venerdì 5 giugno 2015

LE CHIESE DI LODI

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Il Duomo (Basilica Cattedrale della Vergine Assunta) è il monumento più antico e importante di Lodi, oltre che una delle chiese più vaste dell'intera Lombardia. La sua costruzione venne simbolicamente intrapresa il 3 agosto 1158, giorno stesso della fondazione della città, ed ebbe termine nel 1284. La facciata asimmetrica in cotto è tipicamente romanica, pur essendo caratterizzata da un alto protiro gotico e da un grande rosone rinascimentale; il campanile, realizzato fra il 1538 e il 1554 su progetto del lodigiano Callisto Piazza, rimase incompiuto per motivi di sicurezza militare. L'interno, a tre navate coperte da volte a crociera, custodisce notevoli opere d'arte, tra cui un polittico di Callisto Piazza. La parte più antica dell'edificio è la cripta, in cui sono conservate le spoglie del patrono san Bassiano; nell'absidiola di sinistra, inoltre, si trova un gruppo scultoreo del Quattrocento raffigurante un Compianto sul Cristo Morto.

Il Tempio Civico della Beata Vergine Incoronata è collocato in una caratteristica via molto stretta nei pressi di piazza della Vittoria, è considerato un capolavoro del Rinascimento lombardo e rappresenta il monumento più prestigioso della città sotto il profilo artistico. Progettato nel 1488 da Giovanni Battagio, fu costruito a spese del comune come espressione della religiosità popolare sul luogo di un postribolo. Il tempio si presenta come una piccola costruzione a pianta ottagonale, coperta da una cupola a otto spicchi sormontata da una lanterna; il campanile a punta e la facciata furono completati in epoche successive. L'interno è impreziosito da sontuose decorazioni in oro e ospita numerosi affreschi, tavole e tele realizzati tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell'Ottocento dal Bergognone, dalla bottega dei Piazza e da Stefano Maria Legnani; gli spicchi della cupola furono affrescati nel XIX secolo da Enrico Scuri.

La Chiesa di San Francesco fu costruita tra il 1280 e il 1307. La facciata in cotto, rimasta incompiuta poco sopra il rosone marmoreo, è caratterizzata da un alto protiro e da due bifore «a cielo aperto» che rappresentano il primo esempio di una soluzione architettonica che si diffuse in tutta l'Italia del nord. L'interno, a tre navate e a croce latina, è decorato da numerosi affreschi risalenti ai secoli compresi tra il Trecento e il Settecento; la chiesa ospita inoltre le spoglie di alcuni lodigiani illustri, tra cui il librettista Francesco De Lemene, la poetessa Ada Negri e il naturalista Agostino Bassi.

La chiesa di San Lorenzo fu probabilmente la prima chiesa di Lodi ad essere completata: la sua costruzione, infatti, venne iniziata nel 1159 (un anno dopo rispetto a quella del Duomo), ma richiese meno lavoro della Cattedrale.

La facciata, tipicamente romanica, è caratterizzata da due lesene semi-cilindriche e da un grande rosone incorniciato in cotto, al di sopra del quale è posta l'edicola con la statua del santo.

All'interno si trovano numerose opere d'arte. Nel 1538 il giovane preposto Matteo Camola chiamò gli artisti lodigiani più quotati di allora (i fratelli Piazza) e commissionò loro la decorazione di tutta la zona absidale, compresa la tribuna e i pilastri contigui. Risalente a questo periodo è l’affresco della Resurrezione.

Nella navata laterale destra c'è un affresco degli anni Quaranta del Cinquecento, raffigurante la Madonna con Bambino fra Santa Caterina e Santa Lucia, opera di Francesco Carminati detto Soncino.

In seguito, lo sviluppo architettonico della chiesa venne influenzato dallo spirito della Controriforma e dall'opera di San Carlo Borromeo: nel 1560 vi furono interventi strutturali sulla muratura; nel 1565 si pensò ad una nuova decorazione dell’abside: ad Antonio Abondio venne commissionata la decorazione a stucco, e a Giovanni da Monte la realizzazione delle decorazioni pittoriche e delle modifiche che si sarebbero rese necessarie agli affreschi dei Piazza.

