Il territorio di Lodi è situato nella parte centro-meridionale della Lombardia, nella fascia nota come «bassa pianura». Il nucleo più antico della città sorge sul colle Eghezzone, un'altura di forma approssimativamente trapezoidale ubicata sulla riva destra del fiume Adda; il resto del centro abitato si trova in parte su un terrazzo morfologico creato dall'opera di erosione del fiume, e in parte nell'area golenale.
Il territorio comunale è attraversato dall'Adda e da numerosi altri corsi d'acqua, tra cui il canale della Muzza (che ne segna il confine a ovest), la roggia Bertonica e la roggia Molina (il cui tratto urbano è oggi quasi del tutto sotterraneo).
In epoca medievale la città era lambita dal lago Gerundo: il territorio era in gran parte paludoso e insalubre, ma grazie alle opere di ingegneria idraulica e al lavoro dei monaci cistercensi e benedettini fu bonificato e trasformato in una delle regioni più fertili d'Europa. L'attività agricola è favorita anche dalle abbondanti acque irrigue delle numerose risorgive presenti.
Dal punto di vista litologico, il suolo è formato dai depositi glaciali e fluviali che riempirono la Pianura Padana tra il Pleistocene superiore e l’Olocene, durante l'ultima glaciazione. I litotipi presenti sono diversi e distribuiti in modo irregolare; generalmente sono piuttosto ricchi di matrice. I terreni sono in prevalenza sabbiosi e sabbioso-limosi.
Piazza della Vittoria, denominata "piazza Maggiore" fino al 1924, rappresenta il cuore della città di Lodi: su di essa si affacciano, in particolare, la basilica cattedrale della Vergine Assunta ed il palazzo municipale (palazzo Broletto) oltre che il palazzo Vistarini, uno dei più belli della città. Il suo impianto planimetrico si è mantenuto pressoché immutato attraverso i secoli: la piazza è caratterizzata da una pianta quadrangolare con i lati di circa 74 metri. Con 66 colonne che sorreggono i portici, alcune delle quali provengono dalla distrutta Laus Pompeia, si tratta di un raro esempio di piazza porticata su tutti i quattro lati. Tale singolare peculiarità, unita all'eleganza dei palazzi che vi si affacciano (molto vari per colori e dimensioni) la rende un luogo particolarmente suggestivo e scenografico. Piazza della Vittoria, infatti, è stata spesso scelta per ospitare eventi di interesse nazionale e registrazioni di spot pubblicitari per la televisione; il Touring Club Italiano, inoltre, l'ha inserita nel 2004 nella lista delle piazze più belle d'Italia.
Le facciate degli edifici che si affacciano sulla piazza presentano larghezze molto ridotte, in alcuni casi di pochi metri. Questa caratteristica è dovuta all'utilizzo del "lotto gotico", profondo ma stretto, tipico di tutte le città di origine medievale, pensato per sfruttare al massimo lo spazio che si affaccia sulla piazza principale. Per questo motivo, tutti gli edifici hanno le medesime caratteristiche: la bottega al pianterreno con uno spazio coperto dal portico sul fronte e i magazzini nel sotterraneo, la residenza al piano superiore e il cortile sul retro.
La selciatura della piazza, nel tipico "ricciato lombardo" costituito da ciottoli di fiume, risalirebbe al 1471. Nella prima metà dell'Ottocento, il centro del quadrilatero era occupato da un'imponente statua equestre di Napoleone Bonaparte, fatta erigere dallo stesso generale francese per celebrare la sua vittoria nella battaglia di Lodi.
La piazza è sempre stata al centro della vita della città: nel medioevo vi si tenevano le esecuzioni capitali, le fiere e le feste per l'arrivo dei vescovi, ed anche in epoca più moderna, le maggiori personalità che hanno visitato Lodi sono sempre passate da questa piazza: da Giuseppe Garibaldi a Benito Mussolini, Giovanni Paolo II e Carlo Azeglio Ciampi. Attualmente la piazza è adibita ad area pedonale; nei giorni di martedì e giovedì vi si tiene inoltre il tradizionale mercato ambulante.
Nei primi secoli di vita della città, lo sviluppo urbanistico procedette lentamente: il corpo di fabbrica della Cattedrale, la cui costruzione fu intrapresa tra il 1158 e il 1160, venne completato oltre cento anni dopo, se si escludono i rimaneggiamenti successivi; alla fine del XII secolo sorse la chiesa di San Lorenzo, mentre San Francesco e il primo nucleo di palazzo Broletto risalgono agli ultimi decenni del Duecento. Il secolo seguente ha lasciato in eredità il palazzo Vistarini, il Castello e la chiesa di Sant'Agnese. Nel tardo Quattrocento, ricordato come il periodo di massimo splendore della città, sorsero numerosi nuovi edifici, tra cui il palazzo Mozzanica, l'Ospedale Maggiore e il Tempio Civico dell'Incoronata; nella stessa epoca fu consolidato il sistema di fortificazioni difensive che risaliva agli inizi del Duecento. Tra Cinquecento e primo Settecento, infine, videro la luce il complesso di San Cristoforo e il palazzo Modignani.
