciani e cremonesi.
Sull'origine del toponimo Castel Goffredo ci sono diverse ipotesi. Composto di castrum, fortificazione, e di un imprecisato "Goffredo" (dal germanico Gottfried che significa "in pace con Dio"), sul quale molti studiosi hanno cercato di trovarne il significato preciso.
Un decreto imperiale del 1164 di Federico I identifica così Castel Goffredo: Curtem de Runco Sigifredi cum castro et ecclesia, significando così che la seconda parte del nome sia derivato da Sigifredi.
Già il poeta Matteo Bandello (1554) nella sua opera in versi (Canti XI) composta proprio a Castel Goffredo mentre era ospite del marchese Aloisio Gonzaga, faceva riferimento ad un nome di persona («… giunsi al castel c'ha di Gioffredo il nome»).
Il primo ad occuparsi del significato di "Goffredo" fu Carlo Gozzi, che, nel 1810, azzardò alcune ipotesi, ma senza giungere ad una conclusione certa: Goffredo di Buglione, Goffredo il Gobbo marito di Matilde di Canossa, Goffredo di Malaterra, Goffredo da Viterbo o Goffredo di Vendôme.
Lo storico Francesco Bonfiglio, sulla base di alcune ricerche storiche effettuate intorno al 1920, farebbe risalire il nome della città ad un documento datato 8 luglio 1107 nel quale si parla di Castello Vifredi (o Castrum Vifredi). Negli atti di un convegno del 2009 si avanza l'ipotesi che il "Vifredi" citato in questo documento del 1107, sia riferito a Vifredo VI (conte di Piacenza).
Studi recenti (2010) farebbero risalire il nome Vifredi ad un adattamento fonetico e grafico invalso nel Medioevo, che vorrebbe trasformato Vifredus in Guifredus e quindi in Guffredus.
Un'altra ipotesi vorrebbe rimandare il nome "Goffredo" al vescovo di Brescia Goffredo di Canossa (X secolo), prozio della contessa Matilde, che teneva estesi possedimenti nell'area o a un Goffredo confaloniere di Medole, investito di immobili a Castel Goffredo l'8 luglio 1230 dal vescovo di Mantova Pellizzario.
Nelle carte antiche il paese è citato con nomi diversi: Kastelo Gifredo, Castel Giufrìdo, Castel Zanfrìdo, Castel Zanfrìso, Castro Grifedo, Castriguffredi, Castri Gufregi, Castel Zufrè, Castel Giufrè. E ancora, Castel Sufrè nel quale l'etimologia latina suffere porta al nome castrum suffers, che significa "castello forte", resistente, e quindi a Castello Suffrè o Zuffrè.
La storia di Castel Goffredo iniziò già nella prima metà del III millennio a.C., anche se il centro abitato attuale venne fondato in età romana (I secolo d.C.) per poi svilupparsi nel corso dei secoli successivi. In epoca altomedievale la storia della città fu strettamente legata al controllo delle potenti famiglie dei Visconti, dei Della Scala e della Repubblica di Venezia. Ma la storia della città resta indissolubilmente legata ai Gonzaga, che per quattrocento anni la governarono. Feudo autonomo dal 1444 al 1602 col primo marchese Alessandro Gonzaga, qui nel 1511 con Aloisio Gonzaga ebbero origine i rami cadetti dei "Gonzaga di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino" e il ramo minore dei "Gonzaga di Castel Goffredo", che si estinse nel 1593. Con l'avvento di Napoleone il comune fece parte della Repubblica Cisalpina e, dopo la sua caduta, del Lombardo-Veneto; nel 1861 venne infine unito al Regno d'Italia seguendone le successive vicende storiche.
Alcuni siti venuti alla luce nel corso di scavi, testimoniano che Castel Goffredo era abitata già in epoca preistorica (età del bronzo medio). Anche l’epoca romana ha restituito reperti interessanti. Tra questi, in special modo, due steli funerarie chiaramente attribuibili alla famiglia Magia, cioè il ramo materno del grande poeta mantovano Publio Virgilio Marone. Da qui la possibilità, sostenuta anche da seri studi, che Virgilio abbia avuto i natali nel territorio goffredese. Il periodo longobardo ha lasciato solo qualche traccia.
Importanti ceramiche, ora conservate presso il Museo Civico di Padova, indicano una presenza etrusca, mentre numerosi sono gli insediamenti di epoca romana e la stessa impronta urbanistica di Castel Goffredo è ascrivibile a questo periodo storico. Questa epoca è inoltre testimoniata da diverse epigrafi di cui alcune si possono far risalire alla famiglia di Publio Virgilio Marone, il grande poeta latino che, secondo il professor Nardoni dell'Università di Cassino, ebbe i natali nel territorio goffredese.