Inoltre, secondo i dettami del Concilio di Trento, l’altare che si trovava in fondo all’abside venne collocato al centro del presbiterio, in un'area contornata da una cancellata. Questa nuova sistemazione dava la possibilità ai canonici di avere uno spazio riservato a loro nel semicerchio dell’abside. Per questo motivo, nel 1578 fu commissionato ad Anselmo de’ Conti un coro ligneo, per installare il quale si smantellò la parte inferiore degli stucchi realizzati solo pochi anni prima.

La Chiesa di Sant'Agnese,in stile gotico lombardo del XIV secolo, conserva un'importante opera d'arte: il Polittico Galliani realizzato nel 1520 da Alberto Piazza. È degno di nota anche il rosone decorato con maiolica policroma. Accanto alla chiesa sorge l'antico convento dal chiostro scandito da archi a sesto acuto, trasformato nel corso del XIX secolo in sontuosa residenza oggi suddivisa in appartamenti privati.

La chiesa di San Filippo Neri, in stile rococò, venne costruita di fronte allo sbocco di una lunga via, in ossequio al gusto scenografico dell'epoca. Il progetto è attribuito ai fratelli lodigiani Michele e Piergiacomo Sartorio.

Per l'omegeneità delle decorazioni, la bellezza degli ornati, la preziosità dei marmi, la chiesa di San Filippo si annovera tra i più significativi edifici di culto del Settecento europeo.

La slanciata facciata è opera dell'architetto pavese Antonio Veneroni. Il fronte principale, arricchito dal busto del santo titolare sopra il portale, da quello della Vergine Immacolata sopra il finestrone centrale e da leggiadri angeli e putti recanti i simboli iconografici di san Filippo, è suddiviso in due registri da un forte marcapiano.

L'interno, a croce greca, è un autentico gioiello del Settecento lombardo. Gli interni sono completamente decorati da preziosi affreschi eseguiti da due eminenti artisti del XVIII secolo: Giuseppe Coduri, detto il Vignoli (egli è il realizzatore delle "quadrature", cioè di tutti gli artifici che fingono architetture immaginifiche e preziosi rivestimenti marmorei) e Carlo Innocenzo Carloni che è l'autore degli splendidi affreschi che raffigurano L'Assunzione della Vergine nella grande volta dell'aula, La Gloria di San Filippo Neri nel plafone del presbiterio, La Crocefissione nella zona absidale e quattro gruppi con gli Apostoli nelle altrettante vele alla base de L'Assunzione.

Da segnalare anche i tre altari marmorei, esempio eclatante delle raffinatezze rococò, dove il marmo si sposa felicemente con il ferro battuto, lo stucco e applicazioni bronzee dorate.

Presso la pregevole sacrestia contraddistinta da notevoli armadiature settecentesche si può godere della grande tela di Sebastiano Galeotti raffigurante la Gloria di San Francesco Sales. Dipinto di raffinata espressione rococò.

Degna di nota, infine, è la statua in stucco policromo del XVIII secolo raffigurante l'Addolorata, posta nella nicchia della cappella laterale destra.

Preziosi, sono da segnalare, i corredi liturgici, raffinata espressione della migliore oreficeria lombarda del XVIII secolo.

Il precario stato di conservazione in cui gli affreschi versano è il risultato di un inspiegabile disinteresse, durato decenni, per le sorti di questo insigne monumento. Solo recentemente sono state rifatte le coperture ed è stata recuperata la facciata con un mediocre lavoro di restauro conservativo.

L'organo a canne, collocato sopra l'ingresso della chiesa, è stato costruito nel 1779 dalla bottega organaria Fratelli Serassi di Bergamo.

La chiesa di Santa Maria delle Grazie, nota anche come santuario della Beata Vergine delle Grazie, è collocata nelle immediate vicinanze dei resti del castello di Federico II, nel luogo in cui sorgeva l'oratorio di San Pietro in Borgo, la cui esistenza è attestata dal 1476. Nel 1599 il vescovo Lodovico Taverna fece edificare sulla medesima area un nuovo luogo di culto, affidato ai padri minimi di san Francesco di Paola, che fu poi demolito nel 1655 in seguito allo sviluppo urbanistico della città; tuttavia, la venerazione popolare nei confronti di un'immagine sacra della Vergine, custodita in quel luogo e ritenuta miracolosa, sollecitò la costruzione di una nuova chiesa. I lavori ebbero inizio nel 1669 e terminarono nel 1743; l'edificio, intitolato a santa Maria delle Grazie, venne consacrato già nel 1674. La facciata, progettata dall'architetto Antonio Terzaghi, rimase incompiuta sino al 1954, anno in cui venne portata a termine sul modello di quella della chiesa di San Filippo.