Piazza Broletto di forma trapezoidale è di dimensioni ridotte, chiusa fra i portici di palazzo Broletto e il fianco sinistro del Duomo. In epoca medievale essa rappresentava il fulcro della vita pubblica cittadina, ora è sede dell'autorità municipale. Al centro è collocata una fontana in marmo rosa di Carrara, ricavata dal fonte battesimale della Cattedrale e risalente al XIV secolo.
Piazza del Mercato di forma rettangolare è anch'essa pavimentata con il tipico «ricciato», su cui si affacciano l'abside del Duomo, un'ala secondaria di palazzo Broletto, il palazzo del Governo e il palazzo Vescovile. Nei giorni di sabato e domenica vi si tiene, come da tradizione, il mercato ambulante.
Piazza Castello di dimensioni piuttosto ampie e' adibita ad area pedonale a eccezione della fascia centrale che è aperta al traffico veicolare; prende il nome dal Castello Visconteo che vi si affaccia. Spicca inoltre una statua dedicata a Vittorio Emanuele II, celebrativa dell'unità d'Italia. La piazza confina con il parco dell'Isola Carolina.
Piazza Ospitale chiamata comunemente «piazza San Francesco», è cantata in alcune opere della poetessa Ada Negri. Questa piazza rettangolare, anch'essa pavimentata con il «ricciato» e adibita ad area pedonale, è caratterizzata dalla presenza della chiesa di San Francesco e della facciata dell'Ospedale Maggiore; vi si trova inoltre una statua raffigurante lo scienziato Paolo Gorini.
Piazza San Lorenzo molto piccola è quasi nascosta fra un intrico di vie strette e tortuose tipiche del centro storico medievale di Lodi; la sua atmosfera raccolta ma luminosa ricorda un campiello veneziano. La piazza deriva il nome dall'omonima chiesa che vi si affaccia ed è anch'essa un'area pedonale.
Corso Roma ha origine da piazza della Vittoria ed è molto frequentato in virtù delle numerose attività commerciali. Analogamente ad altre vie del centro cittadino, offre quale principale motivo di interesse la presenza dei palazzi in stile liberty e dei suggestivi cortili interni delle abitazioni signorili.
Il parco dell'Isola Carolina è situato a ridosso del centro storico nelle immediate vicinanze di piazza della Vittoria e di piazza Castello, deve il suo nome alla cascina Carolina che a sua volta fu battezzata così nel 1825 in onore di Carolina Augusta di Baviera, moglie dell'imperatore Francesco I d'Austria. Il parco ha una superficie di circa 50 000 m² e venne realizzato a metà degli anni cinquanta del XX secolo grazie a una donazione di Enrico Mattei che volle in questo modo ricompensare la città presso la quale erano stati scoperti degli importanti giacimenti di gas naturale. Mattei non badò a spese e fece piantumare delle essenze di notevole interesse botanico, selezionate presso il lago di Como. Dal 2006 ospita la sede del Parco Adda Sud.
I giardini pubblici Federico Barbarossa sono collocati quasi nel cuore del centro cittadino, lungo viale IV novembre: occupano l'area che costituisce lo spianamento del fossato in cui sino agli anni trenta del Novecento scorreva la roggia Molina, che fra il 1931 e il 1937 venne canalizzata e coperta grazie al progetto dell'architetto locale Giovanni Attilio Fugazza. Il nucleo originario dei giardini risale però al 1835, anno della visita alla città da parte dell'imperatore Ferdinando I d'Austria. Nel corso del biennio 2008-2009, la zona è stata oggetto di una profonda riqualificazione.
Il lungo Adda Bonaparte permette di passeggiare nei pressi del fiume Adda, a contatto con la vegetazione fluviale; era uno dei luoghi prediletti dal poeta Giosuè Carducci quando visitava Lodi.
Il bosco del Belgiardino è una piccola oasi naturalistica situata sulle rive dell'Adda, al confine con il territorio di Montanaso Lombardo; dall'area hanno origine numerosi sentieri che permettono di visitare i boschi circostanti, parzialmente trasformati in orto botanico, in cui inoltre vivono uccelli acquatici come gallinelle d'acqua, anatre, aironi e tuffetti. Durante l'estate diventa un centro ricreativo grazie alla presenza di una piscina gestita dal comune di Lodi.