Un bassorilievo longobardo del VII-VIII secolo, custodito presso l'Oratorio di San Michele, è il più antico segno della presenza cristiana in questa comunità.
In età carolingia Castel Goffredo appartiene alla contea di Brescia.
Quest'area, appartenente alla zona dell'Alto Mantovano infatti venne interessata dalla centuriazione di Mantova. Di questo periodo è la scoperta nel 1989, accanto all'Oratorio di San Michele Arcangelo, di tracce di una necropoli romana, con pezzi in ceramica, bronzo, tessere di mosaico e monete. Sulla romanizzazione del centro storico, alcuni studiosi suppongono che questo fosse diviso in dodici isolati e caratterizzato da cardini e decumani e che all'intersezione del "cardo massimo" e "decumano massimo" fosse posto il forum, oggi rappresentato da Piazza Mazzini.
Anche la presenza dei Longobardi è data da ritrovamenti di bassorilievi marmorei in frazione Bocchere e da un marmo lavorato con cornici e stella esagonale nell'Oratorio di San Michele Arcangelo in frazione Zecchini.
Alla caduta dei Longobardi, Castel Goffredo, intorno all'anno 800, si trovò a fare parte del distretto di Sirmione che si estendeva fra Chiese e Mincio e fino al 1115 appartenne alla contea di Brescia. La più importante testimonianza della presenza dell'abitato è data da un documento datato 8 luglio 1107 nel quale la contessa Matilde, vedova di Ugone conte di Desenzano, fece una cospicua donazione di beni al monastero benedettino di San Tommaso di Acquanegra: in esso vengono citati alcuni luoghi dell'Alto Mantovano e della Bassa Bresciana orientale, tra i quali Castello Vifredi. A quel tempo (fra il 900 ed il 1000) risale l'origine della prima fortificazione della città chiamata Castellum vetus, "Castelvecchio", comprendente anche il castello, ora scomparso. Successivamente, dal 1115 al 1190 circa, appartenne ai conti Longhi, nobile famiglia di Desenzano che estendeva le sue proprietà dal lago d'Iseo al basso Chiese. Nel XIII secolo la città fu assediata da Ezzelino da Romano, dai Della Scala di Verona e dai Visconti di Milano. In quel tempo Mantova stava evolvendo verso la signoria e nel 1272 prese il potere la famiglia Bonacolsi con Pinamonte. Il casato giunse al culmine del suo prestigio il 16 agosto 1328, anno in cui Luigi Gonzaga, appoggiato da Cangrande della Scala, prese il potere ferendo a morte l'ultimo dei Bonacolsi, Rinaldo detto Passerino.
In seguito Castel Goffredo si diede lo statuto di libero comune e quando Brescia non fu in grado di assicurare la sua difesa, il 20 settembre 1337 la popolazione, con atto pubblico del notaio Giacomino Gandolfi, preferì porsi sotto la protezione di Luigi Gonzaga, primo capitano del popolo di Mantova. Iniziava così il dominio della signoria gonzaghesca destinato a protrarsi fino al 1707. Primo vicario con poteri civili e militari fu Ambrogio de Ferrari.
Nel 1348, allo scoppio della guerra dei Gonzaga contro Visconti, Scaligeri ed Estensi, Luchino Visconti (signore di Milano), duca di Milano, tolse le terre di confine a Mantova e Castel Goffredo rimase sotto Milano sino al 1404. Per un breve periodo, dal 1426 al 1431, Castel Goffredo passò alla Repubblica Veneta per poi tornare sotto Gianfrancesco Gonzaga, V Capitano del popolo di Mantova, nel 1431. Per la seconda volta, dal 1439 al 1441, venne governato dalla Serenissima Repubblica di Venezia e nel 1441 passò definitivamente a Gianfrancesco Gonzaga, primo marchese di Mantova che, firmando la Pace di Cremona (o Pace di Cavriana), accettò l'acquisizione dei territori di Castel Goffredo, Castiglione, Solferino, Redondesco e Canneto. Queste nuove terre, nella geografia gonzaghesca, furono chiamate "mantovano nuovo". Con la morte di Gianfrancesco nel 1444 si ebbe la prima divisione dello Stato mantovano. Nel suo testamento egli lasciò al terzo figlio, il marchese Alessandro, discepolo di Vittorino da Feltre, il dominio di molti borghi mantovani e di Castel Goffredo come feudo autonomo da Mantova. Nasceva il Marchesato di Castel Goffredo.
