giovedì 5 marzo 2015

LA BATTAGLIA DI SOLFERINO

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La Battaglia di Solferino (24 giugno 1859) fu combattuta fra l'esercito austriaco e quello francese durante la seconda guerra di indipendenza italiana nel contesto della Battaglia di Solferino e San Martino, che fu la più grande battaglia dopo quella di Lipsia del 1813, avendovi partecipato complessivamente più di 230.000 soldati.

Dopo la sconfitta a Magenta, l'esercito austriaco si ritirava verso est, inseguito dall'esercito franco-piemontese. Lo stesso Francesco Giuseppe venne personalmente in Italia per prendere il comando delle truppe, rimuovendo dall'incarico il generale Gyulai, considerato colpevole della sconfitta precedente.

Il mattino del 23 giugno le armate austriache fecero dietro front per contrattaccare lungo il fiume Chiese. Allo stesso tempo Napoleone III ordinò l'avanzata delle sue truppe e così gli eserciti avversari vennero a scontrarsi in luoghi del tutto imprevisti. Mentre a nord, sui colli di San Martino, le truppe piemontesi combattevano con l'ala destra dell'esercito austriaco, l'esercito francese si scontrò a sud, più precisamente a Solferino (a metà strada fra Mantova e Brescia), con il grosso delle truppe nemiche: entrambe le parti non si aspettavano assolutamente di trovarsi di fronte l'intero esercito nemico.

La battaglia si sviluppò caoticamente lungo un fronte di 15 km, finché, nel primo pomeriggio, le truppe francesi sfondarono il centro di quelle austriache. I combattimenti proseguirono ancora nel pomeriggio inoltrato attorno a Solferino, Cavriana e Guidizzolo, sino a quando un violento temporale interruppe la lotta (iniziata alle prime luci del giorno), nei pressi di Cavriana, ma non sui colli di San Martino, ove la battaglia cessò soltanto a sera. Lo scontro fu così feroce e cruento che l'esercito vincitore non ebbe la forza di inseguire quello sconfitto in fuga, il quale riparò oltre il Mincio.

La battaglia di Solferino e San Martino fu la più lunga (dalle 12 alle 14 ore di combattimento) e la più sanguinosa combattuta per l'indipendenza e l'unità d'Italia e superò in proporzione le perdite della pur cruenta battaglia di Waterloo. Gli austriaci persero 14000 uomini e 8000 vennero presi prigionieri, i franco-piemontesi 15000 e 2000 prigionieri; questa carneficina sembra aver indotto Napoleone III a firmare l'armistizio di Villafranca, con questo atto concludendo di fatto la seconda guerra d'indipendenza.

L'Austria fu costretta a cedere la Lombardia, eccetto Mantova, alla Francia che, come prevedeva l'armistizio e il successivo trattato di Pace di Zurigo, la cedette a sua volta al Regno di Sardegna. Testimone d'eccezione della battaglia fu Henry Dunant ideatore, promulgatore e primo segretario della Croce Rossa.

Assolutamente contrario all'armistizio era Cavour, che dopo un'acerrima discussione con il Re, si dimise dalla carica di presidente del Consiglio.

Lo svizzero evangelico Henry Dunant giunto il giorno della battaglia, vista la terribile carneficina e l'impotenza di fronte alla disorganizzazione con cui furono portati i soccorsi, rimase fortemente impressionato.
Agì quindi per organizzare un minimo di attività di assistenza, che venne data mediante il trasporto dei feriti presso il Duomo di Castiglione delle Stiviere e lì, con l'aiuto della popolazione, specialmente femminile, vennero prestati soccorsi a tutti, senza riguardo alla divisa indossata, avendo come riferimento il motto "Tutti Fratelli".
In seguito scrisse e pubblicò a sue spese il libro Un souvenir de Solférino e fondò la Croce Rossa Internazionale.
Per la sua attività e le sue idee venne insignito del primo Premio Nobel per la Pace, nell'anno 1901.


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