La Grande Foresta di Lodi è una delle Dieci grandi foreste di pianura e di fondovalle; strutturata in tre nuclei per ora non collegati fra loro, uno dei quali piantumato già nel 2003, è attualmente gestita come parco naturale.
La Grande Foresta di Lodi è stata finanziato dalla Regione Lombardia tramite il Programma di riforestazione, ideato da Paolo Lassini, detto "Dieci grandi foreste di pianura e di fondovalle".
La vegetazione presenta le essenze di un bosco ripariale, planiziale. Il primo nucleo, quello presso la cascina Costino, è unito con un antico alneto, bosco di Ontano nero, ed è composto in maggioranza da Pioppo bianco e Pioppo nero e i suoi ibridi col pioppo canadese. Sono presenti anche Farnie, Olmo, Acero campestre, Carpino bianco, Frassino maggiore, Melo selvatico. Il Salice bianco si trova soprattutto in prossimità dello specchio d'acqua appositamente allestito.
Fra gli arbusti, il Sambuco nero, il Biancospino, il Viburno, la Fusaggine e il Nocciolo.
Tra i Mammiferi si possono trovare ad esempio la Lepre, in abbondanza il Coniglio selvatico, il Tasso e altri Carnivori. Recentemente ha fatto la sua comparsa anche lo Scoiattolo. Ci sono anche varie specie di Uccelli Rettili, Anfibi e Insetti.
L'aspetto attuale del centro storico, tuttavia, si deve prevalentemente alle opere compiute tra Settecento e Ottocento, che alterarono la struttura urbanistica originaria dell'antico nucleo medievale di Lodi. Durante l'epoca austriaca, in particolare, grazie alla ripresa economica si registrò un forte sviluppo edilizio che trasformò il volto della città nel segno dell'architettura tardo-barocca: vennero edificate le nuove chiese di Santa Maria del Sole, Santa Maria Maddalena e San Filippo, mentre il palazzo Vescovile fu interamente ristrutturato. Numerosi monasteri ed edifici religiosi minori vennero sconsacrati e in alcuni casi demoliti per fare spazio a nuove abitazioni private; le vie principali, inoltre, furono allargate mediante la rimozione dei paracarri e l'abbattimento dei portici. Risale al medesimo periodo l'apertura dei primi due cimiteri suburbani di Riolo e di San Fereolo. Si procedette anche alla demolizione dei baluardi costruiti durante la dominazione spagnola del Seicento; al loro posto venne disegnata una strada di circonvallazione lunga 3 700 m, che raccordava tutte le porte della città, impiegate da secoli come barriere daziarie. Nel 1835, il segmento meridionale della circonvallazione fu trasformato in "passeggio pubblico".
A metà dell'Ottocento, l'abitato di Lodi era ancora interamente racchiuso entro le mura medievali; all'esterno del perimetro della città murata, oltre a numerosi cascinali, si trovavano alcuni borghi (San Grato, San Fereolo e San Bernardo), posti in corrispondenza degli incroci stradali tra la viabilità regionale e quella locale, a una distanza variabile tra i 2 e i 5 km dal centro cittadino. Questo articolato assetto urbanistico venne modificato nel 1861 dall'apertura della linea ferroviaria Milano–Bologna, che toccava Lodi lambendo la parte meridionale del nucleo abitato: la strada ferrata, infatti, rappresentò l'ostacolo principale quando, nei decenni successivi, la città cominciò con lentezza a espandersi nelle aree limitrofe all'anello di circonvallazione delle mura.
Tra il 1864 e gli inizi del Novecento vennero realizzati numerosi interventi urbanistici: dei due cimiteri di Riolo e San Fereolo, venne ampliato il primo mentre l'altro fu dismesso; nel 1886 fu intrapresa inoltre la costruzione del Cimitero Monumentale (più noto come "Maggiore"). Per quanto riguarda la rete stradale, le opere più importanti furono l'edificazione del nuovo ponte sull'Adda in muratura, la riqualificazione della zona di piazza della Vittoria, l'ampliamento di piazza Ospitale e la costruzione di un asse viario tra la stazione ferroviaria e il centro storico, con l'apertura di viale Dante e di piazza Castello. A livello di infrastrutture, nel 1880 furono inaugurate quattro tranvie extraurbane a vapore: la Milano–Lodi, la Lodi–Treviglio–Bergamo, la Lodi–Sant'Angelo e la Lodi–Crema–Soncino. Nel medesimo periodo, ebbe luogo un rapido processo di urbanizzazione del quadrilatero compreso tra il pubblico passeggio e la ferrovia: ad alcuni insediamenti produttivi, si aggiunse nel 1904 il primo lotto di abitazioni popolari. Contemporaneamente, ancora più a sud, sorsero i primi grandi complessi industriali: il Linificio Canapificio Nazionale in zona San Fereolo e le Officine Meccaniche Lodigiane presso la località Camolina.