Ad Alessandro Gonzaga si deve l'ampliamento del borgo e l'edificazione di una seconda cinta muraria di difesa. Emanò uno statuto contenente norme amministrative per il suo feudo che dal suo nome si chiamò Alessandrino e che rimase in vigore fino al 1796. Egli istituì inoltre, il 1º luglio 1457, il mercato del giovedì e la fiera di San Luca. Alessandro morì senza figli nel 1466 lasciando al fratello Ludovico III, secondo marchese di Mantova detto il Turco, i possedimenti di Castel Goffredo. Venne nominato vicario dei Gonzaga il giurista Anselmo Folengo. Risale al 1468 l'istituzione in città di una banca di prestito gestita da Leone Ebreo che venne soppressa nel 1477 a causa degli alti tassi di prestito praticati. Ma il banco, sotto la protezione dei Gonzaga, proseguì la sua attività sino alla caduta del ducato mantovano (1707). Per successione testamentaria di Ludovico III e per soli due anni, dal 1478 al 1479, governarono congiuntamente i figli Rodolfo Gonzaga e Ludovico Gonzaga, vescovo di Mantova. Nel 1480 fu affidato l'incarico di potenziare le mura difensive all'architetto militare Giovanni da Padova.
Il vescovo Ludovico e il fratello Rodolfo divisero i loro beni: il feudo di Castel Goffredo, assieme a Ostiano e Redondesco, rimase a Ludovico, che governò dal 1479 al 1511.
Alla scomparsa di Ludovico nel 1511, dopo una lunga disputa presso la corte imperiale, lo stato di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino passò al nipote marchese Aloisio (o Luigi Alessandro).
Iniziava con Aloisio il marchesato di Castel Goffredo del ramo cadetto dei "Gonzaga di Castel Goffredo". Egli fece del suo palazzo la sede di una corte sfarzosa, la quale ospitò personaggi illustri, tra cui il capitano imperiale Luigi Gonzaga "Rodomonte" il poeta Pietro Aretino nel 1536, dal 1538 al 1541 lo scrittore Matteo Bandello (protetto da Isabella d'Este, qui conobbe Lucrezia Gonzaga di Gazzuolo, che divenne la sua musa ispiratrice e della quale si innamorò), il condottiero Cesare Fregoso, Costanza Rangoni e i loro figli, Paolo Battista Fregoso militare parente di Cesare, l'ambasciatore Antonio Rincon e lo studioso di chiromanzia frate Patrizio Tricasso da Ceresara.
Nel 1516 transitò per Castel Goffredo l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo mentre inseguiva le truppe francesi e un altro imperatore, Carlo V, il 28 giugno 1543, fu ospite della corte di Castel Goffredo. Ottenne le chiavi della fortezza e ripartì il giorno seguente. In un manoscritto anonimo si legge:
« Questa venuta, che tanto desiderava il signor marchese, fu quella e non altre, che lo indussero a cambiare, per così dire, la faccia al paese. Non era casa, non vi erano pareti esteriori in cui non si vedessero a fresco dipinte maestose logge, militari trofei, vasi egizi ed ornati d'ogni sorta, per cui più che un paese, sembrava un teatro magnifico e sorprendente »
Carlo V era in viaggio da Busseto, dove incontrò papa Paolo III, verso Trento e si intrattenne nel Castello di Canneto con Ferrante Gonzaga, col cardinale Ercole Gonzaga e con Margherita Paleologa, per legittimare a suo figlio Francesco la duplice investitura nei titoli di Duca di Mantova e Marchese del Monferrato, oltre a concordare le sue future nozze con Caterina, nipote dell'imperatore.
Nel 1543 in alcune località nello Stato gonzaghesco (Castel Goffredo, Gonzaga e Viadana) si manifestarono le prime teorie luterane, che misero preoccupazione nel cardinale Ercole Gonzaga, vescovo di Mantova.