L'interno, a croce greca e a navata unica, è completamente decorato da affreschi, tele e stucchi: nel presbiterio, in particolare, si trovano i deliziosi affreschi con le Storie della Vergine dipinte dall'artista valtellinese Parravicino (o Parravicini) detto il Gianolo.

Una cappella laterale, accessibile dalla tribuna di destra, accoglie il monumento funebre di Maria Cosway, intima amica del presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson e benefattrice della città di Lodi dove fondò un collegio femminile. Il sepolcro neoclassico di marmo bianco fu realizzato nel 1839 da Gaetano Manfredini.

La chiesa di Santa Maria Maddalena rappresenta il miglior esempio di edificio barocco a Lodi. Fu completata nella prima metà del Settecento su progetto di Antonio Veneroni, incorporando sul lato destro una preesistente costruzione romanica risalente al 1162.

La facciata in stile neobarocchetto, ha un andamento curvilineo con una elaborata ornamentazione in stucco, ed è opera di un rifacimento del 1888 dell'architetto Angelo Colla.

L'alto campanile è opera dai lodigiani Michele e Pier Giacomo Sartorio.

L'interno della chiesa è caratterizzato da una navata unica con pianta ellittica e numerose cappelle disposte ai lati.

Lo spazio principale quadrato è coperto da una volta a vela a sesto ribassato. Questo è preceduto e seguito da due spazi trapezoidali coperti da volta a crociera, a loro volta preceduti e seguiti da due spazi più piccoli con volta a botte lunettata; sul fondo troviamo infine il presbiterio a pianta rettangolare con l'altare realizzato da Simone Cantoni, e quindi l'abside. Proprio nell'abside è conservato un crocifisso ritenuto miracoloso.

Sono degni di nota anche gli affreschi conservati nell'edificio, tra cui alcune opere di Carlo Innocenzo Carloni e una Deposizione attribuita a Robert De Longe detto il Fiammingo.

Una chiesa dedicata a S. Cristoforo esisteva in Lodi fin dal 1150-1200 e apparteneva all’ordine degli Umiliati: in particolare era denominata S. Christoforus de Laude e si presume che fosse ubicata dove poi è stata ricostruita l’attuale.
Nel 1522 il Priore del Cenobio degli Olivetani di Villanova al Sillaro, con l’intenzione di fondare una nuova congrega, acquisisce la chiesa e il monastero di S. Cristoforo degli Umiliati e decide di ricostruirla.
Il progetto viene attribuito all’architetto Pellegrino Tibaldi (1527 - 1596), protetto di S. Carlo Borromeo, per il quale aveva seguito l’Opera del Duomo di Milano.
Il 24 febbraio del 1564 viene posata la prima pietra della nuova chiesa che sarà terminata e benedetta nel 1586.
Il monastero viene iniziato l’anno dopo, nel 1587: il Tibaldi non è più nominato, ma nelle carte è menzionato maestro Pietro Piantanida, ingegnere, come direttore lavori e i signori Andrea, Giacomo e Gianni di Specy come costruttori. Gli studiosi ipotizzano che Pellegrino Tibaldi si sia limitato a fornire il progetto e non abbia poi seguito la realizzazione. I lavori di costruzione del monastero durarono circa un decina d’anni.
Il convento si articola su due piani ed ha un cortile colonnato. Le colonne in granito, eleganti nel modulo allungato, poggiano su alto basamento e sostengono arcate a tutto sesto. Gli archi sono sottolineati da esili profili che sono ripresi come elemento marcapiano lungo tutto il perimetro del portico. La parte più antica è quella opposta al lato di ingresso che si presenta completa con un corpo centrale sopraelevato e portico sui lati. Questo spazio riceve luce dalle finestre ad oculo poste nella parte alta e una grande porta finestra posta in testata. Lungo le pareti del salone si aprono da entrambi i lati vani coperti a crociera, forse un tempo dormitori, essendo gli attuali muri divisori aggiunte posteriori. L’ex convento è oggi prestigiosa sede della Provincia di Lodi.

La Chiesa di San Gualtero in stile neoclassico, venne edificata in un'area periferica nel 1835, in occasione della visita dell'imperatore d'Austria Ferdinando I. L'edificio conserva le reliquie del santo lodigiano cui è dedicato.




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