Dopo una fase di moderata crescita tra gli anni venti e la seconda guerra mondiale, a partire dal 1955 lo sviluppo della città si fece sempre più rapido e cominciò a interessare entrambe le sponde dell'Adda: vennero creati nuovi quartieri, tra cui quello delle «case Fanfani» (a ovest del centro storico) e il «villaggio Oliva» (a sud-ovest), entrambi realizzati nell'ambito del piano INA-Casa. Tra gli anni settanta e i duemila, oltre al compimento di un sistema di strade tangenziali, ebbe luogo la dismissione di gran parte del patrimonio edilizio industriale, riconvertito in nuove aree residenziali.
Fontana si trova 3 km a nord-est della città, nella porzione di territorio situata sulla riva sinistra dell'Adda. La località, che ospita un santuario edificato tra il Cinquecento e il Seicento, è attraversata dalla ex strada statale Pavia–Brescia.
Olmo è un insediamento collocato 4 km a sud-est del centro cittadino, lungo la Via Emilia.
Riolo, già frazione del comune suburbano di Vigadore, è una località situata tra Lodi e Dovera, nell'Oltre Adda lodigiano. È lambita dal tracciato della strada Bergamina e dispone di una scuola primaria.
San Grato si trova nel settore nord-occidentale del territorio comunale, a una distanza di circa 4 km dal centro cittadino; è la più popolosa tra le frazioni di Lodi.
Bottedo è una località posta ad ovest della città, comune autonomo fino al 1873.
Il centro fu attestato per la prima volta, con il nome di Borsello, nel 1204. Comprendeva le frazioni di Paderno, Carnesella e Cà de' Valvassori.
Il comune ebbe sempre fisionomia agricola e dipese sempre strettamente dalla vicina Lodi. All'inizio del XIX secolo contava circa 200 abitanti. Come molti comuni rurali (definiti dall'amministrazione austriaca "di III classe") era governato da un rappresentante dei possidenti terrieri, che aveva ufficio nella città di Lodi.
Nel 1861 il centro fu lambito dalla linea ferroviaria Milano–Bologna, ma data la scarsa importanza della località non si pensò mai a costruire una stazione.
Nel 1873 il comune di Bottedo fu unito ai Chiosi di Porta Cremonese e ai Chiosi di Porta Regale (il termine Chiosi, di origine dialettale, indicava in passato le terre agricole circostanti la città di Lodi, analogamente ai più noti "Corpi Santi" intorno a Milano), formando il nuovo comune di Chiosi Uniti con Bottedo. Il nuovo comune, però, esistette per meno di quattro anni, venendo annesso alla città di Lodi nel 1877.
Attualmente, in seguito allo spopolamento delle aree rurali, Bottedo si presenta come un grosso cascinale, parzialmente abbandonato. Le frazioni di un tempo hanno subito la stessa sorte.
Torre de' Dardanoni è una località rurale posta alcuni kilometri ad ovest della città. Fino al 1841 costituiva un comune autonomo.
Il piccolo insediamento agricolo di Torre de' Dardanoni di antica origine, era centro di un territorio comunale posto sulla riva sinistra del canale Muzza, che comprendeva le frazioni di Castello de' Roldi e Pizzafuma.
Dopo un'effimera annessione alla città di Lodi in età napoleonica (1809-16) e il successivo ripristino dell'autonomia, Torre de' Dardanoni fu aggregata nel 1841 ai Chiosi di Porta Regale, uno dei 3 comuni ("Chiosi") che costituivano il suburbio lodigiano.
Successivamente (1873) i Chiosi di Porta Regale furono uniti ai Chiosi di Porta Cremonese e a Bottedo, a formare i Chiosi Uniti con Bottedo, finalmente annessi alla città di Lodi nel 1877.
Attualmente, in seguito allo spopolamento delle aree rurali, Torre de' Dardanoni è disabitata e in rovina. Le frazioni di Castello de' Roldi e Pizzafuma sono oggi due modeste cascine in posizione isolata.
Vigadore è una località rurale posta oltre il fiume Adda, lungo la strada per Crema. Fino al 1870 costituì un comune autonomo.
Il borgo rurale di Vigadore, di antica origine, fu attestato per la prima volta in età medievale. Il territorio comunale comprendeva le frazioni di Riolo e Portadore, oltre a numerose cascine.