Alla morte di Aloisio toccò al marchese primogenito Alfonso Gonzaga, che risiedette per molto tempo in Spagna, governare la città dal 1565. Costui, l'8 maggio 1568, chiamò da Mantova la famiglia ebrea Norsa affinché continuasse l'attività di prestito ed istituisse un Monte di Pietà. Fu creata anche la sinagoga, collocata nell'attuale vicolo Remoto. In quell'anno si registrò pure la costituzione a Castel Goffredo, come in altre località del mantovano, del Monte di Pietà, che affiancò l'attività degli ebrei, ma a condizioni più vantaggiose ed operò sino al 1799. Castel Goffredo nel 1580 ricevette la visita pastorale dell'arcivescovo san Carlo Borromeo, con lo scopo di vedere applicate le risoluzioni adottate nel Concilio di Trento. Alfonso Gonzaga venne assassinato il 6 maggio 1592 alla Corte Gambaredolo, per motivi ereditari, da otto sicari del nipote Rodolfo di Castiglione, fratello di San Luigi che per farsi gesuita aveva rinunciato al marchesato. Rodolfo dominò in Castel Goffredo col terrore e commise crudeltà senza esempio. Fu ucciso con un colpo di archibugio da Michele Volpetti durante una congiura di popolo sostenuta dalla "Magnifica Comunità" castellana il 3 gennaio 1593 mentre si recava alle funzioni religiose nella Chiesa Prepositurale di Sant'Erasmo, accompagnato dalla moglie Elena e dalla figlia Cinzia. Con il successore Francesco Gonzaga (Rodolfo non ebbe figli maschi), che non diventò signore di Castel Goffredo a causa di una lunga disputa presso la corte imperiale, la quale nel 1602 riconobbe il dominio al IV duca di Mantova Vincenzo I, si concludeva anche la storia della località come feudo autonomo gonzaghesco. Ebbe in tal modo termine anche la breve signoria dei "Gonzaga di Castel Goffredo".
Il territorio dello Stato fu oggetto di un'aspra contesa presso l'imperatore Rodolfo II tra il marchese di Castiglione e il duca di Mantova. Nel 1602 Lorenzo da Brindisi venne incaricato dall'imperatore di farsi ambasciatore presso il duca di Mantova Vincenzo affinché restituisse il feudo al marchese di Castiglione. La mediazione fallì e Castel Goffredo fu annesso definitivamente al ducato di Mantova con decreto del 1603 e ne condivise la sorte sino al 1707. Alla calata degli imperiali dalla Germania, la fortezza di Castel Goffredo venne nomentaneamente riconquistata dai veneziani, tra la fine del 1629 e la primavera del 1630, anno in cui fu colpito dalla peste, che decimò i due terzi della sua popolazione. Nell'anno 1707 i francesi lasciarono l'Italia e cedettero la Lombardia all'imperatore d'Austria Giuseppe I, sebbene Mantova fosse ancora governata dai Gonzaga: Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, decimo e ultimo duca di Mantova, perdette lo Stato gonzaghesco e morì a Padova il 5 luglio 1708. Terminò così la dominazione dei Gonzaga, durata ininterrottamente quattro secoli.
L'occupazione austriaca determinò la requisizione dei magazzini di rifornimenti nella città e fra il 1705 e il 1706 soldati austriaci saccheggiarono Castel Goffredo, traendo in ostaggio anche alcuni abitanti. Il 3 luglio 1735 Carlo Emanuele, re di Sardegna e duca di Savoia, arrivò sino a Castel Goffredo e prese possesso della fortezza. Nel 1796 Napoleone Bonaparte spinse gli austriaci oltre il Mincio e nel 1797 l'Austria cedette la Lombardia ai francesi. Il 13 maggio di quell'anno Castel Goffredo fu occupata dalle truppe francesi. Si susseguirono i governi austriaci nel 1799, francesi dal 1801 al 1814 e di nuovo austriaci sino al 1866.
Negli anni del 1848 Castel Goffredo fu il centro cospirativo antiaustriaco dell'Alto Mantovano legato ai Martiri di Belfiore e contò la presenza di numerosi patrioti, capeggiati dal castellano Giovanni Acerbi, che diventerà in seguito intendente dei Mille di Garibaldi.
Essi furono: Alessandro Bertani, organista; Luciano Bertasi, barbiere; Luigi Betti, calzolaio; Ottaviano Bonfiglio, farmacista; Claudio Casella, possidente terriero; Carlo Cessi, caffettiere, nonno di Anselmo Cessi; Domenico Fiorio, farmacista; Luigi Gozzi, praticante notaio; Giacomo Luzzardi, oste; Luigi Pesci, esattore comunale a Castiglione delle Stiviere; Anselmo Tommasi, possidente terriero; Andrea Zanoni, agricoltore; Omero Zanucchi, possidente terriero.
Furono tutti arrestati e processati nel 1852 e uscirono dal carcere nel 1853 a seguito dell'amnistia. Giovanni Acerbi, fuggito all'estero, fu condannato in contumacia.
