mercoledì 1 aprile 2015

LA VILLA CAPRERA DI TOSCOLANO

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Fu sede della Guardia Nazionale Repubblicana e luogo di detenzione di numerosi antifascisti.

In Via S.Pietro, tratto di una ripida e stretta stradina con il selciato in cubetti di porfido che si stacca dal crocevia di Via Benamati per salire in collina verso Montemaderno, si trova, sulla destra,  “Villa Caprera” il cui nome è ancora abbastanza visibile sulla facciata esterna rivolta verso il paese. Questo stabile, fino al termine dell’ultima guerra, era sinonimo di “Carabinieri”, perché qui vi era la sede della Caserma dell’Arma.
Anticamente la villa faceva parte del Convento dei Padri Serviti che si trovava più in basso, dove si può tuttora ammirare all’interno un antico e bellissimo chiostro dell’attuale casa Bulgheroni. Un tempo i due fabbricati erano uniti da un sotterraneo che evitava il passaggio esterno. Annessa al Convento di Via S.Pietro esisteva una chiesetta dedicata al predetto Santo. Da un documento ritrovato a Firenze dal Rev. Padre Sostegno risulta che la chiesetta sarebbe stata costruita nel giugno 1467.  Convento e chiesa sono ricordati dallo storico Silvan Cattaneo nelle sue “Dodici giornate” come luogo “amenissimo”.
Papa Alessandro VII il 29 aprile 1656 soppresse il convento e concesse alla Repubblica di Venezia la vendita dei beni, affinché se ne servisse in difesa del regno di Candia (l’attuale Creta) minacciato dalle armi ottomane. Il convento fu venduto all’asta pubblica al Duca Carlo II Gonzaga (per mezzo del suo procuratore Don Ludovico Aranella con atto 20 agosto 1659, rog. Francesco Viani, notaio in Maderno). al prezzo di trecento “doble di lire ventotto l’una”, con l’obbligo di far celebrare annualmente nella chiesa di S.Pietro Martire dodici messe per la perpetuità del serenissimo Dominio ed altre 243, pure annue, al servizio della popolazione, e di corrispondere  372 lire di livelli annui. I beni venduti furono:il Serraglio, con palazzina diroccata, il convento con annessa chiesa di S.Pietro e relativi arredi, l'orticello e casetta adiacenti il convento, alcuni boschi nelle contrade Gazzo, Selve, Pra da Fa, altri terreni in contrada Cantone, S.Pietro, Follino, Broli, Vigna, Parguga, Valle di Sur.
A testimonianza rimasta del mondo di allora è una colonna in pietra con capitello istoriato del tutto simile a quelle esistenti nella chiesa Monumentale romanica di Maderno.
Si tratta, infatti, di una delle quattro colonne che, in occasione della sistemazione e trasformazione della chiesa monumentale avvenuta dopo il 1469, furono assegnate alla costruenda Chiesa di S.Pietro  dei Padri Serviti con deliberazione della Pieve di S.Andrea in data 19 luglio 1493. Attualmente la colonna sostiene un ballatoio dove, fino ai primi anni del secolo scorso, si trovava una piccola celletta in muratura che custodiva la campana della chiesetta.
Agli inizi del secolo scorso la proprietà dello stabile passò ad un certo Lucchini, poi ai Belloni che abbatterono la chiesetta divenuta pericolante, in seguito a Crescini che l’affittò all’Arma dei Carabinieri, mentre ora è di proprietà privata.
Oltre alla colonna in pietra, pochi altri sono i segni rimasti a testimoniare la presenza di un luogo sacro a S.Pietro, e nessuno per confermare la data in cui ha cessato l’attività.
Sono membri di un ordine religioso, sorto a Firenze nel 1240, che professa un culto particolare per la Vergine Maria.
Si dice che il gruppo dei fondatori dei Padri Serviti fu invitato dalla Vergine Maria, apparsa loro contemporaneamente in visione il 15 agosto 1233, alla fondazione di quest’ordine.
Da Firenze si ritirarono presto al Montesenario che divenne il centro principale dell’ordine, che sin dall’inizio seguì la regola di S.Agostino. Esso è dedito alla custodia dei santuari di Maria fra i quali i più celebri sono quello della S.Annunziata a Firenze e quello della Madonna di Monteberico presso Vicenza. L’ordine fu definitivamente approvato da Benedetto XI° l’11 febbraio 1304 e si diffuse rapidamente in Italia, Francia, Germania, poi in Asia e in Spagna.
I teologi di casa Savoia e i consultori della repubblica veneta erano scelti tra i serviti. L’ordine vanta una larga schiera di cardinali, vescovi e d’altri dignitari ecclesiastici.
Fra i serviti innalzati agli altari, oltre ai sette santi fondatori canonizzati nel 1888 (Buonfiglio dei Monaldi, Giovanni di Buonagiunta, Bartolomeo degli Amidei, Ricoveri dei Lippi-Ugoccioni, Benedetto dell’Antella, Gherardino di Sostegno e Alessio dè Falconieri) vi sono anche S.Filippo Benizi, S.Pellegrino Laziosi e S.Giuliana Falconieri.


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