In età napoleonica Vigadore fu aggregata alla città di Lodi per due volte, nel 1797-98 e quindi dal 1809 al 1816, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1870 il comune di Vigadore fu unito ai Chiosi di Porta d'Adda, formando il nuovo comune di Chiosi d'Adda Vigadore. Il nuovo comune, però, esistette per soli sette anni, venendo annesso alla città di Lodi nel 1877.
Attualmente, in seguito allo spopolamento delle aree rurali, Vigadore si presenta come una cascina rurale senza alcuna particolarità. Migliore sorte ha conosciuto la frazione Riolo, interessata da un certo sviluppo edilizio.
L'agricoltura e l'allevamento sono di fondamentale importanza per Lodi e per il suo territorio fin dal Medioevo. A testimonianza di quanto il settore primario sia tuttora significativo, i dati riferiscono di 1 786 aziende nel territorio della provincia che producono soprattutto mais (47% della superficie agricola utilizzata) e foraggi (24% della SAU). Per quanto riguarda il territorio comunale, sono attive invece 84 aziende e la superficie agricola utile è costituita da 2 130 ettari, dei quali il 48% coltivati a mais. Sono presenti inoltre 5 495 capi bovini e 23 362 capi suini.
Per garantire e promuovere le eccellenze del settore, oltre che tutelare l'ambiente, il benessere degli animali e la salute dei consumatori, nel 2004 è stato fondato il comitato del marchio "Lodigiano Terra Buona".
I primi stabilimenti industriali nati a Lodi erano legati alla trasformazione dei prodotti del settore primario: il Lanificio Varesi (1868), la Polenghi Lombardo che fu la prima azienda in Italia a trattare a ciclo completo il latte (1870), le Officine Sordi che costruivano macchine per il settore lattiero-caseario (1881), il Linificio Canapificio Nazionale (1909). Tra le altre industrie presenti in città, particolarmente sviluppato era il settore meccanico: erano attive ad esempio le Officine Meccaniche Lodigiane (1908), le Officine Meccaniche Folli-Gay (1922), le Officine Curioni Spa (1925) e le Officine Elettromeccaniche Adda (1926). Queste ultime negli anni ottanta furono acquistate dalla multinazionale ABB, che nel 1994 vi trasferì il proprio centro mondiale per la costruzione di trasformatori, di interruttori per l'alta tensione e di sottostazioni elettriche; nel 2003 l'impresa contava circa 270 dipendenti.
Al confine del territorio municipale di Lodi, in un'area di competenza dei comuni di Montanaso Lombardo e Tavazzano con Villavesco, sorge una grande centrale termoelettrica di proprietà della E.ON, alimentata a gas naturale. La centrale, con una potenza installata di 1 740 MW, è una delle più importanti d'Italia e conta 120 dipendenti. Il primo nucleo, realizzato nel 1952 nell'ambito del Piano Marshall, fu inaugurato da Enrico Mattei e dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi; gli impianti attuali sono stati attivati in diversi scaglioni tra il 2002 e il 2010. La centrale preleva l'acqua di raffreddamento dal canale Muzza, dal canale Belgiardino e dal fiume Adda.
Al giorno d'oggi le industrie più sviluppate sono quella casearia (il Lodigiano è una delle 14 aree in cui è concentrata la produzione del Grana Padano) e quella artigianale, in particolare nei settori della ceramica e della cosmesi.
La più famosa tradizione artistica lodigiana è senza dubbio quella legata alla decorazione e alla lavorazione della ceramica. Fin dall'età romana, la diffusa presenza di argilla nel territorio ha fornito la materia prima per l'opera di maestri vasai e fabbricanti di maioliche o ceramiche. Grazie soprattutto alle produzioni artistiche di autori quali Rossetti, Ferretti, Coppellotti e Dossena, l'arte ceramica lodigiana ha raggiunto livelli estremamente elevati nel corso del XVIII secolo e nella prima metà del XIX secolo ed è oggi conosciuta come la "Ceramica Vecchia Lodi".
La lavorazione del ferro battuto costituisce un'altra importante produzione artistica della città di Lodi. Ricordiamo i numerosi balconi, balconcini, cancellate e lampade in stile Liberty di cui è ricco il centro storico.
Tra le più importanti imprese dell'ambito dei servizi si annovera Zucchetti, che opera nel settore del software e hardware a supporto di aziende; con 1 900 dipendenti (di cui 900 solo a Lodi), è uno dei leader italiani nel campo informatico.
Lodi ha inoltre una notevole attività bancaria: la Banca Popolare di Lodi, fondata da Tiziano Zalli nel 1864, è stata la prima banca popolare sorta in Italia. Dal 2007 fa parte del gruppo Banco Popolare, quarto gruppo bancario in Italia, il più grande tra quelli di matrice cooperativa.