Nei giorni precedenti la Battaglia di Goito (30 maggio 1848), fu illustre ospite di Bartolomeo Riva a Castel Goffredo il duca di Savoia Vittorio Emanuele, futuro re d'Italia. Nello stesso anno l'avversione al regime austriaco portò alla costituzione a Castel Goffredo di un gruppo clandestino di mazziniani, tra i quali Giovanni Acerbi ed Omero Zanucchi, arrestato assieme ad altri dodici compaesani.
Nel 1859 l'esercito austriaco, incalzato dai franco-piemontesi, fu costretto a ritirarsi verso il Mincio e le alture di Solferino, San Martino e Cavriana.
Castel Goffredo fu teatro della Battaglia di Solferino e San Martino e vide schierato il terzo corpo d'armata francese al comando del generale François Certain de Canrobert, diretto con i suoi uomini a Medole, dove si combatté una delle battaglie più cruente (Battaglia di Medole). Il 24 giugno, alle 7 del mattino, la fortezza di Castel Goffredo, ancora occupata da un avamposto della cavalleria austriaca, venne liberata dal generale francese Renault appoggiato dagli uomini del generale Jannin che, sfondando le porte del paese con gli zappatori del genio, penetrarono all'interno del paese liberandolo dai nemici.
A seguito della ristrutturazione delle provincie italiane, nel 1859 Castel Goffredo fu inserita nel Circondario di Castiglione delle Stiviere, mandamento III di Asola.
Il 1860 vide un illustre cittadino di Castel Goffredo, Giovanni Acerbi, partecipare a fianco di Garibaldi nella prima spedizione dei Mille, col grado di intendente generale.
La città entrò a fare parte del Regno d'Italia nel 1861. Nei giorni 27, 28 e 29 aprile 1862 Giuseppe Garibaldi fu ospite del patriota Giovanni Acerbi.
A servizio dell’Austria si pose l’avvocato Giuseppe Acerbi, nato a Castel Goffredo nel 1773 da un’antica famiglia. Nel 1802 pubblicò a Londra, in lingua inglese, un resoconto dei suoi viaggi nell’Europa del Nord (da notare che la sua figura è notissima in Finlandia che gli ha dedicato strade e strutture pubbliche). Nel 1825 l’Acerbi fu nominato dall’Austria console generale in Egitto, dove compì numerosi viaggi ed esplorazioni, nel corso dei quali riuscì a raccogliere una cospicua quantità di materiale archeologico che oggi si trova esposto in vari musei italiani e stranieri, tra cui quello di Milano e di Mantova (Museo Egizio di Palazzo Te).
Negli anni del Risorgimento si distinsero, soprattutto per la parte attiva che ebbero nella congiura anti-austriaca messa in atto a Mantova, alcuni castellani tra cui Omero Zanucchi e Giovanni Acerbi. Quest’ultimo partecipò alla spedizione dei Mille con la qualifica di Intendente generale e, nel 1866, venne eletto deputato nel parlamento del neo-nato Regno d’Italia.
Deputato del Regno fu anche un altro castellano, l’avvocato Andrea Botturi, eletto nel 1861 nel collegio di Lonato. Anche il 1900 ebbe in Castel Goffredo dei protagonisti illustri: il maestro Anselmo Cessi, presidente provinciale dei Maestri Cattolici, che nel 1926 fu assassinato da alcuni fascisti a causa del suo impegno politico per la difesa della libertà e della verità. La sua ferma testimonianza cristiana ha portato Giovanni Paolo II ad annoverarlo, in occasione del Giubileo del 2000, fra i “martiri del nostro tempo”. Protagonisti, poi, possiamo considerare anche tutti quei castellani che dagli anni Sessanta ad oggi hanno speso le loro energie per dare vita ad una comunità attiva, dimostrando coraggio, intelligenza e sano ottimismo, frutti di una secolare e ben radicata cultura cristiana.
Il 1º gennaio 1871 si costituì anche a Castel Goffredo la Società operaia di Mutuo Soccorso, con lo scopo di sopperire alle carenze dello stato sociale ed aiutare così i lavoratori.
Nel 1925 a Castel Goffredo aprì lo storico primo calzificio che si chiamò NO.E.MI., sigla dei cognomi dei fondatori, destinato a segnare la storia dell'industria e dell'economia locale. L'azienda, in due anni, arrivò ad impiegare 50 dipendenti.
Dopo la seconda guerra mondiale Castel Goffredo ha avuto un grande sviluppo economico divenendo un centro industriale di primaria importanza per l'industria tessile, grazie alla consistente produzione di calze, collants e filati. È sede del distretto industriale tessile numero 6, composto da 15 comuni mantovani, bresciani e cremonesi.
Ha acquisito il titolo di città nel 2002.
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