Nel 1999 Lodi entrò a far parte del circuito delle Città d'arte della Pianura Padana. Dagli anni duemila il turismo ha rappresentato un settore in forte espansione sul territorio: nel 2006, ad esempio, sono stati registrati 137 000 arrivi, con un incremento del 116% rispetto a tre anni prima.
Oltre al turismo culturale, particolarmente importante è quello naturalistico, in virtù anche dell'efficiente rete ciclabile che dal capoluogo si diparte in tutto il territorio. Il turismo enogastronomico si concentra soprattutto nei mesi di ottobre e novembre, durante i quali – a partire dal 1988 – si svolge la Rassegna Gastronomica del Lodigiano.
Dal 2005 è attivo a Lodi un polo scientifico-universitario, composto dal Parco Tecnologico Padano e da alcune strutture dell'Università degli Studi di Milano.
Il Parco Tecnologico Padano è uno dei più importanti centri di ricerca a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari.
Il polo dell'Università degli Studi di Milano comprende un ospedale veterinario per grandi animali, costituito da strutture didattiche e cliniche per equini, bovini e suini, accanto al quale è in costruzione un centro zootecnico didattico-sperimentale; sono presenti anche alcuni laboratori appartenenti alla Facoltà di Agraria. Inoltre, ha sede in città l'Istituto Sperimentale per le Colture Foraggere, retto dal 1948 al 1976 dall'illustre agronomo Giovanni Haussmann.
A Lodi è attivo anche il corso di laurea in infermieristica organizzato dall'Università di Pavia.
A Lodi hanno sede alcuni importanti musei, tra cui il Museo civico, la Collezione anatomica Paolo Gorini, il Museo di scienze naturali, il Museo del tesoro del tempio dell'Incoronata, il Museo diocesano di arte sacra e il Museo della stampa e stampa d'arte.
La cucina lodigiana, pur essendo originaria di un territorio molto vicino a Milano, presenta peculiarità proprie ben definite.
È prevalentemente caratterizzata dalla produzione casearia: numerose ricette tipiche si basano sull'impiego dei formaggi locali e soprattutto del burro. Frittate, zuppe, risotti e insaccati di maiale rappresentano le altre specialità della gastronomia lodigiana; esistono anche numerosi dolci tradizionali.
La Raspadüra è un modo di servire il formaggio grana presentandolo come sottilissime sfoglie, raschiate con un particolare coltello da una forma di Tipico Lodigiano oppure di Grana Padano giovane, stagionato dai quattro ai sei mesi. La raspadüra viene solitamente servita come antipasto, spesso accompagnata da salumi, noci o funghi, ma può anche essere utilizzata per guarnire primi piatti come il risotto o la polenta. Nacque come cibo povero: in passato era ricavata da forme di grana imperfette, mentre oggi sono impiegate forme d'alta qualità, stagionate per essere tagliate senza sfaldarsi.
Pes en carpiòn è un'antipasto primaverile a base di piccoli pesci d'acqua dolce (tipicamente ghiozzi, cobite e lamprede), fritti e successivamente macerati in acqua e aceto con l'aggiunta di cipolla, aglio e prezzemolo.
Turtìn è un antipasto tipicamente autunnale, preparato col sangue fresco di oca, anatra o tacchina, che viene battuto per impedirne la coagulazione e mescolato con burro, panna e latte. L'impasto – a cui vengono aggiunti successivamente formaggio grana, pane e amaretti grattugiati, oltre a sale, pepe e noce moscata – viene cotto con sugna di maiale e servito caldo.
Fritada cun le urtìš è una frittata sottile preparata con le cime del luppolo selvatico ("urtìš" in dialetto lodigiano) che cresce tra aprile e maggio. Da servire fredda come antipasto.
La Fritada en carpiòn è un tipico antipasto estivo: è una frittata a base di carne di vitello e verdure lessate, da servirsi fredda con un "carpione" di cipolle fritte e macerate in acqua e aceto.
La Fritada rugnùša è una semplice frittata arricchita con salamella tritata; viene solitamente consumata calda, accompagnata da un contorno di cicoria e cipolle novelle.
La Fritadine è un piatto caldo di frittate guarnite con raspadüra, burro e Granone Lodigiano (grattugiato a grana grossa) gratinato.
Il Ciudìn sut'oli è un antipasto a base di funghi "chiodini" (prataioli di gelso), bolliti nell'aceto e conditi con sale, pepe, cannella, aglio, foglie di alloro, chiodi di garofano e olio d'oliva.
Il Rišòt rugnùš è un risotto a base di salsa di pomodoro e salamella tritata, mantecato con burro e formaggio. Si tratta di uno dei piatti più caratteristici della gastronomia lodigiana.
Il Minestròn è il tipico stufato di verdure (cipolle, fagioli, carote, patate, zucchine, sedano, pomodori), insaporito con l'aggiunta di alloro, basilico, prezzemolo e rosmarino. Viene cotto con burro e pancetta.
La Minestra maridàda è preparata con riso, uova, lardo e foglie di bietola, da consumare calda.
Il Riš e lat è un piatto povero della tradizione contadina a base di riso cotto con latte e burro.
Il Rišòt cun verše e fasöi è mantecato con burro e formaggio, insaporito con l'aggiunta di verza finemente tritata e fagioli borlotti.
Il Riš e landri è una minestra a base di riso bollito, lardo, formaggio grana, burro e foglie di navone selvatico ("landri" in dialetto lodigiano) tagliate finemente. È possibile aggiungere una cotenna di prosciutto crudo.
La pasta al mascarpòn sono dei maltagliati conditi con un impasto di mascarpone e tuorlo d'uovo, insaporito con l'aggiunta di sale, noce moscata e Granone Lodigiano grattugiato.
La Büšèca è la trippa cucinata alla lombarda con pancetta, verdure (carote, sedano e cipolle), fagioli, burro e brodo di sola carne. Per tradizione viene consumata in occasione della festa patronale di san Bassiano (19 gennaio).
Le Pulpéte ligàde sono involtini di lonza di maiale ripieni di formaggio grana e pane grattugiati, da servirsi caldi con un poco di polenta.
Le Rane en ümid sono rane arrostite ed accompagnate da un intingolo a base di pomodoro, aglio e prezzemolo.
Il Dunél en ümid è un piatto a base di carne di coniglio ("dunél" in dialetto lodigiano), cotta con burro, olio d'oliva, cipolle, carote, sedano e pomodori. Da servirsi con la polenta.
La Pulenta pastisàda è la polenta tradizionale di farina di semola, accompagnata da un sugo a base di burro, olio d'oliva, cipolla, pomodoro e carne tritata (vitellone, pollo oppure maiale). Dopo la cottura, il piatto viene guarnito con fiocchi di burro e raspadüra.
Il Veršin en criculòn sono foglie di verza cotte con burro e salsa di pomodoro, da servirsi con formaggio grana grattugiato e salumi lessati.
Fungi e salsìsa è un semplice piatto caldo a base di funghi "chiodini" (prataioli di gelso) e pezzi di salamella cotti nel burro; il tutto viene infine condito con aglio, prezzemolo e formaggio grana grattugiato.
La Süpa di morti è la minestra tipica del giorno in cui la religione cattolica celebra la commemorazione dei defunti (2 novembre). È preparata con costine di maiale, cotenne, burro, olio d'oliva, fagioli, formaggio grana e verdure (carote, cipolle e sedano).
La Faraùna al mascarpòn è la faraona ripiena di mascarpone da cuocere con latte, burro, olio d'oliva e verdure.
La Tortionata, nota anche con il nome di "turta de Lòd", è un dolce friabile a base di mandorle e burro. Vanta antiche origini: probabilmente esiste dal tardo medioevo, anche se acquistò maggiore diffusione solo agli inizi dell'Ottocento.
I Meìn sono i dolci tradizionali del mese di novembre a base di burro e farina, si mangiano sbriciolati nel latte o nella panna.
Il più rinomato tra i formaggi locali è il Grana Padano DOP; viene prodotta parallelamente un'altra versione di formaggio grana chiamata Tipico Lodigiano, che deriva dalla tradizionale produzione del Granone Lodigiano, ormai scomparso: questo antico formaggio è considerato il "capostipite" di tutti i formaggi grana. Le sue caratteristiche erano particolari: era di colore giallo, in quanto veniva aggiunto lo zafferano alla pasta; inoltre, non venendo pressato, durante la stagionatura il siero contenuto formava la caratteristica goccia o "lacrima".
Le forme di lodigiano o di grana giovani vengono tagliate a metà e raschiate con un apposito attrezzo: mediante questa tecnica si ottengono delle sfoglie sottilissime, note come raspadüra. Altri formaggi tipicamente lodigiani sono il mascarpone PAT e il pannerone PAT, entrambi preparati con la panna.
Il 19 gennaio di ogni anno si svolge la festa patronale di san Bassiano. Le celebrazioni religiose si aprono la sera precedente in Cattedrale, dove ha luogo la veglia diocesana presieduta dal vescovo. La giornata festiva propriamente detta ha invece inizio la mattina del 19 gennaio, con il corteo delle autorità civiche da palazzo Broletto al Duomo, accompagnate da figuranti in costume medievale; nella cripta, dove sono custodite le spoglie del santo, vengono pronunciati i discorsi ufficiali del sindaco e del vescovo.
Dopo la messa solenne, sotto i portici di palazzo Broletto ha luogo la distribuzione gratuita di «büšèca», tè caldo e vin brulé; contemporaneamente, nell'arco di tutta la giornata, in piazza della Vittoria si tiene la tradizionale fiera di san Bassiano. Nel pomeriggio, dopo la celebrazione dei vespri, si svolge infine la cerimonia di consegna delle onorificenze civiche e del premio «Il Fanfullino della riconoscenza», attribuito ai lodigiani che si distinguono nei campi dell'impegno sociale e della promozione culturale o scientifica.
Lodi è una delle città del nord Italia in cui santa Lucia è venerata come portatrice di doni: secondo la tradizione, nei giorni antecedenti la ricorrenza del 13 dicembre, i bambini elencano i regali desiderati in una lettera che dev'essere poi inserita nell'urna collocata per l'occasione in Duomo, ai piedi della statua della santa. I preparativi per la festa hanno inizio in uno dei primi pomeriggi del mese, quando in città si svolge la «veglia di santa Lucia», una manifestazione riservata ai bambini della scuola primaria e dell'infanzia. Inoltre, dall'8 dicembre alla mezzanotte del 12 dicembre, in piazza della Vittoria si tiene l'antica fiera di santa Lucia, con bancarelle per la vendita di giocattoli, dolciumi e articoli di artigianato.
Dal 1986 ha luogo ogni anno il «Palio dei rioni», una rievocazione storica che consiste in una serie di sfide tra gli antichi quartieri della città. La giornata del Palio inizia nella Cattedrale, con una messa solenne presieduta dal vescovo; in seguito alla sfilata in costume tradizionale, si svolge la «gara degli anelli», durante la quale un fantino monta su un cavallo di legno e ferro e, spinto da due atleti, deve cercare di infilare con la sua lancia quattro anelli posti ai vertici del quadrilatero di piazza della Vittoria, nel minor tempo possibile. La competizione prosegue poi con la «cursa dei cavài», nella quale i concorrenti devono far percorrere tre giri della piazza al cavallo montato dal fantino cercando di arrivare per primi al traguardo posizionato davanti al sagrato del Duomo. Il rione proclamato vincitore in base alla classifica delle varie prove riceve «el bastón de san Bassan» dalle mani del sindaco della città. Negli anni passati, la graduatoria finale era determinata anche dal alcune competizioni sportive che si svolgevano sul fiume Adda durante l'estate, tra cui una gara di canoa e una di «biciclette fluviali».
Il «Festival dei sette peccati capitali», promosso dal comune, si è articolato in sette edizioni che hanno avuto luogo nella primavera di ogni anno dal 2003 al 2009, richiamando oltre 20 000 presenze per ognuno degli episodi. Ciascuna delle sette edizioni è stata caratterizzata da eventi culturali, dibattiti, mostre e laboratori dedicati a uno dei sette vizi capitali della tradizione filosofica occidentale. A partire dal 2010, la rassegna è stata sostituita dal festival «Comportamenti umani».
Il 21 luglio 2007 si è tenuta in città la prima «notte bianca del Palio»; l'evento, organizzato dall'assessorato alla cultura, si è ripetuto in numerose altre occasioni. Dal 2009 si svolge in contemporanea la «notte bianca della cultura», durante la quale i principali monumenti e musei della città rimangono visitabili fino all'una di notte.
Ogni anno il comune organizza la rassegna estiva «Lodi al sole», nell'ambito della quale si svolge anche il «Lodi Blues Festival». L'edizione del 2009 è stata caratterizzata da oltre ottanta eventi distribuiti nell'arco di tre mesi, e ha visto il coinvolgimento stimato di 70 000 spettatori.
Lo sport a Lodi si articola in numerose attività. Società e atleti lodigiani hanno conseguito titoli a livello italiano e internazionale.
La disciplina sportiva più seguita è per tradizione l'hockey su pista. La principale squadra della città, l'Amatori Lodi, ha conquistato uno scudetto, due Coppe Italia, una Coppa di Lega, una Coppe delle Coppe e una Coppa CERS. L'attività maggiormente praticata resta tuttavia il calcio; la società lodigiana A.C. Fanfulla fu protagonista nel campionato di Serie B tra gli anni trenta e gli anni cinquanta, conquistando poi nel 1984 una Coppa Italia di Serie C.
In città sono in funzione molti impianti sportivi, tra cui lo Stadio Dossenina, riservato al gioco del calcio.
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